lunedì 21 agosto 2017

Verità per Giulio Regeni. Tutti gli affari dell'Italia con l'Egitto di al-Sisi (che dopo l'omicidio Regeni sono aumentati).

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Nei 18 mesi in cui l'ambasciatore italiano non era in Egitto, i rapporti economici tra i due paesi non si erano fermati, anzi. Ecco il business tra armi, energia e turismo.

 

L'Espresso Emanuela Scridel
 

Non è chiaro se le poche carte che l’Italia aveva da giocarsi con l’Egitto per avere “giustizia” per Regeni, più che “verità “ - visto che la verità difficilmente potrà essere pubblicamente rivelata poiché lambente apparati di vertice istituzionali egiziani e anche italiani - non siano state giocate per incapacità o per volontà.

Sta di fatto che in questi 18 mesi - dalla sparizione di Giulio ad oggi - poco è cambiato intermini di rapporti fra Italia ed Egitto.

Che l’Ambasciatore italiano stesse per posizionarsi al il Cairo, era nell’aria già da un po’, rientro caldeggiato da tre ministri in particolare: Minniti, Alfano e Pinotti.

Inoltre il recente pellegrinaggio in Egitto dei Senatori Latorre, Gasparri e Santangelo aveva contribuito a fugare eventuali dubbi.Che fra le condizioni sine qua non per l’invio del nostro Ambasciatore, vi sia la riconferma dell’ordine del giorno del settembre 2016 volta a bloccare qualunque fornitura gratuita di materiale bellico al regime di Al Sisi, lascia quantomeno perplessi, visto l’incremento della fornitura di armi “ a pagamento” dell’Italia verso l’Egitto è stato invece ingente e crescente.


Anche dopo l'assassinio di Giulio Regeni, l'Italia ha infatti continuato a vendere all'Egitto armi e munizioni per un valore superiore al milione di euro. Il business delle esportazioni di armi è tra l’altro proseguito nonostante diverse risoluzioni europee abbiano esortato la sospensione delle forniture "di attrezzature che potrebbero essere usate a fini di repressione interna" anche verso il paese nordafricano. Secondo le informazioni commerciali rese note dall'ISTAT, ad aprile 2016 il paese guidato dal regime di al-Sisi ha infatti ricevuto dall'Italia 2.450 kg di armi e munizioni—per un valore totale di oltre un milione di euro.

A ciò si aggiunga il consueto finanziamento italiano alle missioni militari per il 2017 e tra le missioni rifinanziate anche l’ Egitto: costo pari a 3,9 milioni e 75 soldati.

Da un punto di vista dei rapporti economici la vicenda Regeni pare non aver inciso granchè, considerato che nel 2016 le esportazioni italiane verso l’Egitto sono state pari a 3.089,11 mln di Euro e dunque superiori ai due anni precedenti nel 2014 circa 2,7 mln di Euro e nel 2015 , 2,9 milioni di Euro. Stersso trend positivo anche per gli IDE italiani in Egitto che sono passati dai 4.925 mln di Euro nel 2013 ai 7 .936 mln di euro nel 2016.

Le grandi aziende italiane, 130 presenti nel paese - senza contare tutto l’indotto di quelle ad esse collegate - hanno in ballo gare d’appalto da 2,5 miliardi di dollari. Senza parlare dell’onnipresente ENI, Egitto da cinquant’anni. L'investimento complessivo per il mega giacimento di gas scoperto di recente supera i 7 miliardi di dollari. Con un potenziale di 850 miliardi di metri cubi di gas in posto, Zohr non solo sarà in grado di soddisfare la quasi totalità della domanda interna di gas naturale per i prossimi decenni a venire, ma sarà anche in grado di creare le condizioni per consentire all’Egitto di tornare a essere un esportatore netto di energia. A Piazza Affari,nel frattempo, il titolo di Eni è aumentato dello 0,87%.




Da ultimo, i giochi nel Mediterraneo, nei quali l’Italia pare stia letteralmente affogando, nonostante gli aiuti dati dall’Italia ai vari Paesi della sponda Sud, Libia in primis. Infatti, nonostante i milioni destinati dall’Italia alla Libia, Il governo di Beida, espressione del Parlamento di Tobruk e legato al generale Haftar, ha emanato un provvedimento volto a impedire alle società italiane di aprire nuove attività in Cirenaica, di sviluppare quelle esistenti o di costituire joint-venture con società locali. Il provvedimento mplica il divieto alle compagnie italiane di avviare nuove attività, singolarmente o in accordo con compagnie libiche "fino a nuovo ordine". Il ministro ha chiarito che il provvedimento è stato adottato alla luce "dell'esplicità ostilità italiana verso il popolo libico…”.e, per raggiungere una intesa con il generale Haftar occorre necessariamente rivolgersi al suo referente egiziano, il presidente al-Sisi".Ma rivolgersi ad al-Sisi è a sua volta possibile solo se si trova un compromesso sui rapporti politico-diplomatici che segnano le relazioni italo-egiziane nel "dopo-Regeni". Oltre la beffa, il danno.

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