“Voi siete qui”
E’ capitato a moltissimi di noi di guardare una mappa in luoghi non conosciuti e trovarvi una indicazione rassicurante: voi siete qui.
Avere un punto fisso di orientamento è indispensabile per poi guardarsi
intorno e comprendere dove siamo e quale sia il percorso giusto da
seguire.
Partendo
dalla riuscita assemblea nazionale di Potere al Popolo di domenica
scorsa, che ha visto oltre un migliaio di attivisti, arrivati da tutto
il paese, spingere materialmente in avanti il processo di ricomposizione
di un movimento di opposizione e cambiamento del quadro esistente,
diventa quasi impossibile non segnalare l’urgenza della relazione tra
questa straordinaria esigenza di soggettività politica e la realtà che
la circonda. E questa realtà sta accumulando una dietro l’altra e
addirittura una sopra l’altra, contraddizioni e tensioni crescenti a
livello internazionale.
L’escalation
in corso nei rapporti di forza mondiali, tra un imperialismo declinante
come gli Usa e i suoi competitori, spinge la pallina sempre più
velocemente sul piano inclinato su cui è stata posta agli inizi del XXI
Secolo. E tutti sanno che alla fine del piano c’è il baratro.
La
guerra commerciale avviata dagli Usa scuote profondamente le relazioni
internazionali (oltre che le Borse) e sancisce quella che abbiamo
definito come competizione globale. Non è un dettaglio, perché su questa
chiave di lettura, negli anni, abbiamo fatto letteralmente a
sportellate con altre chiavi di lettura “egemoni” nei movimenti e nella
“sinistra”.
A cominciare dalla globalizzazione,
che molti ritenevano come dato assoluto e permanente, senza intravedere
come si andassero invece definendo poli economici e geopolitici –
alcuni classicamente imperialisti , altri no o non ancora – che abbandonavano progressivamente la concertazione per accentuare invece la competizione tra loro.
Si è trattato di un passaggio storico che ha messo in stand by
e talvolta svuotato le istituzioni sovranazionali (Wto, Fmi, Nato, G8)
che avevano funzionato come camere di compensazione tra diversi
interessi strategici, economici, geopolitici.
Il
mondo in cui abbiamo vissuto fino alla fine del XX Secolo non esiste
più. E’ stato strattonato e ridefinito in più punti, in alcuni casi
modificando completamente le mappe delle aree in cui più forte si è
manifestata una ingerenza brutale da parte delle potenze più forti (vedi
il Medio Oriente o i Balcani e l’Europa dell’Est).
Il
punto su cui l’obsolescenza di analisi si è manifestato più chiaramente
è stato quello sulla natura imperialista dell’Unione Europea. Qui ha
agito e continua ad agire una semplificazione o, peggio ancora, una
rimozione che ormai pesa come piombo nelle ali.
Non passa giorno in cui gli uomini delle oligarchie capitaliste non riaffermino che la Ue deve diventare potenza globale per essere all’altezza della competizione in
corso (“in un mondo di carnivori dobbiamo smettere di essere
vegetariani”, ha sintetizzato due mesi fa il ministro degli esteri
tedesco). E una potenza globale, anche nella sua forma spuria di “polo”
più che di “Stato”, non può che disciplinare con la forza i rapporti
sociali interni. La lotta di classe dall’alto contro il lavoro e i
lavoratori e la regressione sociale e di civiltà a cui assistiamo anche
in Europa, ce lo dimostrano ogni giorno.
Nè
possiamo continuare a sottovalutare l’accelerazione della corsa al
riarmo, alle spese militari, all’interventismo coloniale e alle guerre a
cui stiamo assistendo in molti quadranti, a cominciare da Africa e
Medio Oriente.
In
sostanza si tratta di comprendere – e in fretta – che una potenza
globale egemone come gli Stati Uniti. non accetterà il suo declino nei
rapporti di forza mondiali senza giocare tutte le carte per impedirlo,
incluse quelle più estreme.
Dunque
assistiamo simultaneamente al manifestarsi di un “nemico principale” lì
dove viviamo e agiamo politicamente (l’Unione Europea) e di un “nemico
dell’umanità” capace di trascinare nel baratro se stesso e tutti gli
altri (gli Stati Uniti).
Solo
gli stolti possono ritenere che si possa giocare oggi un nemico contro
l’altro o che ci sia una gerarchia da rispettare religiosamente sulla
base di una sbiadita fotografia del mondo passato.
Diventa
urgente allora che la soggettività politica esistente o in via di
costruzione (Potere al Popolo), cominci a visualizzare ed assumere
questa scala di problemi ed a mettere in campo soluzioni per il proprio e
gli altri popoli. A cominciare dal quadrante dove si agisce (quello
nazionale e quello europeo), ma con uno sguardo lungo e soprattutto
lungimirante sul mondo là fuori, perché adesso dobbiamo almeno
comprendere che “Noi siamo qui”.
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