A seguito dell’intervista rilasciata ieri al sito Repubblica.it da Alessia Mosca, europarlamentare S&D e sostenitrice del TTIP,
inviamo alcuni commenti che, per amor di chiarezza, riteniamo debbano
essere resi pubblici. Per chi volesse leggere l’articolo per intero il
link è http://bit.ly/1ZS9LPH.
Chi invece è interessato a leggere una breve analisi per punti che
smonta tutta la comunicazione ufficiale, il link di riferimento è questo
http://bit.ly/1XeAa85.
Se vi venisse voglia di rispondere direttamente all’europarlamentare, al fondo di questo post trovate alcuni tweet esemplificativi.
ALESSIA MOSCA:
«Credo si sia un po’ persa la ragione. Ci siamo divisi in due
tifoserie: quanti di coloro che protestano hanno davvero visto i
documenti che attaccano?»
CAMPAGNA STOP TTIP:
Non è chiaro a quali documenti si stia riferendo Alessia Mosca. Se si
tratta dei testi negoziali, è altamente probabile che non li conosca
nemmeno lei. Forse però ha avuto accesso alle reading rooms, le stanze
sorvegliate che contengono questi documenti riservati, in cui i
parlamentari europei possono entrare solo dopo aver lasciato fuori tutti
i propri oggetti personali. Forse è stata tanto abile da imparare a
memoria qualche testo redatto dai negoziatori. Ovviamente senza poter
consultare l’allegato tecnico, unico che dettaglia con numeri ed elenchi
quello che le parti mettono sul tavolo.
In
verità già da un’analisi circostanziata dei documenti pubblicati dalla
Commissione Europea sul proprio sito, è possibile notare incongruenze e
criticità che un’europarlamentare come Alessia Mosca dovrebbe tenere in
seria considerazione: dal Codex Alimentarius come riferimento unico per
gli standard agroalimentari (capitolo SPS, punto 7), nonostante sia
considerato meno stringente di quelli fissati dall’EFSA, l’autorità
europea sulla sicurezza alimentare; al testo del mandato negoziale, reso
formalmente pubblico più di un anno dopo la sua approvazione grazie
alle pressioni della società civile, in cui si evidenzia come i servizi
pubblici non siano automaticamente esclusi dal negoziato (riferimento
alla “governamental authority” del negoziato GATS); al capitolo sullo
sviluppo sostenibile, che riguarda ambiente e diritti del lavoro, che
non presenta alcun meccanismo vincolante per applicare le normative
ambientali o le convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro.
ALESSIA MOSCA: «Ci sono paure assurde come quella di essere invasi da carni americane avvelenate o di dover rinunciare alle proprie libertà».
CAMPAGNA STOP TTIP:
Le esportazioni di agroalimentare non dovrebbero comprendere la carne
se l’Unione europea intende evitare ai cittadini l’ingestione di ormoni
della crescita, autorizzati negli Stati Uniti. Tuttavia, la lobby
dell’agri-food è quella che di gran lunga ha superato tutte le altre in
quanto a pressioni sulla Commissione europea in questi anni di negoziato
sul TTIP. Su 520 incontri che Bruxelles ha tenuto con i lobbisti
dell’industria (dati 2014), 113 hanno coinvolto i rappresentanti delle
aziende dell’agricoltura e dell’allevamento. Lo stesso ambasciatore
degli USA in Ue, Anthony Luzzatto Gardner, ha ribadito durante un
convegno presso Confindustria, che «senza un programma ambizioso
sull’agricoltura è sicuro che il TTIP non sarà approvato».
Ricordiamo
all’onorevole Mosca che stiamo parlando non di carni “avvelenate” ma
trattate con ormoni della crescita, gli stessi che sebbene banditi
dall’Unione Europea da più di vent’anni non hanno impedito
all’Organizzazione Mondiale del Commercio di condannare l’UE a
ritorsioni commerciali con gli USA, proprio sulla base degli standard
del Codex Alimentarius e del concetto di “distorsione dei mercati”.
Oltretutto non troviamo risposte a dati ufficiali pubblicati nel 2014
dal DG Internal Policies dell’UE, dove si prevede un aumento delle
importazioni del 118% di agroalimentare, controbilanciate da un aumento
del 56% delle esportazioni. Numeri che sono stati ritrovati invertiti in
alcuni documenti ufficiali consegnati dall’On. Paolo De Castro ad
alcune Commissioni del Parlamento italiano, un’inconguenza su cui l’On.
De Castro non ha mai offerto chiarimenti.
Per
quanto riguarda le proprie libertà , inoltre, gli italiani e gli
europei fanno bene a preoccuparsi. Il trattato mette sul piatto la
privatizzazione dei servizi, il traffico dei dati personali e offre agli
investitori esteri la possibilità di citare in giudizio presso enti che
non rispondono al diritto nazionale gli Stati che minacciano i loro
profitti tramite leggi che, invece, potrebbero andare a beneficio dei
cittadini.
ALESSIA MOSCA:
«Ci sono aziende già a rischio, ma non per colpa degli Stati Uniti:
sono quelle che non hanno saputo o non sono riuscite a fare innovazione.
Altri, invece, hanno trovato la strada dell’internazionalizzazione e
per loro il TTIP potrebbe essere una manna dal cielo».
CAMPAGNA STOP TTIP: Le pmi, che sono l’88% di tutte le imprese che esportano negli Stati Uniti, si portano a casa appena
il 28% del valore totale delle esportazioni europee verso gli Usa,
mentre al rimanente 12% entra in tasca ben il 72%. In numeri assoluti,
circa 150 mila pmi in Europa già oggi esportano negli USA. Peccato che
il loro numero totale nel vecchio continente sia 21,6 milioni, secondo
il rapporto 2014 della Commissione europea. Con questi numeri non esiste
innovazione che tenga, tanto più che la maggior parte dell’export
italiano prende un’altra strada: quella del mercato europeo. Uno studio
commissionato dagli stessi promotori del TTIP alla Bertelsmann
Foundation, rileva che il fenomeno di “trade diversion”, cioè lo
spostamento dei flussi commerciali sull’asse transatlantico, porterebbe
ad un crollo di quelli intraeuropei, mettendo in competizione le imprese
per la conquista del mercato USA ed esponendole sul fronte interno a
una battaglia impari con i colossi americani. Non è peregrino immaginare
che tentare di sopravvivere sarà necessario tagliare i costi, primo fra
tutti quello del lavoro.
Il
Parlamento europeo rappresenta un controbilanciamento di poteri
rispetto alla Commissione Europea, per questo crediamo sia necessario
chiedere ai nostri rappresentanti politici precisione, chiarezza e
oggettività nelle dichiarazioni. Se volete farlo, ecco alcuni tweet che
possono essere comodamente copiati, incollati e poi inviati ad Alessia
Mosca.
La
lobby dell’agroalimentare incontra la Commissione 113 volte per il
#TTIP, le ONG solo 26. Se permette questo preoccupa @alessiamosca
@StopTTIP_Italia
I
servizi pubblici sono sul tavolo negoziale, legga il mandato negoziale,
ecco perché sappiamo di poter perdere le nostre libertà. Lei non ci
rassicura @alessiamosca @StopTTIP_Italia
Oltre
il 90% delle #pmi europee su 21,6 milioni sceglie il mercato interno
UE. @alessiamosca che impatti ci saranno per trade diversion?
@StopTTIP_Italia
Standard
agroalimentari UE tutelati? @alessiamosca allora perchè su testi
pubblicati c’è riferimento a Codex Alimentarius e non a EFSA?
@StopTTIP_Italia
Marco Bersani
Attac Italia
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