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Intervista a Chiara Sasso autrice del libro “Riace, una storia italiana”, coordinatrice di Recosol (Rete dei comuni solidali) e membro del comitato promotore della fondazione. Oggi, intanto, sono state inviate a Oslo le 90mila firme raccolte per la candidatura al Nobel del borgo ionico
Dopo l’inchiesta
contro Mimmo Lucano e la chiusura del progetto Sprar di Riace decisa dal
Ministero dell’Interno e dal servizio centrale è nata la fondazione “È
stato il vento”, presentata il 12 gennaio scorso. Quali obiettivi si
pone?
La decisione di costituire un comitato di promozione per la fondazione “È stato il vento – dalla frase che il sindaco di Riace cita sempre quando racconta gli inizi di questa storia, quando è arrivata la prima nave di curdi sulla spiaggia di Riace – è nata in seguito alla precarietà dei progetti di accoglienza statali. Sia per la chiusura degli Sprar, sia per le inchieste che mettevano in discussione la presenza delle persone definite“lunghi permanenti”, cioè coloro che non avevano più i requisiti per poter continuare ad essere accolti ma che comunque si erano ben inseriti a Riace. La fondazione dunque vuole costruire progetti di accoglienza di nuovo tipo e portare linfa nuova al borgo.
La chiusura dello Sprar ha avuto delle ripercussioni sulla vita quotidiana della cittadina ionica. Molti migranti sono stati trasferiti, le associazioni di fatto hanno perso il lavoro. Tutti i progetti sociali messi in piedi con fatica negli ultimi 20 anni sono stati duramente colpiti. Qual è la situazione oggi a Riace?
La situazione a Riace oggi è molto critica, attualmente ci sono una trentina di persone migranti che vivono ancora nel paese. Alcuni di loro erano stati trasferiti in altri centri ma sono tornati perché a Riace potevano contare su una casa e una vita dignitosa mentre nei centri le condizioni sono spesso difficili, non ci sono spazi, non c’è intimità. A Riace hanno chiuso tutte le botteghe che per anni avevano fatto lavorare insieme riacesi e richiedenti asilo. Ha chiuso anche il ristorante. Rimane un grande senso di desolazione. È su questo che la fondazione vuole lavorare. Per ridare speranza.
Dal procedimento penale di Lucano sono passati alcuni mesi, nel frattempo è stato approvato definitivamente il decreto Salvini. La nuova legge inasprisce ulteriormente la legislazione in materia di accoglienza. Non meno importanti sono i cambiamenti “fuori” dal testo legislativo: la politica di chiusura dei porti e gli accordi con la Libia hanno di fatto ridotto drasticamente gli arrivi. In tale contesto, come vi immaginate un progetto di accoglienza fuori dal sistema ufficiale?
L’ipotesi è quella di lavorare su un’accoglienza “spontanea”, che in un primo momento è sostenuta dai fondi che sono stati recuperati e in un secondo da un’economia che dovrà partire dallo stesso paese. Dalle botteghe collegate con le tante associazioni che già hanno dato la disponibilità per veicolare i prodotti, dal turismo diffuso. Le case vuote dei riacesi emigrati saranno inserite in questo circuito anche rispetto a questo punto di vista.
Lucano ha rivendicato la sua disobbedienza alle leggi “balorde”. Dopo il suo gesto si sono moltiplicati i gesti di disobbedienza civile, dalla nave Mediterranea che ha sfidato Salvini nelle attività di soccorso in mare, fino al caso dei sindaci e dei presidenti di Regione che si sono rifiutati di applicare il decreto Salvini. Cosa avete visto da Riace?
Domenico Lucano, si potrebbe dire a “sua insaputa” e sicuramente contro la sua volontà, è diventato un esempio seguito da ogni angolo d’Italia. Lui stesso sostiene di non fare niente di particolarmente azzardato ma di limitarsi a essere normale, a seguire alcuni comportantemti che dovrebbero stare alla base di qualsiasi azione politica. Lucano e il piccolo paese della locride di cui era sindaco sono diventati un simbolo in un modo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Passano i mesi ma l’attenzione mediatica non accenna a diminuire. Come Recosol (Rete comuni solidali) riceviamo ogni giorno inviti per Lucano da scuole, università e comuni.
Come si può sostenere la fondazione “È stato il vento”?
Abbiamo tantissime richieste di gruppi e persone che ci vogliono sostenere. Sono situazioni che fanno ben sperare perché da un paio di mesi a questa parte è come se l’Italia avesse avuto un sussulto e molti sono scattati in piedi. Dato che non è possbile trasferirsi tutti a Riace e sarebbe sbagliato pensare di “fare” qualcosa sostituendosi a una comunità, l’alternativa è quella di continuare a mantenere un collegamento e portare Riace in mille posti dove ognuno di noi vive e lavora. È poi possibile effettuare delle donazioni per sostenere le attività e i progetti della fondazione.
Coordinate bancarie per le donazioni
Comitato È stato il vento
IT48P0501801000000016787921
Banca Etica
La decisione di costituire un comitato di promozione per la fondazione “È stato il vento – dalla frase che il sindaco di Riace cita sempre quando racconta gli inizi di questa storia, quando è arrivata la prima nave di curdi sulla spiaggia di Riace – è nata in seguito alla precarietà dei progetti di accoglienza statali. Sia per la chiusura degli Sprar, sia per le inchieste che mettevano in discussione la presenza delle persone definite“lunghi permanenti”, cioè coloro che non avevano più i requisiti per poter continuare ad essere accolti ma che comunque si erano ben inseriti a Riace. La fondazione dunque vuole costruire progetti di accoglienza di nuovo tipo e portare linfa nuova al borgo.
La chiusura dello Sprar ha avuto delle ripercussioni sulla vita quotidiana della cittadina ionica. Molti migranti sono stati trasferiti, le associazioni di fatto hanno perso il lavoro. Tutti i progetti sociali messi in piedi con fatica negli ultimi 20 anni sono stati duramente colpiti. Qual è la situazione oggi a Riace?
La situazione a Riace oggi è molto critica, attualmente ci sono una trentina di persone migranti che vivono ancora nel paese. Alcuni di loro erano stati trasferiti in altri centri ma sono tornati perché a Riace potevano contare su una casa e una vita dignitosa mentre nei centri le condizioni sono spesso difficili, non ci sono spazi, non c’è intimità. A Riace hanno chiuso tutte le botteghe che per anni avevano fatto lavorare insieme riacesi e richiedenti asilo. Ha chiuso anche il ristorante. Rimane un grande senso di desolazione. È su questo che la fondazione vuole lavorare. Per ridare speranza.
Dal procedimento penale di Lucano sono passati alcuni mesi, nel frattempo è stato approvato definitivamente il decreto Salvini. La nuova legge inasprisce ulteriormente la legislazione in materia di accoglienza. Non meno importanti sono i cambiamenti “fuori” dal testo legislativo: la politica di chiusura dei porti e gli accordi con la Libia hanno di fatto ridotto drasticamente gli arrivi. In tale contesto, come vi immaginate un progetto di accoglienza fuori dal sistema ufficiale?
L’ipotesi è quella di lavorare su un’accoglienza “spontanea”, che in un primo momento è sostenuta dai fondi che sono stati recuperati e in un secondo da un’economia che dovrà partire dallo stesso paese. Dalle botteghe collegate con le tante associazioni che già hanno dato la disponibilità per veicolare i prodotti, dal turismo diffuso. Le case vuote dei riacesi emigrati saranno inserite in questo circuito anche rispetto a questo punto di vista.
Lucano ha rivendicato la sua disobbedienza alle leggi “balorde”. Dopo il suo gesto si sono moltiplicati i gesti di disobbedienza civile, dalla nave Mediterranea che ha sfidato Salvini nelle attività di soccorso in mare, fino al caso dei sindaci e dei presidenti di Regione che si sono rifiutati di applicare il decreto Salvini. Cosa avete visto da Riace?
Domenico Lucano, si potrebbe dire a “sua insaputa” e sicuramente contro la sua volontà, è diventato un esempio seguito da ogni angolo d’Italia. Lui stesso sostiene di non fare niente di particolarmente azzardato ma di limitarsi a essere normale, a seguire alcuni comportantemti che dovrebbero stare alla base di qualsiasi azione politica. Lucano e il piccolo paese della locride di cui era sindaco sono diventati un simbolo in un modo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Passano i mesi ma l’attenzione mediatica non accenna a diminuire. Come Recosol (Rete comuni solidali) riceviamo ogni giorno inviti per Lucano da scuole, università e comuni.
Come si può sostenere la fondazione “È stato il vento”?
Abbiamo tantissime richieste di gruppi e persone che ci vogliono sostenere. Sono situazioni che fanno ben sperare perché da un paio di mesi a questa parte è come se l’Italia avesse avuto un sussulto e molti sono scattati in piedi. Dato che non è possbile trasferirsi tutti a Riace e sarebbe sbagliato pensare di “fare” qualcosa sostituendosi a una comunità, l’alternativa è quella di continuare a mantenere un collegamento e portare Riace in mille posti dove ognuno di noi vive e lavora. È poi possibile effettuare delle donazioni per sostenere le attività e i progetti della fondazione.
Coordinate bancarie per le donazioni
Comitato È stato il vento
IT48P0501801000000016787921
Banca Etica
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