Ambiente. L’insostenibile pesantezza dell’uomo: è lui il cancro del pianeta?
Chi abbia a cuore le sorti del pianeta e non solo il proprio apparente benessere non può che essere cosciente del fatto che lo sviluppo umano (anche se definito “sostenibile”) non è conciliabile con l’ambiente che ci circonda.
Plurimi sono gli indicatori dell’attuale inconciliabilità fra genere umano e Terra.
Dal Global footprint, all’Earth overshoot day che ogni anno parte sempre prima.
Tanti sono i campanelli d’allarme, persino quello della Nasa,
che a proposito in particolare dei cambiamenti climatici, afferma per
bocca di un suo portavoce: “Il 2016 è rimarcabilmente il terzo anno
record consecutivo. Per il futuro non ci aspettiamo un nuovo primato
ogni anno, ma il trend di riscaldamento a lungo termine che è in atto è chiaro”, e a causarlo è “in gran parte l’aumento della CO2 e di altre emissioni in atmosfera da parte dell’uomo”.
Ma il medico pare individuare la malattia, non già i rimedi.
Sì, certo, c’è chi come gli amici Mercalli e Pallante rimette sostanzialmente all’atteggiamento individuale volto alla decrescita
la soluzione del male ed esorta ad abbracciare comportamenti
individuali virtuosi e compatibili con l’ambiente naturale. Chi invece
ritiene che guerre o epidemie ridurranno l’umanità a numeri che siano conciliabili con la sua sopravvivenza, oppure chi auspica la colonizzazione di altri mondi. Pura fantascienza.
Ma c’è anche chi, molto più radicalmente, ipotizza che sia proprio l’uomo in sé
a essere diventato incompatibile con la madre Terra. Ad esempio uno
studio della Stanford University, abbracciando la sempre più diffusa teoria dell’Antropocene, sostiene che la sesta estinzione di massa causata proprio dall’uomo avrà ripercussioni anche sulla sua permanenza.
Ed infine c’è chi invece radicalmente sostiene che l’uomo già fin dalla sua nascita sia stato incompatibile con l’orbe terracqueo. Uno di questi è l’amico Bruno Sebastiani che ha elaborato di recente una teoria secondo cui sarebbe proprio l’uomo il cancro del pianeta.
Secondo l’autore, l’uomo, dopo una prima fase di relativa convivenza
con Madre Natura, con l’aumentare delle proprie capacità cerebrali e
dei mezzi a disposizione ha iniziato un percorso – acceleratosi con la
rivoluzione industriale, ma solo (badate bene) acceleratosi – di depredazione irreversibile della Terra, che non potrà che portarlo all’estinzione.
Personalmente neanche io mi avventuro nel campo dei rimedi e mi limito molto modestamente ad avvertire dei pericoli. Se sotto tortura dovessi individuare una causa del male, la individuerei nella mancanza da parte dell’uomo dell’istinto di sopravvivenza come specie. L’uomo tende a voler possedere sempre di più, il capitalismo ne è espressione. Chi è povero ed esce dalla povertà cerca di essere sempre più benestante. Si vive alla giornata
senza pensare al futuro né alle future generazioni. Un industriale che
inquina non smetterà neppure di fronte all’ipotesi che i nipoti possano
morire per le emissioni della sua fabbrica.
Può avere ragione Sebastiani, può avere ragione Balocco. La sostanza non cambia: l’uomo sembra essere uno scherzo della natura.
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