In
questi anni di crisi la coperta si è fatta corta, le risorse
scarseggiano e per competere con le altre potenze mondiali l’Europa ha
bisogno di mercati in cui i prodotti possono essere venduti senza
concorrenza, per far sopravvivere il sogno degli Stati Uniti d’Europa
fondati sul commercio del carbone e dell’acciaio c’è bisogno dei PIIGS.
I
maiali come li definisce l’economia occidentale altro non sono che
Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna; ma anche tra i maiali non è
che tutti se la passino alla grande. Durante la crisi del 2008 alcune
riviste che trattano di materie economiche intravedevano nell’unità
d’Italia il problema dello sviluppo delle regioni del nord. Senza il
sud, qualcuno sosteneva, Lombardia,Veneto ed Emilia Romagna potrebbero
avere i tassi di crescita dell’Austria o della Germania. Quindi la
soluzione per le destre e i liberali in Europa sarebbe stata quella di
buttare a mare i Piigs e salvarsi. Niente di più falso!
Non
solo perchè diversi studi economici hanno dimostrato che gli sprechi al
sud non sono molto differenti da quelli che ci sono nelle regioni del
nord (https://goo.gl/VBLuQj9,
ma senza la possibilità di avere un mercato in cui vendere le merci
senza concorrenza il sogno europeo morirebbe domani stesso. Cosi come
gli Stati Uniti utilizzano alcuni stati sud americani per vendere i
prodotti della loro sovraproduzione, scippando di fatto le materie prime
che questi paesi hanno, per poi rivenderle trasformate sotto forma di
beni ed impedendo con una serie di dazi e accordi che gli stessi paesi
latino americani sviluppino una loro industria locale.
Cosi
anche in Europa e con modalità simili in Italia, le “locomotive” del
nord possono contare sul “carbone”che proviene dal mezzogiorno. Mano
d’opera altamente qualificata a basso costo, lo SVIMEZ ha calcolato che
negli ultimi 10 anni sono emigrati da sud verso nord oltre 200.000
laureati, per un costo in termini di diritto allo studio e formazione di
quasi 30 miliardi (https://goo.gl/wMZxTc);
un mercato di riserva in cui le merci possono essere buttate senza la
minima possibilità di competere, 7 prodotti su 10 che vengono acquistati
dai meridionali provengono da aziende che hanno la sede legale al nord,
nessuna banca che possa finanziare un ipotetico sviluppo industriale
delle imprese meridionali.
A
questo si unisce il fatto che negli ultimi 20 anni le risorse messe a
disposizione delle regione e dei comuni meridionali sono tagliate
drasticamente, solo il comune di Napoli ha subito un taglio dei
finanziamenti dallo stato centrale pari a 100 milioni di euro l’anno.
Con
la riforma del Titolo V della Costituzione la parola mezzogiorno è
scomparsa dal testo, per lasciare il posto a quella dell’autonomia. Non
che sia contrario ad una maggiore autonomia degli enti locali, anzi
credo che si debba ragionare spingendo in quella direzione, ma cosi come
si sta facendo in questi anni il risultato è semplicemente quello di
dare l’autonomia di operare in un contesto nazionale ad alcune regione
(quelle più ricche) che però possono decidere in ogni momento le regole
del gioco in base alle proprie esigenze.
Come
ad esempio il meccanismo di premialità dei comuni virtuosi, è chiaro
che in un contesto di forte squilibrio come quello italiano, dove il 70%
dei comuni in predissesto o dissesto sono meridionali, premiare i
comuni cosiddetti virtuosi equivale a dire che chi è più ricco lo sarà
sempre di più e chi è povero continuerà ad esserlo. Questo a discapito
dei cittadini meridionali, che se anche avessero dei pessimi
amministratori,una volta cambiati democraticamente attraverso le
elezioni, dovrebbero comunque pagare i danni delle gestioni precedenti
neanche a produrre disastri fossero stati loro.
Ovviamente
esiste un partito che ha incarnato al massimo questo mantra, la Lega
Nord, ma pensare che sia un affare dei soli leghisti è un profondo
errore. In Italia esiste un partito del nord,
che si muove trasversalmente da destra a sinistra, che occupa posti di
potere e che fa muro ogni qual volta c’è da decidere su come spostare le
risorse nel paese. Gli esempi possono essere molti a partire dalle
delocalizzazioni, che hanno sempre visto penalizzati i siti industriali
meridionali rispetto a quelli settentrionali delle stesse compagnie o la
riforma della scuola e dell’università voluta nel 2008 dalla ministra
Gelmini e mai toccata dai governi che si sono succeduti negli anni. Il
risultato ? Le università d’eccellenza del nord ricevono sempre più
finanziamenti pubblici a scapito di quelle del sud, in Veneto le borse
di studio raggiungono i 9000 al mese mentre in Campania siamo intorno ai
3000 euro.
Questo
processo durato decenni però ora sta vedendo la chiusura del cerchio,
il sogno di Bossi, Borghezio e Calderoli sta per realizzarsi, con
l’accordo sull’autonomia differenziata la Lega ha compiuto il suo progetto politico per il quale era nata.
Nonostante Salvini abbia cambiato nome e slogan al partito, mentre si parla di immigrati e sicurezza, sparando frasi ad effetto per provocare indignazione e polarizzare il dibattito politico, nelle stanze dei bottoni si preparano le procedure per una mossa tutta a favore delle regioni settentrionali.
Nonostante Salvini abbia cambiato nome e slogan al partito, mentre si parla di immigrati e sicurezza, sparando frasi ad effetto per provocare indignazione e polarizzare il dibattito politico, nelle stanze dei bottoni si preparano le procedure per una mossa tutta a favore delle regioni settentrionali.
Chiamarla
secessione è quanto mai errato, perchè l’obiettivo della 3 regioni del
nord non è quello di essere indipendenti, sarebbe troppo nobile per la
ruberia che invece questi signori stanno mettendo in campo.
Il
punto, a cui ambiscono Salvini, Zaia and company. è poter tenere per se
stessi tutte le risorse che vogliono ma continuare ad agire all’interno
di una mercato nazionale. In poche parole vogliono la possibilità di
gestire in autonomia i propri servizi, la propria tassazione e allo
stesso tempo avere la possibilità di continuare a vendere sul mercato
nazionale i prodotti delle proprie industrie, magari bloccando la
possibilità di far muovere la forza lavoro a meno che non sia l’economia
del nord a chiederlo.
Qui non si tratta di essere contro o a favore rispetto ad un processo federalista, il punto è davvero un altro.
In
questi anni per giustificare quest’operazione nei confronti
dell’opinione pubblica si è utilizzato il metodo della disinformazione,
per anni ci siamo sentiti dire che il sud è la patria dello spreco, che i
meridionali sono tutti furbetti, a cui piace il divano e che poco
sopportano sapone e lavoro.
Soprattutto
negli ultimi anni, venuto meno il ruolo degli stati nazione all’interno
del contesto europeo, il mantra è stato che ognuno deve pensare a se
per la propria crescita e che quindi se nel nord pagano più tasse è
giusto che queste tasse restino sui territori.
Questa
operazione propagandistica si tiene su due menzogne: la prima è che le
regioni del nord pagano più tasse, ovviamente è falso! In Italia la
tassazione (esclusa quella su base regionale o comunale) si paga in base
al proprio reddito non rispetto al luogo in cui si risiede, è una
tassazione procapite. Quindi al massimo bisognerebbe chiedersi come mai
in alcune regioni esiste una concentrazione di reddito alti maggiore
rispetto alle altre, basti pensare che la media dei salari in Lombardia è
di 35.000 euro procapite il doppio di quella della Campania 18.000
euro. La seconda omissione è che per far salire le statistiche del Pil e
dire che il 40% della ricchezza di concentra in Lombardia, Veneto e
Emilia si utilizzano misurazioni quanto meno discutibili. Ad esempio
potremmo citare le compagnie petrolifere dell’Eni che estraggono e
lavorano petrolio in Basilicata e Sicilia ma hanno sede legale al nord
quindi vanno ad ingrossare il Pil di quelle regioni.
Per
citare solo l’ultimo caso: il Caffè Borbone, praticamente un prodotto
presente in tutte le case dei napoletani, ma che è stato acquisito da
una Holding milanese e da qualche mese ha la sua sede legale in
Lombardia. Vuol dire che i soldi dei napoletani, i loro acquisti, vanno
ad ingrossare ancora una volta il Pil di un’altra regione. Questo vale
per Impregilo, Tangenziale Spa ecc. ecc.
Per questo è fondamentale lottare contro questo tipo di autonomia differenziata,
perchè se il patto repubblicano è morto e qualcuno ha intenzione di
cambiare le regole del gioco a proprio favore, bisogna fare in modo che
questa ulteriore rapina non avvenga. Se ci deve essere la secessione che
ci sia, che le regioni del vadano per conto loro, lasciando per le
risorse sui nostri territori, smettendo di utilizzare il sud come una
colonia interna.
E’
troppo presto per sognare una meridione libero dal ricatto delle fonti
fossili, che costruisca un mercato unico con il resto dei popoli del
mediterraneo,mettendo fino alle tante morti che vediamo ogni giorno nei
nostri mari.
Intanto
bisogna evitare che Lombardia, Veneto e Emilia Romagna si tengano 50
miliardi di gettito fiscale solo per loro, mettendo in ginocchio i
servizi essenziali al sud nei prossimi anni.
Bisogna
spiegare alle persone che se la sanità non funziona, non ci sono i
pullman, gli asili chiudono e per curarti devi fare migliaia di km non è
solo colpa di qualche cattivo amministratore.
Ricordare a tutti e tutte che il partito del nord
è ancora vivo e vegeto, che il suo Capitano sta operando in pieno
accordo con i suoi tirapiedi, buttando fumo negli occhi con la storia
dei porti chiusi e mentre tutti sono distratti si lascia ancora una
volta il sud in ginocchio.
Intanto
però una piccola cosa la possiamo fare tutti, provare a comprare
prodotti locali a km zero, fare in modo che ogni centesimo di denaro
pubblico venga speso sui territori è il modo più rapido per mettere le
basi per un futuro in queste terre.
Specialmente
gli euro che arriveranno per il reddito di cittadinanza, bisogna fare
in modo che non diventino un ulteriore regalo alle imprese del nord e ai
politici che foraggiano, mentre ci accusano di essere dei fannulloni
amanti del divano e della pacchia sono pronti a venderci di tutto per
rapinare ancora una volta la nostra gente lasciando solo il deserto alle
nostre spalle.
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