Una
delle più grandi vittorie – morali prima che militari – nella Storia di
un “piccolo popolo” (quello del Vietnam) contro un Gigante (cioè gli
Usa).
Fabrizio Melodia
L’offensiva
del Tet fu un grande attacco portato a compimento dall’ottima mente
strategica del generale Vo Nguyen Giap (*) al comando di circa 70000
uomini, proprio in coincidenza del capodanno dell’anno lunare, segnato
sul calendario orientale come Tet.
L’attacco comprese numerosi centri abitati su un vasto fronte, molti di notevole importanza strategica e presidiati dagli statunitensi e dell’esercito sudvietnamita.
I vietcong comunisti vinsero? Per il morale dell’esercito nordvietnamita, di sicuro, fu una grandiosa vittoria, a cui seguì anche l’attacco diversivo alla base dei marines stanziati a Khe Sanh, ai confini con il Laos.
Gli yankees furono colti di sopresa: con molta probabilità perché non pensavano che i nordvietnamiti avrebbero sferrato un attacco durante la festività del loro Capodanno; o forse per presunzione si sentivano intoccabili.
Molti centri finirono temporaneamente sotto le mani dei guerriglieri, compresa la capitale Saigon, sede del governo e dei comandi militari più importanti. Scioccante fu di certo l’attacco vietcong all’ambasciata degli Stati Uniti d’America, dove un manipolo di coraggiosi penetrò nell’edificio, portando grande scompiglio, prima di essere neutralizzati dai super armati Marines.
In particolare, è da ricordare il massacro dell’antica città di Hue, dove i guerriglieri vietcong occuparono la città, iniziando a rastrellare e giustiziare tutti i collaborazionisti.
Alla fine numeri tragici (e assai dubbi): gli americani dissero di aver ritrovato quasi 3000 morti nelle fosse comuni, di aver avuto 150 perdite nelle proprie file (più 400 soldati sudvietnamiti) ma di aver ucciso 5000 Vietcong.
Per i Vietcong fu una vittoria “di Pirro” dal punto di vista strettamente militare perchè l’impero Usa scatenò subito dopo tutto il suo superiore arsenale bellico, colpendo ovunque (e a casaccio). Ma dal punto di vista politico e strategico l’offensiva del Tet ebbe una fondamentale ripercussione sull’opinione pubblica degli Usa: la vittoria non era più tanto certa e tantomeno vicina. Giap aveva fiaccato il gigante americano, indebolendolo moralmente e agli occhi del mondo intero. Dopo poco, il generale William Westmoreland, il quale pubblicamente aveva affermato che gli USA avrebbero vinto facile, si vide costretto a richiedere altri 200.000 soldati, il che allargò il fronte interno (cioè gli oppositori alla guerra, con un altissimo numero di disertori).
Il presidente Lyndon Johnson fu costretto – con ormai la maggioranza dell’opinione pubblica contro “la sporca guerra” – a iniziare i negoziati di pace che però si rivelarono una farsa mentre gli Usa aumentavano i bombardamenti.
La guerra continuò fino al 30 aprile 1975 quando gli ultimi statunitensi scapparono dalla loro ambasciata di Saigon in mano ai Vietcong. Per una volta David aveva travolto Golia.
Per approfondire segnalo il saggio “Storia della guerra del Vietnam” di Stanley Karnow.
Grazie di tutto, compagno Giap Sandro Portelli.
L’attacco comprese numerosi centri abitati su un vasto fronte, molti di notevole importanza strategica e presidiati dagli statunitensi e dell’esercito sudvietnamita.
I vietcong comunisti vinsero? Per il morale dell’esercito nordvietnamita, di sicuro, fu una grandiosa vittoria, a cui seguì anche l’attacco diversivo alla base dei marines stanziati a Khe Sanh, ai confini con il Laos.
Gli yankees furono colti di sopresa: con molta probabilità perché non pensavano che i nordvietnamiti avrebbero sferrato un attacco durante la festività del loro Capodanno; o forse per presunzione si sentivano intoccabili.
Molti centri finirono temporaneamente sotto le mani dei guerriglieri, compresa la capitale Saigon, sede del governo e dei comandi militari più importanti. Scioccante fu di certo l’attacco vietcong all’ambasciata degli Stati Uniti d’America, dove un manipolo di coraggiosi penetrò nell’edificio, portando grande scompiglio, prima di essere neutralizzati dai super armati Marines.
In particolare, è da ricordare il massacro dell’antica città di Hue, dove i guerriglieri vietcong occuparono la città, iniziando a rastrellare e giustiziare tutti i collaborazionisti.
Alla fine numeri tragici (e assai dubbi): gli americani dissero di aver ritrovato quasi 3000 morti nelle fosse comuni, di aver avuto 150 perdite nelle proprie file (più 400 soldati sudvietnamiti) ma di aver ucciso 5000 Vietcong.
Per i Vietcong fu una vittoria “di Pirro” dal punto di vista strettamente militare perchè l’impero Usa scatenò subito dopo tutto il suo superiore arsenale bellico, colpendo ovunque (e a casaccio). Ma dal punto di vista politico e strategico l’offensiva del Tet ebbe una fondamentale ripercussione sull’opinione pubblica degli Usa: la vittoria non era più tanto certa e tantomeno vicina. Giap aveva fiaccato il gigante americano, indebolendolo moralmente e agli occhi del mondo intero. Dopo poco, il generale William Westmoreland, il quale pubblicamente aveva affermato che gli USA avrebbero vinto facile, si vide costretto a richiedere altri 200.000 soldati, il che allargò il fronte interno (cioè gli oppositori alla guerra, con un altissimo numero di disertori).
Il presidente Lyndon Johnson fu costretto – con ormai la maggioranza dell’opinione pubblica contro “la sporca guerra” – a iniziare i negoziati di pace che però si rivelarono una farsa mentre gli Usa aumentavano i bombardamenti.
La guerra continuò fino al 30 aprile 1975 quando gli ultimi statunitensi scapparono dalla loro ambasciata di Saigon in mano ai Vietcong. Per una volta David aveva travolto Golia.
Per approfondire segnalo il saggio “Storia della guerra del Vietnam” di Stanley Karnow.
Grazie di tutto, compagno Giap Sandro Portelli.
Nessun commento:
Posta un commento