Un recente paper di ricerca pubblicato da Hegger, Nigal e Strecker sull’EAR mette in luce un fatto che, più o meno, tutti ci aspettavamo: la globalizzazione dalla metà degli anni ’90 ha portato ad un calo del peso fiscale sul famoso 1% più ricco del pianeta.
Praticamente se dal 1980 al 1993 la crescita dei commerci internazionali portava ad una distribuzione del carico fiscale più progressivo sui redditi più alti e più leggero verso le classi medie, dal 1994 la globalizzazione è stata fatta con un’allocazione delle risorse che ha fortemente favorito le classi estremamente agiate, quel famoso 1% che ha nelle sue mani il mondo intero.
La cosa si può facilmente vedere nel seguente grafico:
La linea blu tratteggiata in pallini indica la tassazione per le persone ad altissimo reddito, il quartile del 1% più ricco del mondo, la linea tratteggiata rossa indica l’aliquota di tassazione delle società mentre la linea blu a tratto più grosso indica l’aliquota di tassazione media. Gli ultimi 20 anni hanno segnato un calo vertiginoso della tassazione per le aziende e per i privati più danarosi che ora pagano un’aliquota media molto inferiore a quella pagata, in media, sui redditi.
I ricercatori pongono in luce come l’effetto di aumento della tassazione media non sia dovuto ad effetti inflazionistici, come il fiscal drag, ma sia un effetto diretto della globalizzazione e quindi della maggiore mobilità dei fattori produttivi. La maggiore mobilità ha portato ad una minore tassazione per i più ricchi che sono diventati una classe opportunistica, potremmo dire perfino parassitaria, perchè la loro mobilità si scarica sulle tasse pagate dalla parte più consistente della popolazione. Anche la tanto decantata mobilità del business sulla base della concorrenza fiscale si è scaricata sulla fiscalità generale.
Quindi la la globalizzazione crea un mondo dicotomico: il grosso della popolazione viene tassato maggiormente per favorire alcuni business che possono delocalizzare, mentre si favorisce, sempre sulle spalle della classe media, una fetta percentualmente minima di iper-ricchi che, in modo puramente parassitario, è stato in grado di muoversi opportunisticamente dove lo desidera. Non è sbagliato dire che si tassa il povero per aiutare il ricco, con buona pace della giustizia sociale.
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