martedì 22 agosto 2017

Anche le startup coltivano pomodori, nasce la serra hi-tech più grande d'Italia

L'azienda innovativa Sfera ha ottenuto un finanziamento da 12 milioni per costruire a Grosseto la più estesa coltivazione idroponica del Paese. I primi raccolti all'inizio del prossimo anno: "Con questa tecnologia il consumo di acqua viene ridotto del 90%", dice il fondatore Galimberti.

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Anche le startup coltivano pomodori, nasce la serra hi-tech più grande d'Italia
ROMA - Il mestiere è antico come la civiltà, coltivare pomodori e lattuga. Sfera però lo vuole fare in un modo diverso, innovativo. Agricoltura idroponica: anziché nel terreno le piante vengono cresciute con le radici sospese in un materiale inerte, per risparmiare acqua ed evitare la dispersione dei nutrienti. Nel Nord Europa è la regola, in Italia non ha ancora preso piede. "Ci vogliono investimenti notevoli", spiega Luigi Galimberti, 45 anni, fondatore di Sfera. La sua startup è riuscita a trovarli: 11,4 milioni di euro appena incassati da Bancaimpresa, l'istituto di credito per aziende del Gruppo Iccrea. Li userà per costruire la sua prima serra hi-tech a Gavorrano, in provincia di Grosseto. Estesa 13 ettari, sarà la più grande d'Italia: "Coltiveremo pomodori, lattughe e erbe aromatiche", dice l'imprenditore. "L'impianto sarà pronto entro fine anno e il primo raccolto è previsto all'inizio del prossimo".
La tecnologia sarà la stessa, ormai collaudata, usata per le culture idroponiche all'estero. Nessun brevetto, almeno per ora. Ma a qualificare Sfera come startup innovativa, replica il fondatore, è l'approccio manageriale alla produzione, per nulla frequente nelle nostre campagne fatte di piccole aziende familiari. "Siamo partiti dall'analisi dei bisogni e delle tecnologie diponibili, creando un modello di impresa sostenibile".

L'idroponica permette di produrre 40 chili di prodotto per metro quadro, rispetto agli 8 delle normali coltivazioni in campo aperto, estendendo il periodo di raccolta a dieci mesi. L'effetto del suolo, che normalmente interagisce con i nutrienti e li altera, è eliminato, il consumo di acqua ridotto fino al 90% grazie all'irrigazione a goccia. Il ritorno pressochè certo sul capitale, unito alle garanzie comunitarie del Fondo europeo per gli investimenti, ha permesso a Sfera di accedere a un prestito bancario, di solito vietato alle startup innovative: 11,4 milioni di euro, che aggiunti ai 7 raccolti dal tradizionale circuito del ventue capital portano il totale vicino ai 20 necessari a costruire l'impianto. Una volta ultimato ci lavoreranno oltre cento persone, di cui 20 tecnici super specializzati in una coltivazione che va calibrata con precisione da laboratorio chimico. 

E il gusto? Molti scettici criticano quello "industriale" dei pomodori olandesi, per citare il Paese che più degli altri pratica l'idroponica. Ma il sapore, risponde la difesa, dipende più dalle esigenze del mercato locale (forme e colori perfetti) che dalla tecnologia in sé. Un mix di nutrienti adatto potrà accontentare anche il palato. Nell'attesa di scoprirlo, di certo sarà ridotta al minimo la presenza nel prodotto fintio di sostanze "esterne": "I nostri pomodori saranno del tutto privi di nichel - dice Galimberti - un elemento a cui sono allergiche il 30% delle donne". Questa etichetta, Nichel-free, ha aiutato Sfera ad attirare l'attenzione di tre catene della grande distribuzione, due italiane e una francese, con cui Galimberti sta per chiudere degli accordi di vendita.

Già con l'impianto di Grosseto, la startup diventerà così uno dei principali produttori idroponici in Italia, dove appena un centinaio di ettari (uno zero virgola del totale) è coltivato con questa tecnologia, per lo più in Puglia (dall'azienda Fratelli Lapietra) e in Sicilia (dall'azienda Fondacaro). "Il nostro prossimo obiettivo è trovare altri terreni adatti in Italia - spiega Galimberti - in aree vantaggiose dal punto di vista climatico e per la logistica". Vicino ai grandi mercati di consumo quindi: Milano, Roma e la Toscana.

@filipposantelli

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