Il terremoto scopre il vaso di Pandora dell'abusivismo di Ischia. Il giorno dopo la scossa di magnitudo 4 che ha provocato vittime e crolli,
l'isola a largo di Napoli si scopre fragile e indifesa. Ma non è una
sorpresa: i 46 chilometri quadrati che ospitano i comuni di Casamicciola
e Lacco Ameno (i due più colpiti), Forio, Barano e Serrara Ferrara,
oltre che Ischia, sono stati negli anni martoriati da un abusivismo
dilagante. Abusivismo che, nel rapporto Mare Monstrum 2017 di Legambiente, ha permesso a Ischia di entrare nella poco lusinghiera top 5 delle città costiere sfregiate dall'illegalità.
Del resto è l'intera Campania a primeggiare per gli abusi nel ciclo
del cemento costiero: con 764 infrazioni accertate dalle Capitanerie di
porto e dalle altre forze dell'ordine, detiene sul suo territorio il
20,3% del totale dei reati, si legge nel rapporto di Legambiente. A
danneggiare la costa, tuttavia, è soprattutto il "vecchio abusivismo",
quello che sopravvive alle demolizioni e si aggrappa ai condoni.
In un quadro drammatico, Ischia è il "caso esemplare di sfregio alle
coste del nostro paese", sottolineava anche nel 2016 Legambiente. Da
anni, tra cittadini e autorità la battaglia è aperta: cronache locali raccontano di barricate per difendere le case tirate su senza regole, con scontri, feriti e denunce.
La strada ordinaria per le demolizioni è tutt'altro che
semplice: negli ultimi 30 anni - ha sottolineato l'ingegnere Sandro
Simoncini, docente di Urbanistica alla Sapienza di Roma - "sono state
presentate 7.235 domande di condono, 4.4008 delle quali risultava ancora
da evadere ad aprile dello scorso anni". Gran parte di queste, poi, si
riferiscono ad abusi "che non possono essere sanati e che quindi,
qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbero in ordinanze di
demolizione".
La situazione più estrema è quella del comune di Forio dove, secondo
fonti locali le domande richieste di condono superano il numero delle
abitazioni. E proprio a Forio, nel 2006, il cedimento di una palazzina
(priva dell'autorizzazione a costruire) aveva provocato la morte di 4
persone. Nemmeno quella tragedia ha fatto scattare l'allarme su una
situazione che nella scossa del 21 agosto ha trovato il tragico epilogo.
E se per il pm De Chiara i danni provocati dalla scossa è la diretta
conseguenza dell'abusivismo ("in molti casi è stato accertato che viene
utilizzato cemento impoverito", ha dichiarato l'ex procuratore aggiunto
di Napoli al CorSera), i sindaci dei sei comuni si uniscono in un coro:
l'abusivismo non c'entra nulla con i crolli. In una nota congiunta, i
primi cittadini dell'isola "deplorano le notizie false relative a
presunti danni e crolli in tutta l'isola e alle inesistenti connessioni
tra l'evento sismico e i fenomeni legati all'abusivismo edilizio,
rilevando che i crolli circoscritti alla zona colpita, hanno interessato
per lo più strutture antiche e risalenti tra le quali finanche una
chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificata".
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