Strategia energetica nazionale, un mese di tempo per consultarla.
Rinnovabili.it
“Aumentare la
competitività del Paese allineando i prezzi energetici a quelli europei,
migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e della fornitura,
decarbonizzare il sistema energetico in linea con gli obiettivi di lungo
termine dell’Accordo di Parigi,
che vanno confermati come irreversibili: sono questi i temi chiave che
hanno guidato l’elaborazione di questa proposta di nuova strategia
energetica nazionale”.
Inizia così il documento del Ministero dello Sviluppo Economico posto da ieri in consultazione pubblica.
Dopo la consegna in Parlamento e i vari incontri con gli stakeholder,
la SEN raggiunge il grande pubblico e per un mese il sito del MISE
raccoglierà commenti, segnalazioni e proposte per la predisposizione del
documento finale.
I contenuti generali non costituiscono
più una sorpresa: la strategia energetica nazionale punterà soprattutto
su gas e rinnovabili, esattamente in quest’ordine, mettendo la competitività come primo obiettivo 2030 con nuove facilitazioni per gli energivori
e strumenti di riduzione dei differenziali di costo e prezzo
dell’energia. Il progetto di fondo è superare – senza troppa fretta –
l’era del carbone, trasformando l’italia in hub energetico per la
trasmissione e diversificazione del gas nel bacino mediterraneo (leggi
anche: Calenda presenta la SEN: “Fuori dal Carbone entro il 2030”).
SEN 2030, quale futuro per le rinnovabili?
Il piano, a meno di nuovi rimaneggiamenti, prevede di puntare ad una penetrazione minima di rinnovabili del 27% sui consumi lordi finali al 2030.
Questo obiettivo si declina in 48% – 50% per le rinnovabili elettriche,
28-30% per quelle termiche e 17-19% per quelle dedicate al settore
trasporti.
“In questo contesto è utile analizzare l’andamento dei costi medi di alcune delle tecnologie – recita il testo in consultazione – sembrerebbe che, nel volgere di qualche anno, non vi sia particolare necessità di incentivi alla produzione elettrica, eccezion fatta per le bioenergie”. In questo ultimo caso, gli aiuti verrebbero però limitati agli impianti di piccolissima taglia.
Tuttavia almeno in una fase di
breve-medio termine (fino al 2020), per i grandi impianti rinnovabili
verranno predisposte nuove misure di sostegno:
“L’orientamento è di adottare meccanismi di gara competitiva, eliminando eventuali “floor price” ed adottando comunque un approccio di neutralità tra tecnologie con strutture e livelli di costi affini: Contratti per differenza, come quelli introdotti dal 2012, basati sul valore complessivo del ricavo atteso e del premio, ma a due vie (ovvero con restituzione da parte del produttore qualora il prezzo dell’energia salga sopra la tariffa aggiudicata) con l’obiettivo di dare maggiore certezza agli operatori e lasciare il rischio fluttuazione prezzi in capo al sistema; Contratti con “premio” sull’elettricità prodotta immessa in rete, che lascia il rischio di mercato in capo agli operatori e dà maggiore certezza al sistema”.
Sul lungo termine invece, si studiano strumenti per favorire la compravendita dell’energia verde come i Power Purchase Agreement (PPA) e contratti per l’attribuzione di un contributo in equity sull’investimento.
Un capitolo è dedicato al revamping eolico,
ossia agli interventi di ammodernamento per le vecchie wind farm: per
abilitare il repowering (oltre al nuovo iter facilitato approvato con la riforma VIA) si è presa in considerazione l’ipotesi di un contributo pubblico sul costo dell’investimento.
>>Leggi anche Trasporti e mobilità sostenibile: cosa prevede la nuova SEN 2030 <<
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