domenica 27 gennaio 2019

Ecco il vero obiettivo del Trattato di Aquisgrana (di P. Becchi e G. Palma)

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Mentre in Europa soffia il vento sovranista, Francia e Germania tentano il colpo di coda. Il Presidente della Repubblica francese Macron e la Cancelliera tedesca Merkel hanno firmato ad Aquisgrana un Trattato bilaterale che prevede principalmente (ma non unicamente) una maggiore cooperazione tra i due Paesi soprattutto nel campo dell’economia. Fallito il progetto di un Super Stato Europeo, Francia e Germania puntano almeno ad una Super Nazione capace di condizionare l’intero Vecchio Continente. Viene peraltro da chiedersi se il Trattato non presenti per entrambi i Paesi profili di incostituzionalità, perché prevede ad esempio che un membro del governo di un Paese prenda parte al Consiglio dei ministri dell’altro una volta ogni tre mesi: si tratta chiaramente di una forte cessione di sovranità. Cavoli loro, si dirà, ma c’è dell’altro che ci riguarda. L’accordo prevede che la Super Nazione decida regole di bilancio e fiscali in apparenza vincolanti solo per i due Paesi, ma che in realtà si cercherà di estendere all’Unione.

I due leader politici europei sanno benissimo che l’austerità non è più un percorso che gli altri Stati europei sono disposti in silenzio ad accettare, quindi aggirano l’ostacolo col Trattato bilaterale mettendo gli altri partner europei di fronte al fatto compiuto. L’ondata sovranista che, in un modo o nell’altro, farà ingresso nel Parlamento europeo a partire da maggio in avanti, porterà con sé l’istanza di riformare in senso democratico i Trattati europei, cioè il funzionamento delle Istituzioni e della moneta unica. Argomenti che i franco-tedeschi non intendono prendere in considerazione.
La procedura di riforma dei Trattati Ue è disciplinata dall’art. 48 del Tue, e in sostanza prevede una condivisione politica praticamente unanime all’interno del Consiglio europeo, quell’organismo sovranazionale composto dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri. L’Europarlamento, nella procedura di revisione, conta quanto il due di picche. Tutto è sostanzialmente in mano agli Stati
membri. Per impedire un percorso che riformi euro e Bce, Merkel e Macron hanno formato ad Aquisgrana una cabina di regia che consentirà loro di presentarsi alle sedute del Consiglio europeo post-elezioni con decisioni già blindate dall’asse Parigi-Berlino.
Lo scopo del Trattato di Aquisgrana non è solo quello di rafforzare l’asse franco-tedesco, bensì di dar vita a un centro di potere politico – solidificato dalla firma di un Trattato – che faccia da cortina di ferro contro le istanze riformatrici provenienti soprattutto dei Paesi del Sud Europa, in primis l’Italia. Il governo italiano infatti, già nei mesi scorsi, aveva avanzato la riforma dello statuto della Bce proponendo che questa diventi prestatrice illimitata di ultima istanza, cioè che garantisca l’intero ammontare del debito pubblico di tutti gli Stati dell’eurozona. Proposta che né Macron né Merkel intendono assecondare. Per evitare che dopo le elezioni europee, in virtù di una forte affermazione elettorale sovranista, gli Stati del Sud avanzino proposte di revisione dei Trattati che prevedano la modifica di euro e Bce, Francia e Germania si sono ora già messi d’accordo per giungere alle sedute del Consiglio europeo con decisioni impacchettate che rendano impossibile qualsiasi mutamento di rotta dell’Unione.
Per questo riteniamo che la Lega debba prestare maggiore attenzione al tema europeo. Occorre essere più incisivi. Ad esempio non c’è ancora una bozza di programma elettorale per le elezioni di maggio. Bisogna inoltre essere realistici: anche un buon risultato alle elezioni, di per sé può cambiare poco. Se Francia e Germania si organizzano per ingabbiarci ancor di più di quanto non lo siamo già oggi, è bene che il governo italiano – in primis Matteo Salvini, visto il grande consenso popolare di cui gode – prepari un piano alternativo proponendo ad esempio un analogo trattato di cooperazione economica tra l’Italia e i Paesi del Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), al quale anche l’Austria (essendo il nodo cruciale per l’interscambio con i Paesi del Visegrad) potrebbe aderire.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero del 24 gennaio 2019.

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