mercoledì 21 marzo 2018

"Pubblico impiego, il non-contratto. Alice nel paese delle meraviglie e la fregatura degli aumenti ad elastico".

Per quasi 9 anni i\le dipendenti della Pubblica amministrazione sono rimasti senza contratto nazionale, con un fondo della produttività, anno dopo anno, decurtato e sottoposto a vincoli penalizzanti.
Per sanità ed enti locali, i fatidici e irrisori arretrati arriveranno dopo il passaggio alla Corte dei Conti e al Consiglio dei ministri , quindi non prima della busta paga di Aprile, giusto in tempo per le elezioni Rsu previste per metà aprile. 
Una tempistica singolare, giusto per vedere un po' di fumo e guadagnare consensi per quei sindacati che hanno sottoscritto contratti a perdere con meno soldi e minori diritti. Ma, come scrive giustamente Il Sole 24 ore (ci costa molto dare ragione ai padroni ma diversamente non sarebbe possibile), è utile ricordare che per la prima volta percepiremo AUMENTI AD ELASTICO.
Infatti, gli stipendi , a partire dal 1 Gennaio 2019, perderanno soldi perchè l'elemento perequativo dura solo da Marzo a Dicembre 2018.
E' la prima volta che un rinnovo contrattuale ci fa perdere soldi, con il prossimo ccnl lo scambio diseguale tra salario e sanità\previdenza integrativa sarà ulteriormente rafforzato, del resto stanno provando a indirizzare parte del nostro salario verso sanità e previdenza integrativa, un baratto inaccettabile visto che pensioni e salute dovrebbero essere garantite dal sistema pubblico a sostegno del quale i lavoratori e le lavoratrici pagano le tasse.
Che cosa è l'elemento perequativo ?

Dopo mesi di trattativa hanno capito che gli stipendi, soprattutto quelli medio bassi, con il rinnovo contrattuale, crescono del 3,48%, una cifra stabilita a tavolino e compatibile con i paletti della Legge di stabilità , di sicuro cifra non legata al reale recupero del potere di acquisto perduto. Facendo due calcoli si sono resi conto che perfino gli 85 euro medi lordi non sarebbero stati raggiunti da decine di migliaia di dipendenti pubblici (c'è chi parla di un terzo pari a un milione di unità), per questo si sono inventati l'elemento perequativo che tuttavia non è valido ai fini del calcolo della pensione ed ha una durata limitata nel tempo, fino al 31 dicembre 2018. Ma dal 1 Gennaio 2019?
Gli stipendi perderanno soldi , circa il 24% dell'aumento complessivo, il che induce a riflettere su quanto irrisori siano gli aumenti reali, per recuperare questa cifra bisognerà attendere il prossimo contratto nazionale.
E visti i lunghi tempi di attesa tra un contratto e l'altro, ricordando le difficoltà a formare un governo e le pastoie burocratiche nelle quali si imbatte la pubblica amministrazione, non c'è da stare tranquilli.
E che dire poi del bonus Renzi? Anche su questo punto sono necessarie alcune considerazioni perchè dai calcoli dell'Aran sono circa 309mila dipendenti “a rischio”, quelli con stipendio tra 24mila e 26mila euro, con il rischio di perdere il bonus (o tutto o parte di esso) in virtu' dell'aumento derivante dal rinnovo contrattuale.
L'ultima legge di Stabilità ha innalzato la soglia di reddito da 24 mila a 24.600 euro e da 26mila a 26.600 la soglia a partire dalla quale il bonus si azzera. In ogni caso questo contratto non risolve i problemi ma li rinvia solo al prossimo triennio . Nel frattempo, solo nel 2019 , avremo l'incremento del fondo della produttività (quindi con perdita del salario accessorio quest'anno), e sempre nel 2019 dovranno trovare una soluzione per sostituire l'elemento perequativo senza cui i nostri salari saranno in piena rimessa. Questa è la tragicommedia del contratto degli enti locali...

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