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venerdì 30 marzo 2018
La Sicilia torna in piazza contro il Muos
dinamopress
No Muos tornano in piazza, a cinque anni dalla prima manifestazione di massa, la lotta non si ferma. Contro la devastazione ambientale e la guerra per la salute e la salvaguardia del territorio
Domani, sabato 31 marzo, manifestazione a Niscemi. A cinque anni dalla prima grande manifestazione contro la base Usa, riparte l’opposizione alla grande opera militare, la lotta contro la guerra e la devastazione ambientale. Ed il prossimo 5 aprile inizia il processo per abusivismo ai costruttori del Muos.
Era il 30 marzo 2013 quando 15.000 persone manifestarono lungo la base militare statunitense di contrada Ulmo circondandola per opporsi alla strategica ed abusiva opera militare satellitare MUOS (Mobile User Objective System), un dispositivo di offesa militare ad uso esclusivo degli Stati Uniti funzionale non solo alle comunicazioni, ma anche in grado di attivare armamenti, oltre che pilotare droni e veicoli armati, composto da tre torri-parabole che emettono un fascio di onde elettromagnetiche ad elevatissimo potenziale, e da quattro satelliti orbitali.
Dopo anni di presidi, dibattiti, agitazioni e crescenti mobilitazioni, quella manifestazione segna un punto di svolta del movimento che nei mesi e negli anni successivi conobbe una fase di alta mobilitazione e conflittualità sociale. La partecipazione comincia ad allargarsi, scendono in campo le Mamme No Muos, i comitati di base nascono e si diffondono in tutte le città limitrofe e in molte città siciliane e a livello nazionale, molti Comuni prendono posizione contro il Muos, si aprono relazioni con comitati di lotta ambientale, in difesa dei territori, contro la guerra e la militarizzazione dei territori a livello nazionale e non solo. Tra il 2013 ed il 2015 diverse manifestazioni molto partecipate con migliaia di persone, azioni di disobbedienza e resistenza attorno alla base, le scalate notturne sulle antenne e le azioni non violente di Turi Vaccaro e di altri attivisti fin sulle torri della base militare, le invasioni pacifiche e di massa della base militare dell’agosto del 2013 e 2014, la repressione e la persecuzione poliziesca contro i comitati, gli attivisti e il presidio No Muos di Niscemi. La battaglia politica non si è mai fermata, tanto nelle piazze e nelle strade, quanto a livello legale: sono mesi di tensioni a livello internazionale, fino alla revoca delle autorizzazioni da parte dell’allora governatore della Sicilia Crocetta, poi la famosa revoca della revoca, diversi sequestri e dissequestri dei cantieri, fino alla storica vittoria nel 2015 al TAR (leggi la sentenza) dei comitati No Muos, poi il dissequestro e la risposta repressiva, con la Procura di Gela che fa partire 129 denunce a tre anni dai fatti contestati per un maxiprocesso dal sapore di vendetta poliziesca. Ma nonostante questi pesanti attacchi, lo sgombero del presidio e il dissequestro, il movimento è ritornato in piazza nel 2017 con la manifestazione del 1 luglio e per domani annuncia una nuova mobilitazione.
Domani, a cinque anni dalla prima grande manifestazione di massa, “ritorneremo nelle strade di Niscemi perché crediamo che sia ancora giusto e sensato lottare affinché vinca la forza della ragione di fronte alla follia della forza militare”, leggiamo nel comunicato. I comitati, inoltre, denunciano la militarizzazione del territorio “da Sigonella a Niscemi, passando per il porto di Augusta, la Sicilia è diventata un’immensa base militare”, la guerra, le conseguenze nocive per l’ambiente e la salute, perché “le antenne e le parabole della morte sono ancora in funzione e continuano ad emanare radiazioni elettromagnetiche nocive, mettendo in pericolo la salute di tutto il popolo siciliano”.
La mobilitazione si oppone all’aumento costante delle “spese militari e alla riduzione della spesa sociale: l’Italia spende ogni giorno 68 milioni di euro in spese militari. Soldi su soldi buttati su armi, aerei e navi da guerra, missili, quando poi mancano i servizi necessari alla popolazione, mancano gli ospedali, le scuole crollano, le pensioni sono al minimo e molti non hanno un tetto sopra la testa. Non è vero quindi che mancano i soldi. Bisogna solo aumentare la spesa sociale tagliando quella militare.”
Dopo il corteo, un altro appuntamento importante sarà quello del 5 di aprile: così lo annunciano i comitati di base: “Siamo nel giusto. Sin dal primo presidio, dalla prima manifestazione diciamo che il MUOS è abusivo. Lo gridiamo da anni nelle strade, e lo ribadiamo all’interno dei tribunali, come accadrà questo 5 Aprile quando a Caltagirone si svolgerà il processo per abusivismo, per 4 dei 7 imputati, accusati di aver edificato l’impianto del MUOS senza autorizzazioni.”.
Una sfida importante e decisiva, in questi tempi di guerra, devastazione ambientale e repressione, quella di rilanciare con forza le lotte popolari e territoriali. Perché, ancora una volta, i comitati rivendicano la tenacia di una lotta che passo dopo passo, continua a resistere alla barbarie della guerra: “la storia dei grandi movimenti popolari ci insegna che se si rimane uniti, se si ha il coraggio e la tenacia di lottare, se prendiamo in mano il nostro destino il futuro ci appartiene”.
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