Sono
una trentina le nazioni del mondo che consentono la Cannabis per uso
terapeutico, tra questi numerosi stati degli Stati Uniti e il Canada;
mentre l’Europa è ancora divisa tra le nazioni che l’hanno legalizzata
(sia pur con alcune limitazioni) e quegli stati che non l’hanno
legalizzata, apponendo – sovente – un divieto legato a questioni
ideologiche.
Vorrei
semplicemente ricordare che il Portogallo recentemente ha approvato un
progetto sull’uso della Cannabis a uso medico e la Francia potrebbe
approvare, in tempi non lontanissimi, una legalizzazione della Cannabis
ad uso medico. Un comitato di esperti francesi istituito dall‘Agence Nationale de Sécurité du Médicament et des Produits de Santé (ANSM), giovedì
13 dicembre 2018, ha ritenuto “rilevante autorizzare l’uso della
cannabis a scopo terapeutico in determinate situazioni cliniche e in
caso di sollievo insufficiente o scarsa tolleranza dei trattamenti
accessibili”.
Nel 2013 scrissi (giugno, su Repubblica e successivamente su Contropiano)
che il rischio di contrarre il Parkinson – la “Paralisi agitante”
descritta nel 1817 da James Parkinson – è molto più elevato se ci si
espone ai pesticidi. Il problema perciò riguarda soprattutto agricoltori
e giardinieri; in Francia il Parkinson viene riconosciuto come malattia
professionale.
In
Italia, la metà della frutta commercializzata presenta residui di
pesticidi, così come le verdure, la pasta, l’olio e altri prodotti
alimentari. Neurology, prestigiosa rivista scientifica,
pubblicò uno studio di ricercatori della fondazione dell’ospedale San
Matteo e del Centro per la malattia del Parkinson di Milano, dove si
mostrava come l’esposizione a pesticidi e solventi dia un’alta
possibilità di sviluppare il Parkinson. Chi mangia cibi ricchi di
antociani (flavonoidi: frutti rossi e altri vegetali) ha invece un minor
rischio di contrarre il Parkinson”.
Neurology,
già nel 2000, aveva pubblicato uno studio scientifico che metteva in
evidenza come l’esposizione prolungata agli Idrocarburi solventi,
contenuti nel petrolio e nei derivati, possono avere un importante ruolo
nel rischio di insorgenza della malattia di Parkinson. Questo studio
successivamente è stato confermato da ben centoquaranta altri studi.
Più
recentemente, un altro lavoro scientifico conferma il ruolo degli
idrocarburi nella malattia di Parkinson, ma si descrive anche del
coinvolgimento, dovuto all’esposizione ambientale, di sostanze chimiche
nel provocare malattie neurodegenerative, neuropatie, problemi cognitivi
motori sensoriali, all’autismo, a disordini legati all’iperattività,
Alzheimer, Sclerosi Laterale Amiotrofica. Dobbiamo anche pensare ai
Ftalati ai pesticidi agli erbicidi. La possibilità di incorrere nel
Parkinson, e altre malattie neurodegenerative, è del 60%.
Si
deve a Torquato Torquati, farmacologo di Sassari, la prima
identificazione della Levodopa. Incuriosito dal colore nerastro che
appare sulle fave diversi giorni dopo il loro raccolto, Torquato
individuò quella sostanza che, in seguito, grazie ai fondi di denaro di
una società farmaceutica svizzera chiamata Roche, fu studiata dal dottor
Guggenheim e venne identificata come Levodopa contenuta nelle fave.
Era
il 1913. Nella malattia di Parkinson, malattia in netto aumento, la
levodopa (L-dopa) è fondamentale come intervento terapeutico: malattia
legata a una degenerazione del sistema nervoso, di particolari aree
cerebrali quali i gangli della base e la sostanza nera: “strutture”,
quest’ultime, essenziali in quel sistema di vie nervose denominato
sistema piramidale. Sistema che controlla e rende “fluidi” i movimenti
muscolari.
Il
principale problema della malattia è la perdita, in alcune cellule
nervose cerebrali, di un neurotrasmettitore chiamato dopamina. Quando la
sua concentrazione è estremamente bassa compaiono rigidità (per un
aumento del tono muscolare), ipocinesia (difficoltà a iniziare movimenti
volontari) e tremore. È dunque evidente l’importanza di aumentare i
livelli di dopamina che però non è possibile somministrare direttamente
poiché non riesce a penetrare nel cervello. A tale scopo si utilizza
quindi la levodopa che, oltre ad avere la capacità di penetrarvi, viene
trasformata – nel cervello – in dopamina. La ricerca sull’utilizzo di
piante medicinali nella cura del Parkinson è cosa nota, e promettenti
sono gli studi sperimentali (quindi nessun tentativo di automedicazione)
su diverse piante tra cui la Mucuna pruriens e la Vicia faba, cioè la
fava.
E’
passato molto tempo da quando, nell’XI secolo, Hasan Ibn-Al Sabbah
fondò una setta di grande importanza gli “Hasheshins” (assassini) perché
dedita al consumo dell’Hashish, nome con il quale gli arabi designavano
la canapa. Tale setta utilizzava l’Hashish come stimolante ed
eccitante, per tutti coloro che dovevano compiere omicidi con movente
politico, onde il nome di “assassino”, assuntore di Hashish, per
definire colui che commetteva un omicidio.
La
canapa indiana è una pianta dioica annuale originaria dell’Asia
centrale di cui si utilizzano le sommità fiorite delle piante femminili,
non fecondate. Dalle infiorescenze si ottiene una resina di color bruno
detta Hashish; la Marijuana o Marijuana è data sempre dalle
infiorescenze femminili essiccate e polverizzate.
Sono
circa sessanta i cannabinoidi presenti nella cannabis indica e tra
questi, il delta (9)-tetraidrocannabinolo o THC e il cannabidiolo (CDB)
che non possiede attività psicoattiva.
Sono
i cannabinoidi che migliorano il tremore e i movimenti involontari, va
detto che gli studi scientifici non sono ancora sufficientemente ampi e
che, per la presenza di cannabinoidi, dipende molto dal tipo dal tipo di
Cannabis adoperata e dalla forma farmaceutica e dalla modalità di
somministrazione.
La
Cannabis medica rappresenta un “farmaco” efficace e sicuro per
alleviare il dolore non solo nel tumore e altre patologie ma anche nel
Parkinson. La Cannabis è in grado con efficacia e sicurezza di ridurre
il dolore cronico in “pazienti” con 65 anni e oltre senza effetti
avversi secondo i ricercatori dell’Università Ben Gurion del Negev, in
Israele, e del Soroka Cannabis Clinical Research Institute Medical
Center.
Lo
studio dimostra che la Cannabis è efficace, non solo nei sintomi legati
ai tumori, nella malattia di Crohn, nelle coliti ulcerative, nei
disturbi legati allo stress post-traumatico, nella Sclerosi Multipla e
altre patologie, ma anche nel Parkison. In questo studio la Cannabis
medica risultava più efficace degli oppiodi. 4) I cannabinoidi
posseggono delle capacità neuro protettive, dopaminergiche,
adrenergiche, serotoninergiche e il THC e il cannabidiolo sono dei
ligandi dei recettori dei cannabinoidi presenti nel cervello.
Uno
dei segni distintivi della malattia di Parkinson è la perdita dei
neuroni dopaminergici nella sostanza nera (contenuta nel cervello) e che
è causa della sintomatologia motoria del Parkinson 5). Questo
detto sommariamente per i medici. Gli effetti dei componenti della
Cannabis sono ampiamente studiati e sono state effettuate ricerche
basilari avvengono sui nuovi componenti e recettori, in special modo per
la neuro protezione e modulazione dell’attività neuronale, derivati
dalla Cannabis 6).
Una
cosa possiamo affermare con relativa certezza che la Cannabis medica ha
un futuro medico: “La terapia neurologica è stata ostacolata dalla sua
incapacità di andare oltre il trattamento sintomatico dei disordini
neurodegenerativi nel regno della palliazione reale, dell’arresto o
dell’inversione dei processi patologici adiacenti. Mentre i farmaci a
base di cannabis hanno dimostrato sicurezza, efficacia e coerenza
sufficienti per l’approvazione normativa nella spasticità nella sclerosi
multipla (SM) e nelle sindromi Dravet e Lennox-Gastaut (LGS),
permangono molte sfide terapeutiche.
Questa
recensione esaminerà l’intrigante promessa che le recenti scoperte sui
medicinali a base di cannabis offrono alle terapie neurologiche,
incorporando i fitocannabinoidi neutri tetraidrocannabinolo (THC),
cannabidiolo (CBD), i loro precursori acidi, acido
tetraidrocannabinolico (THCA) e acido cannabidiolico (CBDA), e cannabis
terpenoidi nel trattamento putativo di cinque sindromi, attualmente
etichettate come recalcitranti per successo terapeutico, e in cui è
richiesto un intervento farmacologico migliorato: epilessia
intrattabile, tumori cerebrali, malattia di Parkinson (PD), malattia di
Alzheimer (AD) e lesione cerebrale traumatica (TBI) / encefalopatia
traumatica cronica (CTE). Le proprietà polifarmaceutiche intrinseche dei
prodotti botanici della cannabis offrono vantaggi distinti rispetto
all’attuale modello farmaceutico a bersaglio singolo, e sembrano
rivoluzionare il trattamento neurologico in una nuova realtà di efficace
trattamento interventistico e persino preventivo” 7)
Prof Roberto Suozzi
Medico e Farmacologo Clinico
1-2-3)
Levodopa dalle fave, contro il Parkinson | … Contropiano.org › … ›
Aerosol22 giu 2017 · The International Parkinson and Movement Disorder
Society ha tenuto a Vancouver il 4-8; Contropiano.org La cannabis terapeutica, un rimedio polivalente di Redazione Contropiano 29 maggio 2015
4) Medical cannabis significantly safer for elderly with chronic pain than opioids. Researchers
have found that cannabis therapy is safe and efficacious for elderly
patients who are seeking to address cancer symptoms, Parkinson’s
disease, Crohn’s disease and other medical issues. 14 February 2018 | By Dr Zara Kassam (European Pharmaceutical Review)published in the European Journal of Internal Medicine.
5) PRATICAL NEUROLOGY May 2018 Medical
Marijuana and Parkinson’s Disease Given limited treatments available,
investigating potential benefits of cannabinoids can offer cautious
optimism over controversy. By Christina R. Maxwell, PhD, MTR; and Jill Farmer, DO, MPH
6) Molecules. 2018 Jul; 23(7): 1526. Published online 2018 Jun 25. doi: 10.3390/molecules23071526 PMCID: PMC6099582 PMID: 29941830 Structure-Activity Relationship of Cannabis Derived Compounds for the Treatment of Neuronal Activity-Related Diseases Cristina Prandi,1 Marco Blangetti,1 Dvora Namdar,2 and Hinanit Koltai2,*Antonio Evidente, Academic Editor
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