Nel 1994, avevo cercato di spiegare in modo elementare perché il clima cambia e con quali conseguenze in un libro dal titolo provocatorio Effetto serra: istruzioni per l’uso oggi riedito in formato digitale. Avevo scritto: “Se elenchiamo i dieci anni in assoluto più caldi di questo secolo, troviamo, in ordine decrescente, questa sequenza: 1990,
1989, 1988, 1987, 1981, 1944, 1962, 1963, 1986, 1983. Ben sette sono
stati registrati negli ultimi dieci anni, senza contare che il 1990 è
stato l’anno più caldo dal 1854 a oggi”.
Renzo Rosso Docente di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia a Milano
Sto aggiornando quel saggio e, nel farlo, scriverò più o meno la stessa frase, ma con una piccola modifica:
“Se elenchiamo i dieci anni in assoluto più caldi
degli ultimi 116 anni,
un periodo nel quale le misure a scala planetaria sono del tutto
affidabili, troviamo, in ordine decrescente, questa sequenza:
2016, 2015, 2014, 2010, 2013, 2005, 2009, 1998, 2012, 2007. Ben
nove su dieci sono stati registrati nel nuovo millennio, senza contare che il 2016 è stato l’anno più caldo dal 1854 a oggi in base alle analisi indipendenti di Nasa e Nooa”.
Nessuno degli anni più caldi del mio, personale, vissuto entra in graduatoria. E tutto ciò entro la
scala di percezione di una vita umana. Non pensiamo a
situazioni locali o regionali. Non soltanto le riviste scientifiche, ma tutti i giornali segnalano questo dato a scala planetaria. Il
New York Times
ha scritto giorni fa che: “Le estati straordinariamente calde –
praticamente sconosciute negli anni 50 – sono diventate comuni. Le
manifestazioni estive di quest’anno, come
le ondate di caldo che attraversano l’
Europa meridionale e le temperature prossime a 130 gradi Fahrenheit
in Pakistan, fanno parte di questa tendenza più ampia”.
Multan, dove stiamo concludendo un
progetto multidisciplinare di un certo respiro,
è la città più calda del mondo.
Parafrasando l’ultimo libro di Rampini (
Il tradimento) possiamo tranquillamente affermare che,
se la globalizzazione ha mantenuto le promesse fatte all’élite ma tradito tutte quelle fatte ai comuni mortali, almeno su un particolare non ha fallito: il clima. Ignorando gli avvertimenti di chi, agli inizi degli anni 70,
sosteneva che il pianeta ha dimensioni finite e risorse limitate, la
deriva finanziaria della globalizzazione ha continuato a modificare il
clima terrestre senza tregua.
Dappertutto, nel presupposto che la Terra abbia
risorse infinite.
E globalmente fa più caldo, come dimostrano i grafici di un collega
ormai in pensione, Jim Hansen, col quale mi sono trovano talora in
disaccordo (per esempio, sul sostegno al nucleare) ma che sa far parlare
i dati come nessun altro.
Il clima cambia, è cambiato e cambierà.
E tutto ciò accade senza alcun rispetto per negazionisti e talebani
climatici, interventisti e nichilisti, apprensivi e fatalisti,
scienziati seri e patetici ideatori di bufale di ogni ordine e grado. Da
sempre lo fa, ma
ora lo sta facendo a enorme velocità.
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