Sicurezza Alimentare. Uova al fipronil, allarmi negati e tagli ai controlli: la gestione amatoriale della crisi di Olanda e Belgio.
Il caso è nato il 22
luglio, nelle campagne del Gelderland, al confine tra i due Paesi.
Sentita il 1° agosto da IlFattoQuotidiano.it, l’autorità olandese per la
sicurezza alimentare aveva minimizzato tanto i rischi quanto la reale
diffusione delle partite contaminate.
La vicenda delle uova al fipronil, che all’origine sembrava un piccolo incidente locale, si è trasformata in pochi giorni in uno scandalo comunitario aggravato dalle scarse comunicazioni tra autorità, lo scaricabarile tra l’Aja e Bruxelles dettato da interessi nazionali da proteggere e la poca attenzione alla salute dei consumatori. Per capire da dove è partito tutto è necessario fare un passo indietro al 22 luglio, nelle sonnolente campagne del Gelderland, la zona rurale più ad est dei Paesi Bassi e della provincia di Anversa,
in Belgio. All’alba, le autorità per la sicurezza alimentare dei due
Paesi fanno contemporaneamente irruzione in diversi anonimi capannoni
dell’industria agro-alimentare locale. Ma tanto gli olandesi quanto i
belgi puntavano, rispettivamente, a due aziende del settore avicolo: Chickfriend e Poultry-Vision.
La prima è la società olandese che ha prodotto il pesticida
ottenendo all’ingrosso il prodotto mescolato con fipronil dalla seconda,
che ha sede in Belgio e si occupa di pulire i pollai eliminando zecche e parassiti, che incidono negativamente sul volume della produzione.
Tanto la Federaal Agentschap voor de veiligheid van de voedselkete (FAVV), autorità per la sicurezza alimentare di Bruxelles, quanto la controparte olandese Voedsel-En Warenautoriteit (NVWA) cercavano conferme a un’informazione che il procuratore di Anversa aveva sul tavolo già da tempo: la presenza di uova contaminate da un pesticida vietato,
l’ormai noto fipronil, un prodotto ampiamente utilizzato per animali
domestici ma vietato nell’industria alimentare e classificato dall’Oms
come “moderatamente tossico” per gli esseri umani. Quelle uova,
avrebbero poi accertato nelle Fiandre, provenivano da allevamenti
olandesi. Le due autorità non fanno un buco nell’acqua: nel giorno
dell’ispezione, i belgi arrestano il proprietario di Poultry-Vision con
l’accusa di frode e i colleghi nei Paesi Bassi mettono i sigilli a sei società
che producono uova e alla Chickfriend. Il composto utilizzato dalla
ditta di Anversa non sarebbe stato pesticida al 100%, ma una miscela di insetticidi consentiti e di fipronil.
Secondo gli inquirenti gli scenari possibili sono due: il primo è che
la stessa Chickfriend non sapesse che stava utilizzando prodotti non
consentiti, l’altro è che Poultry-Vision abbia offerto un prodotto
economico a scapito della sicurezza dei consumatori con il beneplacito
della società di Barnveld. Quest’ultima è la versione dell’autorità
olandese NVWA, agenzia finita sotto il fuoco incrociato del Parlamento de l’Aja e della Commissione europea per non aver controllato a dovere la qualità delle uova immesse sul mercato unico europeo. D’altronde l’Olanda è il più grande esportatore di uova del continente e uno dei principali al mondo, con una fetta di mercato del 12%.
Per questo motivo la gestione della crisi – fin dai primi focolai – a
metà tra l’allarmismo e l’invito alla calma, è sembrata a tutti molto
amatoriale. A partire dalla manciata di codici di uova da non mangiare
pubblicati il 1° agosto sul sito di NVWA e dalle poche informazioni comunicate: sentita da IlFattoQuotidiano.it lo stesso giorno, l’autorità olandese aveva minimizzato
tanto i rischi quanto la reale diffusione delle partite contaminate. Se
il pericolo per la salute è rimasto comunque sotto la soglia di
rischio, l’incidente con l’azienda di provincia è diventato un caso
continentale.
Ma a preoccupare il governo de l’Aja non è solo la salute: l’immagine, l’economia e l’affidabilità
del Paese sono stati pesantemente intaccati da questa vicenda. Nessuno
sa esattamente quante uova siano state distrutte e quante galline
abbattute ma la tv NOS parla di milioni, senza contare il
disastro economico per il settore. E c’è chi se la prende con il
ministro della Sanità per i tagli che avrebbero colpito la qualità dei
controlli: Marcel Shutterlaar, esperto di sicurezza alimentare, ha detto al quotidiano Volkskrant
che in altri tempi se una ditta composta da appena due soci avesse
mostrato i risultati straordinari in termini di produttività della
Chickfriend sarebbero scattati immediatamente dei controlli. Una situazione che getta pesanti ombre sul rispetto degli standard europei e che rischia di minare la fiducia tra autorità nazionali.
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