Di Stefano poi precisa che “il comune non è il proprietario, quindi non ha nessun potere di richiedere indietro lo stabile”, che è di proprietà del Ministero dell’istruzione.
“Una delibera di Veltroni inoltre – aggiunge Di Stefano – obbliga in ogni caso il Comune di Roma a fornire 18 alloggi di edilizia residenziale pubblica alle famiglie occupanti, prima di eseguire qualsiasi sgombero chiunque lo ordini o lo esegua. A Roma ci sono decine e decine di palazzi occupati da prima di CasaPound, ma nessuno se ne occupa essendo occupati principalmente da immigrati o da organizzazioni di estrema sinistra. Da 15 anni ogni sindaco che non è in grado di amministrare la città ad un certo momento per distrarre i romani inizia a parlare di CasaPound. Questo non ha portato molta fortuna ai sindaci precedenti e speriamo porti sfortuna anche alla Raggi. Siamo di fronte alla solita polpetta avvelenata per Matteo Salvini, fatta pensando di metterlo in difficoltà. Ma noi non siamo alleati di Salvini dal 2015, quindi il Ministro – ha concluso Di Stefano – è libero di comportarsi come meglio crede”.
Zannola: “Questa amministrazione assuma la legalità come principio cardine” – “In questi mesi si è usato sul tema degli sgomberi il pugno duro – ha detto in Aula Zannola presentando la mozione, che era già stata discussa in Aula la scorsa settimana, quando però non si era arrivati al voto -. Noi chiediamo alla Giunta di fare altrettanto con un edificio di pregio al centro di Roma occupato ormai dal 2003, dove non si sa bene cosa accade dentro se non che si costruisce un odio profondo, e messaggi negativi in città. Le violenze fuori dalle scuole di cui l’associazione Casapound si è dimostrata rea ne sono l’esempio”. Zannola, poi, aggiunge: “Sappiamo che l’edificio non è proprietà del Comune, noi pensiamo che una permuta con l’ente di proprietà potrebbe permettere al Campidoglio di acquisirlo al suo patrimonio. Una volta fatto questo il Comune potrebbe dare l’esempio, cacciando chi utilizza un bene pubblico di pregio per fomentare l’odio e restituirlo alla città confrontandosi con la cittadinanza facendolo magari diventare un punto d’incontro per la città. Bisogna avere il coraggio di essere forti con i forti e non solo forti con i deboli. E l’occasione per l’amministrazione di ribadire che questa amministrazione assume la legalità come principio cardine non solo nel disagio delle periferie, ma anche al centro di Roma di fronte a un movimento fascista che genera solo odio”. Voto favorevole anche da parte del Movimento Cinque Stelle. ”Voteremo sì – aveva detto in aula il consigliere Francesco Ardu – non perché ci mettiamo dentro la diatriba tra rossi e neri ma perché coerente con le nostre linee politiche ma difficilmente questo indirizzo politico sarà attuabile perché ci sono delle inesattezze”.
La mozione – “Non è tollerabile che Casapound possa protrarre la propria occupazione in un edificio di pregio per svolgere attività che alimentano un clima di tensione in città, rifacendosi alle ideologie fasciste e alle politiche di Benito Mussolini, violando le normative che non consentono tali comportamenti”, si legge nel documento, che parla anche della necessità di “proseguire il percorso di permuta dell’immobile finalizzato alla sua riqualificazione, avviando un percorso di confronto con la cittadinanza e le istituzioni territoriali per deciderne l’utilizzo futuro”. Tra le premesse si ricorda che l’immobile in questione è occupato dal 2003, ma che “solo nel 2008 viene costituita” l’associazione di promozione sociale CasaPound Italia CpI. La mozione sottolinea che “CasaPound occupa da 15 anni il suddetto immobile di grandi dimensioni” e che “ad oggi non è possibile escludere, anzi è probabile, che gli appartamenti all’interno della sede di CasaPound vengano affittati a terzi“. Inoltre, si legge: “Nessuna amministrazione e nessuna istituzione si è occupata di stabilire il danno erariale prodotto da questa occupazione”.
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