sabato 23 marzo 2013

Governo, dalla Gabanelli a Farinetti: il dream team a cui pensa Bersani


 Governo, dalla Gabanelli a Farinetti:  il dream team a cui pensa Bersani

La road map di Bersani: "Nessun mercato di voti governo aperto alla società". La corsa al mandato pieno, l'apertura al centrodestra sulle riforme, ricompattano il Partito democratico, da Letta a Franceschini: "Bisogna trovare qualcuno per strada o sono guai". Tradotto: uscite dall'aula strategiche tra Pdl e Lega. Si riparte dagli 8 punti: anticorruzione, conflitto d'interessi, lavoro. E già oggi manderà il primo segnale in questa direzione.

repubblica.it di GOFFREDO DE MARCHIS

"PROPORRÒ un governo sobrio, innovativo e aperto". Significa 15 ministri invece degli attuali 18, volti nuovi, anche esterni ai partiti. Pierluigi Bersani ripartirà dal programma in 8 punti: anticorruzione, conflitto d'interessi, moralità della vita pubblica, l'economia, la questione sociale e i temi ambientali. Il cambiamento, insomma. E già oggi manderà il primo segnale in questa direzione. Nel pomeriggio, il premier incaricato comincia le consultazioni vedendo le associazioni di volontariato, quelle della società civile, il Terzo settore.


Non le forze sociali classiche, ma un altro pezzo del Paese reale. E i numeri del Senato, quei 35-40 voti che lo separano dalla fiducia? Si riparte da Beppe Grillo, come dimostrano le prime tappe della road map bersaniana. C'è però un'evidente apertura oltre quel recinto. "Non cerco Scilipoti, non organizzo mercati. Ma esistono parecchie tecniche per stare all'opposizione e consentire al governo di nascere allo stesso tempo. Io parlerò a tutte le forze politiche, parlerò al Paese. Userò la fantasia. Spero ne siano dotati anche altri".

Per Bersani "non c'è altra strada" all'infuori del suo tentativo. Lo ha detto e ripetuto a Giorgio Napolitano che ne ha preso atto, riservandosi di suggerire una rotta per arrivare in porto. Quindi, no a larghe intese, come ha registrato anche il presidente della Repubblica, sì invece all'allargamento di un dialogo con il centrodestra sulle riforme istituzionali.
"Un atteggiamento diverso dallo scontro frontale aiuta la nascita di un esecutivo".

Serve infatti ad aprire un varco nuovo nel sentiero che rimane stretto, forse strettissimo. "Dobbiamo trovare qualcuno per strada altrimenti sono guai", sintetizza uno dei massimi dirigenti del Pd. Tradotto: uscite dall'aula strategiche nel campo del centrodestra e della Lega, un gruppo di senatori che sentono la necessità di dare un governo all'Italia e vengono convinti dalla bontà delle proposte democratiche. Il capo dello Stato ha studiato una formula, una soluzione e l'ha consegnato al premier incaricato. Nel discorso al Quirinale non ha parlato di maggioranza certa, ma di "sostegno certo che consenta di ottenere la fiducia nelle due Camere". Bersani e i suoi fedelissimi hanno colto al volo l'assist e cercheranno di sfruttarlo. "Faremo tutto alla luce del sole. Nessun cambio di fronte sarà frutto di accordi sottobanco - dicono a Largo del Nazareno - se qualcuno deciderà di dare il via libera all'esecutivo Bersani, lo farà liberamente sulla base dei contenuti programmatici".

Per questo nei colloqui, che saranno a tutto campo, molto approfonditi tanto da far immaginare un ritorno al Colle del segretario Pd non prima di mercoledì-giovedì, verranno confermati i pilastri della proposta Pd. Come dire: niente sconti su corruzione e conflitti d'interessi. Con la disponibilità però a trovare un percorso comune sulla riforma della Costituzione e della legge elettorale. Che sembra annunciare un lavoro da svolgere assieme per la scelta del nuovo presidente della Repubblica.

La strategia di Bersani assumerà quindi, nelle prossime ore, una veste diversa. La strada dell'inevitabile accordo con il Movimento 5stelle appare sempre di più sul fondo della scena. Il tentativo rimane difficile, ma, come fa capire il premier incaricato, "non c'è altra strada". O meglio, esiste solo un'alternativa: il ritorno alle urne. È, adesso, una strategia a tutto campo, mantenendo "la distinzione - spiegano a Largo del Nazareno - tra la parte economica e sociale affidata a un governo "monocolore" del Pd per il quale chiediamo al Parlamento i voti o i non voti utili a farlo partire e la parte della riforma costituzionale da condividere con tutti". Berlusconi compreso. Il doppio binario è un esercizio da equilibristi esperti e la riuscita del "numero" verrà verificata dal capo dello Stato con grande attenzione ai minimi dettagli.

Il profilo politico del governo e la base di programma escludono una vera alleanza con il Pdl. "La nostra proposta sarà talmente chiara che escludiamo un'adesione del Cavaliere". La squadra prenderà la forma di quello che al Pd chiamano il "governo civico". I nomi si rincorrono seguendo questo identikit. Oscar Farinetti, inventore di Eataly, l'autrice di Report Milena Gabanelli, l'ex direttore di Confindustria Giampaolo Galli, il giurista Stefano Rodotà, la certezza di Fabrizio Saccomani, direttore generale di Bankitalia, al ministero dell'Economia. Il metodo "Grasso-Boldrini" però contiene una buona dose di incertezze e di sorprese dell'ultimo minuto.

Nel giro di pochi giorni la trama del segretario sarà svelata. Si capirà se "le diverse tecniche di opposizione" lasciano uno spiraglio oppure sono una pia illusione. La corsa al mandato pieno, con l'apertura al centrodestra sulle riforme, ha ricompattato il Partito democratico. Su questa linea Bersani viene seguito e sostenuto da Enrico Letta e Dario Franceschini. Un piano A così ambizioso relega il piano B finisce nel fondo del cassetto. Si lavora al successo del segretario. Ma se fallisce, nessuno si sente di escludere che il capo dello Stato abbia un'altra carta in mano, che ci sia ancora spazio per un governo del Presidente.

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