giovedì 22 marzo 2018

Giornata mondiale dell'acqua 2018: la risposta è nella natura.




Questa ricorrenza, istituita nel 1993, si ripete annualmente in correlazione con eventi a tema e attività mirate alla promozione di buone pratiche e alla raccolta di fondi da destinare a questa vitale causa che si lega strettamente all'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 che prevede proprio di "garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle risorse idriche e servizi igienico-sanitari per tutti" entro il 2030.
Il tema di quest'anno mi sta particolarmente a cuore visto che si collega strettamente con la natura e la sua valorizzazione per contrastare gli effetti deleteri dell'inquinamento con annesso cambiamento climatico. L'edizione 2018, infatti, ha come titolo "La risposta è nella natura" e invita a valorizzare gli strumenti che la natura stessa ci fornisce, senza bisogno di andarne a trovare di nuovi.
Vengono incentivate le soluzioni che si basano sulla natura (nature-based solutions) e che vengono ulteriormente spiegate nel report finale dove troviamo la seguente definizione: "Il tratto distintivo di una soluzione che si basa sulla natura (NBS) non riguarda il fatto che l'ecosistema usato sia "naturale", ma implica che i processi naturali vengano gestiti in maniera proattiva per raggiungere obiettivi correlati all'acqua".
Stando ai dati ufficiali, 2.1 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile, entro il 2050 in risposta a una crescita della popolazione mondiale il fabbisogno idrico complessivo si stima che aumenterà del 30%, solo l'1% delle risorse idriche è legato al consumo di acqua potabile e nel 2050 potrebbero esserci fino a 3 miliardi di persone che vivranno in aree con scarse risorse idriche (attualmente sono meno di 2 miliardi).
Ma come sempre occorre andare al di là dei numeri e delle percentuali per comprendere realmente cosa ciò voglia dire nella pratica.
L'acqua costituisce un'altissima percentuale del nostro organismo ed è vitale per il suo funzionamento, eppure allo stesso tempo può uccidere. Uccide la mancanza di acqua da cui scaturiscono carestie, siccità e deterioramento del suolo agricolo, ma uccide anche il mare con le sue onde che fanno capovolgere imbarcazioni o un monsone che inonda terreni disboscati e sovraffollati. Prima nel Mediterraneo e nell'Egeo, oggi in Bangladesh nei campi profughi e negli insediamenti informali dei Rohingya tocco con mano la tragica ambivalenza dell'acqua: chiave della vita e contemporaneamente causa di innumerevoli morti sia quando scarseggia che quando è in eccesso.
Proprio l'acqua è adesso al centro della massima attenzione in Bangladesh dove con MOAS Italia portiamo avanti una missione mirata a garantire cure medico-sanitarie e aiuti umanitari a un paese a reddito medio-basso frequentemente colpito da eventi naturali estremi e interessato dallo scorso 25 agosto da un esodo biblico che ha fatto entrare oltre 671mila persone. Un simile afflusso di disperati ha comportato enormi sfide sia per il settore sanitario sia per le risorse alimentari di un paese già allo stremo che però non ha mai minacciato di chiudere le frontiere, ma anzi ha condiviso terra e cuore coi più vulnerabili. Con le nostre due Aid Station a Unchiprang e Shamlapur da metà ottobre a fine febbraio abbiamo assistito oltre 46mila persone, di cui il 41% sono bambini e il 43% di sesso femminile. Abbiamo anche partecipato con personale medico MOAS alle campagne per le vaccinazioni sotto l'egida dell'OMS e la guida del governo bengalese, mettendo a disposizione le nostre strutture per garantire la necessaria copertura alle popolazioni dei campi e degli insediamenti circostanti.
MOAS
Adesso stiamo lavorando intensamente per prepararci al meglio all'imminente stagione monsonica che si prospetta particolarmente letale e prevede anche l'arrivo di un ciclone che arrecherebbe ulteriore devastazione. L'intensità e la costanza degli arrivi hanno fatto sì che le persone si insediassero ovunque, disboscando e collocando precari rifugi ovunque trovassero posto. Ma ciò ha ulteriormente aggravato le condizioni generali e si temono smottamenti, allagamenti e alluvioni che sommergerebbero intere aree rendendo impossibile il trasporto dei pazienti, la somministrazione di cure mediche in luoghi difficilmente raggiungibili e la fornitura stessa di medicine e materiale sanitario. MOAS ha recentemente assunto un ruolo di rilievo per il coordinamento della Flood Preparedness Task Force nel settore sanitario la quale supporterà le agenzie sanitarie con training mirati ad assicurare costante accesso e fornitura di servizi sanitari durante la stagione dei monsoni.
La Giornata mondiale dell'acqua 2018 ha quindi un valore fondamentale sia come monito alla corretta e oculata gestione delle nostre risorse idriche, sia come invito a riflettere sull'ambivalente natura di questo prezioso elemento che ci presenta -al pari della migrazione- sfide e opportunità da cogliere. Infine, proprio come ribadito per la migrazione, l'edizione di quest'anno ci spinge a guardare agli strumenti e alle soluzioni già esistenti invece di cercarne di nuovi: come il diritto internazionale offre mezzi adeguati per consentire un ingresso sicuro e legale delle persone vulnerabili nei paesi che li ospitano, così la natura contiene in sé gli strumenti per tutelare il pianeta terra e la sua popolazione. Oggi ci servono il coraggio e la determinazione per usare quei mezzi e quegli strumenti.

Nessun commento:

Posta un commento