giovedì 24 gennaio 2019

Il Labour apre ad un secondo referendum?


contropiano 
Sotto la pressione della destra interna, Corbyn apre alla discussione parlamentare sul tema.
Svolta nella posizione del Partito Laburista sulla Brexit: per la prima volta (in un documento presentato lunedì, in occasione della nuova dichiarazione di intenti del governo per le negoziazioni con l’UE), la principale formazione dell’opposizione a Theresa May si è espressa in favore di un voto parlamentare sull’opportunità di un secondo referendum.
È la prima volta che il Labour chiede ai parlamentari di prendere formalmente in considerazione una seconda consultazione, sebbene l’emendamento non impegni in alcun modo la leadership del partito a sostenere l’opzione referendaria, qualora tale voto dovesse effettivamente aver luogo alla Camera dei Comuni.
Il documento chiede al Governo May che il parlamento possa esprimere il proprio parere su due ulteriori opzioni: il piano alternativo per l’uscita dall’Unione Europea formulato dal Labour (che prevede la permanenza del Regno Unito nell’Unione Doganale) e, appunto, l’effettuazione di un secondo referendum.
Tutto ciò avviene mentre esplodono le contraddizioni interne tra Jeremy Corbyn (affiancato da molti dei suoi più stretti alleati), notoriamente scettico rispetto all’idea di un secondo referendum, ed una crescente fronda interna di euro-entusiasti, che include il ministro-ombra per la Brexit, Keir Starmer, e una settantina di parlamentari della destra laburista.
Il piano del Labour, che Corbyn vorrebbe fosse posto al voto in parlamento, propone che, a valle della Brexit, il Regno Unito rimanga in un’unione doganale con l’Unione Europea e preservi una forte relazione con il mercato unico, conservando, inoltre, il grosso della legislazione di matrice europea su materie quali ambiente, lavoro, diritti dei consumatori.
Corbyn ha dichiarato: “Si dovrebbe consentire al parlamento di votare su più opzioni, per trovare una soluzione condivisa, porre fine a questa situazione di stallo e prevenire il caos di una uscita senza accordo con l’UE. È tempo che il piano alternativo proposto dal Labour possa essere discusso, mantenendo, nel frattempo, aperte altre strade, compresa quella di una ulteriore consultazione pubblica”.
Il parlamentare della destra laburista ed esplicito sostenitore del secondo referendum David Lammy ha affermato che l’apertura ad una discussione parlamentare sul secondo referendum rappresenta “un grande passo in avanti”.
Al contempo, il piano alternativo laburista è stato aspramente criticato, e bollato come “irrealistico” dalla campagna europeista “People’s Vote” (che vanta tra i suoi finanziatori George Soros). “Si tratta di un piano”, ha aggiunto l’analisi, “che ha molti punti in comune con la campagna pro-Leave del 2016: tante promesse, di cui poche effettivamente realizzabili”. Voci critiche, da sinistra, pongono invece l’accento sulle difficoltà che potrebbero derivare dalla partecipazione ad una unione doganale senza aver alcun diritto di influenzarne le politiche commerciali.

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