Angela Corica Giornalista
È di questi giorni la notizia che dopo 40 anni di strapotere bovino, una trentina di esemplari sono stati catturati dallo Stato. Nessuno di questi animali ha un proprietario vero e proprio, si sa soltanto che non possono essere toccati. In diversi comuni della Piana di Gioia Tauro e della Locride, per tutti questi anni i cittadini hanno dovuto subire in silenzio, rischiare anche la vita di fronte ad incidenti con gli animali che dalla montagna arrivano fino in strada, provocando molti scontri. E non solo, c’è chi si trova con il proprio orto distrutto o con il terreno in uso ad animali non suoi e deve comunque stare zitto, perché anche se i bovini non hanno segni di appartenenza ben evidenti, se ci si ribella si può pagare con la vita. Come è accaduto nel 2005 a Fortunato La Rosa, ucciso a Gerace, dopo aver denunciato l’invasione delle vacche sacre nei suoi terreni di Canalo.La questione vacche sacre mette in luce il predominio della ‘ndrangheta che, anche attraverso i bovini, deve dimostrare chi comanda. Una ‘ndrangheta capace di essere presente nel mondo della politica e nel traffico internazionale di stupefacenti e tuttavia punta ancora, in Calabria, al radicamento territoriale. Per questo forse non abbandona i riti di affiliazione e le usanze antiche, come le riunioni annuali in luoghi simbolo. Conquistandosi con la violenza e la prevaricazione il silenzio della gente può muoversi indisturbata e esserci nella vita quotidiana di ciascuno, determinandone le scelte.
C’è però chi si ribella e dice no. Come il comitato “No bull” che ha posto anche altri temi, ovvero possibili casi di macellazione abusiva o altri reati. Ma soprattutto l’incolumità della salute pubblica. Perché, in effetti, come spiega il portavoce del comitato, Domenico Antico, ci sono stati “40 anni di lassismo da parte delle istituzioni”. E se ci fossero pure state frodi comunitarie? Saranno le indagini a chiarirlo.
Per ora il segnale che è arrivato al territorio è comunque importante. Il prefetto Michele Di Bari ha assicurato che gli “interventi proseguiranno con maggiore intensità e saranno estesi a tutti i territori a rischio”. La speranza è che si possa tornare a guidare per le strade della Piana e della Locride senza la paura di scontrarsi con una vacca sacra.
Foto tratta da un servizio de Le Iene del 26 ottobre 2015
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