martedì 10 luglio 2018

Paolo Savona incontrerà Draghi e chiede di dare "pieni poteri sul cambio alla Bce. Uscita dall’euro? Potremmo non essere noi a decidere”.

Il ministro è prudente su flat tax e reddito di cittadinanza: "Ok promesse elettorali ma attenzione ai modi".

 

Prima si è tolto un sassolino dalla scarpa e poi ha annunciato un incontro il presidente della Bce Mario Draghi per rafforzare la Banca centrale. Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, ha parlato davanti alle commissione di Camera e Senato e prima di tutto ha lanciato una frecciata: "Dato che ero stato delegittimato dai media, ho cercato la legittimazione democratica, ed è per questo che finora non mi sono mosso. Dopo questa audizione vedrò Draghi". Secondo Savona per far sopravvivere l'euro serve crescita, ma sottolinea "dobbiamo essere pronti a ogni evento. In Banca d'Italia ho imparato che non ci si deve preparare a gestire la normalità ma l'arrivo del cigno nero, lo shock".
Ed ecco un accennano al Piano B di uscita dall'euro: "Mi dicono: 'tu vuoi uscire dall'euro?' Badate che noi potremmo ritrovarci nella situazione in cui sono altri a decidere. Per questo dobbiamo essere pronti a ogni evento". E poi ancora: "Vi è necessità – dice - di una stretta connessione tra architettura istituzionale dell'Ue e politiche di crescita se si vuole che l'euro sopravviva".

Nel corso delle comunicazioni in Parlamento, Savona ha indicato la necessità di potenziare i compiti della Bce nell'ambito di un processo di stretta connessione tra l'architettura istituzionale europea e le politiche economiche. Il rafforzamento della Bce è uno dei cardini. In particolare il ministro Savona ha detto che la banca centrale deve avere "pieni compiti e poteri sul cambio" altrimenti la crescita economica è determinata da fatti e decisioni esterni all'area euro. Alla Bce, inoltre, deve essere affidato "pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza. E' una lacuna che si riflette nello spread". In sintesi la banca centrale europea, secondo il governo italiano, dovrebbe avere uno statuto simile a quello delle altre principali banche centrali.
Quanto al programma di governo il ministro ha spiegato che le dichiarazioni" su euro e Unione europea "hanno rasserenato il mercato, ma lo spread non scende perché il nostro debito pubblico resta esposto ad attacchi speculativi". In tutto ciò "gli investitori aspettano di conoscere i programmi su salario di cittadinanza, flat tax e superamento della Fornero", e la "preoccupazione del mercato" è che spesa relativa causi tensioni sul debito. Quindi "giusto o sbagliato che sia, la politica del governo ne deve tenere conto".
Poi avverte il problema non è "se attuare o meno le promesse" fatte all'elettorato, "cosa indispensabile", ma piuttosto "quali siano i modi, e tra questi i tempi" in cui farlo, senza fretta di far crescere la spesa corrente. "La politica è la seguente- suggerisce Savona - rilanciare gli investimenti in misura tale da avere una crescita del Pil che consenta di diminuire il rapporto debito pubblico-Pil, sincronizzando il ritmo di spesa corrente necessaria per l'attuazione dei provvedimenti indicati al ritmo con cui cresce il gettito fiscale".
Ciò "tecnicamente è possibile se governo e Parlamento non mostrano fretta di crescere dal lato della spesa corrente prima che gli investimenti manifestino gli effetti attesi", avverte il ministro.

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