Georgescu-Roegen (in particolare nelle opere posteriori al 1970),
sostiene che qualsiasi scienza che si occupi del futuro dell'uomo, come
la scienza economica, deve tener conto della ineluttabilità delle leggi
della fisica, ed in particolare del secondo principio della termodinamica,
secondo il quale alla fine di ogni processo la qualità dell'energia
(cioè la possibilità che l'energia possa essere ancora utilizzata da
qualcun altro) è sempre peggiore rispetto all'inizio.
Qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce
la disponibilità di energia nel futuro e quindi la possibilità futura di
produrre altre merci e cose materiali. Inoltre, nel processo economico
anche la materia si degrada ("matter matters, too"), ovvero diminuisce
tendenzialmente la sua possibilità di essere usata in future attività
economiche: una volta disperse nell'ambiente le materie prime
precedentemente concentrate in giacimenti nel sottosuolo, queste possono
essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore ed a
prezzo di un alto dispendio di energia.
Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico con un
grado di entropia relativamente bassa e ne escono con un'entropia più
alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente la scienza
economica, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e
in generale i vincoli ecologici. La teoria della bioeconomia è poi
stata tradotta nel sistema economico della decrescita dallo stesso Georgescu-Roegen.
https://it.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Georgescu-Roegen
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mercoledì 23 agosto 2017
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