domenica 27 gennaio 2019

La cannabis nella terapia del Parkinson

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Sono una trentina le nazioni del mondo che consentono la Cannabis per uso terapeutico, tra questi numerosi stati degli Stati Uniti e il Canada; mentre l’Europa è ancora divisa tra le nazioni che l’hanno legalizzata (sia pur con alcune limitazioni) e quegli stati che non l’hanno legalizzata, apponendo – sovente – un divieto legato a questioni ideologiche.
Vorrei semplicemente ricordare che il Portogallo recentemente ha approvato un progetto sull’uso della Cannabis a uso medico e la Francia potrebbe approvare, in tempi non lontanissimi, una legalizzazione della Cannabis ad uso medico. Un comitato di esperti francesi istituito dallAgence Nationale de Sécurité du Médicament et des Produits de Santé (ANSM), giovedì 13 dicembre 2018, ha ritenuto “rilevante autorizzare l’uso della cannabis a scopo terapeutico in determinate situazioni cliniche e in caso di sollievo insufficiente o scarsa tolleranza dei trattamenti accessibili”.

Nel 2013 scrissi (giugno, su Repubblica e successivamente su Contropiano) che il rischio di contrarre il Parkinson – la “Paralisi agitante” descritta nel 1817 da James Parkinson – è molto più elevato se ci si espone ai pesticidi. Il problema perciò riguarda soprattutto agricoltori e giardinieri; in Francia il Parkinson viene riconosciuto come malattia professionale.
In Italia, la metà della frutta commercializzata presenta residui di pesticidi, così come le verdure, la pasta, l’olio e altri prodotti alimentari. Neurology, prestigiosa rivista scientifica, pubblicò uno studio di ricercatori della fondazione dell’ospedale San Matteo e del Centro per la malattia del Parkinson di Milano, dove si mostrava come l’esposizione a pesticidi e solventi dia un’alta possibilità di sviluppare il Parkinson. Chi mangia cibi ricchi di antociani (flavonoidi: frutti rossi e altri vegetali) ha invece un minor rischio di contrarre il Parkinson”.
Neurology, già nel 2000, aveva pubblicato uno studio scientifico che metteva in evidenza come l’esposizione prolungata agli Idrocarburi solventi, contenuti nel petrolio e nei derivati, possono avere un importante ruolo nel rischio di insorgenza della malattia di Parkinson. Questo studio successivamente è stato confermato da ben centoquaranta altri studi.
Più recentemente, un altro lavoro scientifico conferma il ruolo degli idrocarburi nella malattia di Parkinson, ma si descrive anche del coinvolgimento, dovuto all’esposizione ambientale, di sostanze chimiche nel provocare malattie neurodegenerative, neuropatie, problemi cognitivi motori sensoriali, all’autismo, a disordini legati all’iperattività, Alzheimer, Sclerosi Laterale Amiotrofica. Dobbiamo anche pensare ai Ftalati ai pesticidi agli erbicidi. La possibilità di incorrere nel Parkinson, e altre malattie neurodegenerative, è del 60%.
Si deve a Torquato Torquati, farmacologo di Sassari, la prima identificazione della Levodopa. Incuriosito dal colore nerastro che appare sulle fave diversi giorni dopo il loro raccolto, Torquato individuò quella sostanza che, in seguito, grazie ai fondi di denaro di una società farmaceutica svizzera chiamata Roche, fu studiata dal dottor Guggenheim e venne identificata come Levodopa contenuta nelle fave.
Era il 1913. Nella malattia di Parkinson, malattia in netto aumento, la levodopa (L-dopa) è fondamentale come intervento terapeutico: malattia legata a una degenerazione del sistema nervoso, di particolari aree cerebrali quali i gangli della base e la sostanza nera: “strutture”, quest’ultime, essenziali in quel sistema di vie nervose denominato sistema piramidale. Sistema che controlla e rende “fluidi” i movimenti muscolari.
Il principale problema della malattia è la perdita, in alcune cellule nervose cerebrali, di un neurotrasmettitore chiamato dopamina. Quando la sua concentrazione è estremamente bassa compaiono rigidità (per un aumento del tono muscolare), ipocinesia (difficoltà a iniziare movimenti volontari) e tremore. È dunque evidente l’importanza di aumentare i livelli di dopamina che però non è possibile somministrare direttamente poiché non riesce a penetrare nel cervello. A tale scopo si utilizza quindi la levodopa che, oltre ad avere la capacità di penetrarvi, viene trasformata – nel cervello – in dopamina. La ricerca sull’utilizzo di piante medicinali nella cura del Parkinson è cosa nota, e promettenti sono gli studi sperimentali (quindi nessun tentativo di automedicazione) su diverse piante tra cui la Mucuna pruriens e la Vicia faba, cioè la fava.
E’ passato molto tempo da quando, nell’XI secolo, Hasan Ibn-Al Sabbah fondò una setta di grande importanza gli “Hasheshins” (assassini) perché dedita al consumo dell’Hashish, nome con il quale gli arabi designavano la canapa. Tale setta utilizzava l’Hashish come stimolante ed eccitante, per tutti coloro che dovevano compiere omicidi con movente politico, onde il nome di “assassino”, assuntore di Hashish, per definire colui che commetteva un omicidio.
La canapa indiana è una pianta dioica annuale originaria dell’Asia centrale di cui si utilizzano le sommità fiorite delle piante femminili, non fecondate. Dalle infiorescenze si ottiene una resina di color bruno detta Hashish; la Marijuana o Marijuana è data sempre dalle infiorescenze femminili essiccate e polverizzate.
Sono circa sessanta i cannabinoidi presenti nella cannabis indica e tra questi, il delta (9)-tetraidrocannabinolo o THC e il cannabidiolo (CDB) che non possiede attività psicoattiva.
Sono i cannabinoidi che migliorano il tremore e i movimenti involontari, va detto che gli studi scientifici non sono ancora sufficientemente ampi e che, per la presenza di cannabinoidi, dipende molto dal tipo dal tipo di Cannabis adoperata e dalla forma farmaceutica e dalla modalità di somministrazione.
La Cannabis medica rappresenta un “farmaco” efficace e sicuro per alleviare il dolore non solo nel tumore e altre patologie ma anche nel Parkinson. La Cannabis è in grado con efficacia e sicurezza di ridurre il dolore cronico in “pazienti” con 65 anni e oltre senza effetti avversi secondo i ricercatori dell’Università Ben Gurion del Negev, in Israele, e del Soroka Cannabis Clinical Research Institute Medical Center.
Lo studio dimostra che la Cannabis è efficace, non solo nei sintomi legati ai tumori, nella malattia di Crohn, nelle coliti ulcerative, nei disturbi legati allo stress post-traumatico, nella Sclerosi Multipla e altre patologie, ma anche nel Parkison. In questo studio la Cannabis medica risultava più efficace degli oppiodi. 4) I cannabinoidi posseggono delle capacità neuro protettive, dopaminergiche, adrenergiche, serotoninergiche e il THC e il cannabidiolo sono dei ligandi dei recettori dei cannabinoidi presenti nel cervello.
Uno dei segni distintivi della malattia di Parkinson è la perdita dei neuroni dopaminergici nella sostanza nera (contenuta nel cervello) e che è causa della sintomatologia motoria del Parkinson 5). Questo detto sommariamente per i medici. Gli effetti dei componenti della Cannabis sono ampiamente studiati e sono state effettuate ricerche basilari avvengono sui nuovi componenti e recettori, in special modo per la neuro protezione e modulazione dell’attività neuronale, derivati dalla Cannabis 6).
Una cosa possiamo affermare con relativa certezza che la Cannabis medica ha un futuro medico: “La terapia neurologica è stata ostacolata dalla sua incapacità di andare oltre il trattamento sintomatico dei disordini neurodegenerativi nel regno della palliazione reale, dell’arresto o dell’inversione dei processi patologici adiacenti. Mentre i farmaci a base di cannabis hanno dimostrato sicurezza, efficacia e coerenza sufficienti per l’approvazione normativa nella spasticità nella sclerosi multipla (SM) e nelle sindromi Dravet e Lennox-Gastaut (LGS), permangono molte sfide terapeutiche.
Questa recensione esaminerà l’intrigante promessa che le recenti scoperte sui medicinali a base di cannabis offrono alle terapie neurologiche, incorporando i fitocannabinoidi neutri tetraidrocannabinolo (THC), cannabidiolo (CBD), i loro precursori acidi, acido tetraidrocannabinolico (THCA) e acido cannabidiolico (CBDA), e cannabis terpenoidi nel trattamento putativo di cinque sindromi, attualmente etichettate come recalcitranti per successo terapeutico, e in cui è richiesto un intervento farmacologico migliorato: epilessia intrattabile, tumori cerebrali, malattia di Parkinson (PD), malattia di Alzheimer (AD) e lesione cerebrale traumatica (TBI) / encefalopatia traumatica cronica (CTE). Le proprietà polifarmaceutiche intrinseche dei prodotti botanici della cannabis offrono vantaggi distinti rispetto all’attuale modello farmaceutico a bersaglio singolo, e sembrano rivoluzionare il trattamento neurologico in una nuova realtà di efficace trattamento interventistico e persino preventivo” 7)
Prof Roberto Suozzi
Medico e Farmacologo Clinico
1-2-3) Levodopa dalle fave, contro il Parkinson | … Contropiano.org › … › Aerosol22 giu 2017 · The International Parkinson and Movement Disorder Society ha tenuto a Vancouver il 4-8; Contropiano.org La cannabis terapeutica, un rimedio polivalente di Redazione Contropiano 29 maggio 2015
4) Medical cannabis significantly safer for elderly with chronic pain than opioids. Researchers have found that cannabis therapy is safe and efficacious for elderly patients who are seeking to address cancer symptoms, Parkinson’s disease, Crohn’s disease and other medical issues. 14 February 2018 | By Dr Zara Kassam (European Pharmaceutical Review)published in the European Journal of Internal Medicine.
5) PRATICAL NEUROLOGY May 2018 Medical Marijuana and Parkinson’s Disease Given limited treatments available, investigating potential benefits of cannabinoids can offer cautious optimism over controversy. By Christina R. Maxwell, PhD, MTR; and Jill Farmer, DO, MPH
6) Molecules. 2018 Jul; 23(7): 1526. Published online 2018 Jun 25. doi: 10.3390/molecules23071526 PMCID: PMC6099582 PMID: 29941830 Structure-Activity Relationship of Cannabis Derived Compounds for the Treatment of Neuronal Activity-Related Diseases Cristina Prandi,1 Marco Blangetti,1 Dvora Namdar,2 and Hinanit Koltai2,*Antonio Evidente, Academic Editor
7) Front Integr Neurosci. 2018; 12: 51. Published online 2018 Oct 18. doi: 10.3389/fnint.2018.00051
PMCID: PMC6200872 PMID: 30405366 Cannabis Therapeutics and the Future of Neurology Ethan B. Russo*

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