Questa data viene calcolata annualmente dal Global Footprint Network confrontando
le esigenze dell'umanità in termini di emissioni di carbonio, di
terreni coltivati, sfruttamento delle foreste e degli stock ittici, con
la capacità del Pianeta di rigenerare queste risorse e assorbire il
carbonio emesso. Questo vuol dire che da oggi in poi, e fino alla fine
dell'anno, noi stiamo utilizzando più risorse naturali rispetto alle
capacità rigenerative del pianeta, accumulando un debito di
sostenibilità a carico delle generazioni future.
Gli scienziati ci stanno avvertendo che la popolazione mondiale sta consumando l'equivalente di 1,7 pianeti all'anno,
cifra che dovrebbe arrivare a 2 pianeti entro il 2030 se si prosegue
con lo scempio di consumo. Complici il costante aumento della
popolazione mondiale e della fame delle risorse che offre il pianeta.
Per quanto riguarda l'Italia ha già raggiunto quota 2.6 pianeti
all'anno. Ma che si può fare? Bisogna assolutamente invertire questa
tendenza. Se posticipassimo l'Overshoot Day di 4,5 giorni ogni anno, potremmo ritornare ad utilizzare le risorse di un solo pianeta entro il 2050.
È
importante sapere che la riduzione degli sprechi alimentari del 50% in
tutto il mondo potrebbe posticipare tale data di 11 giorni, invece,
ridurre del 50% la componente dell'Impronta Ecologica globale dovuta
all'assorbimento di anidride carbonica, sposterebbe la data dell'Overshoot Day verso la fine dell'anno di 89 giorni. Ecco perché, concretamente, l'Italia deve e può fare la sua parte
partendo dalla realizzazione di un piano energetico 100% rinnovabili e
la diffusione di una campagna di sensibilizzazione per far conoscere a
tutti la Legge Gadda contro gli sprechi alimentari, approvata l'anno scorso.
Ma
non basta è necessario che la politica e i governi cambino
completamente la loro ispirazione sviluppista che negli anni scorsi ha
dato il via libera a deroghe per inquinare i mari, attaccare la Legge
sui Parchi, pensare allo Sblocca Italia che ha dato il via libera alla
cementificazione del nostro paese, e appoggiare le trivellazioni. Se si
vuole davvero ridurre l'impronta ecologica è necessario avviare
politiche che riducano il consumo del suolo e che permettano il
controllo del territorio e la sua tutela per far fronte alle periodiche
"emergenze" che in estate si chiamano incendi, siccità e
desertificazione trasformandosi in allagamenti e smottamenti nelle
stagioni delle piogge. Esemplificativa, in questo senso, è la vicenda
che ha visto con la legge Madia lo smembramento del Corpo Forestale dello Stato. Come pure quella della mancata manutenzione degli acquedotti che consente la dispersione giornaliera di 9 miliardi di litri di acqua al giorno.
E
poi ci sono le azioni individuali che ciascun cittadino può realizzare
cambiando gli stili di vita. Dalla riduzione dei consumi dell'acqua, che
vede gli italiani guidare la classifica europea con 241 litri di acqua
al giorno consumati, all'alimentazione che vede la carne come uno dei
prodotti più dispendiosi, inefficienti ed inquinanti con un consumo
molto elevato di risorse e che deve essere sempre più ridotta a favore
di prodotti della terra realizzati con una agricoltura sostenibile.
Azioni individuali che possono essere monitorate ad esempio utilizzando
il nuovo strumento di calcolo dell'Impronta Ecologica, l'Ecological
Footprint calculator, lanciato dal Global Footprint Network per permettere ad ogni singolo utente di calcolare il proprio Giorno del Superamento personale.
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