F.Q. Vincenzo Bisbiglia
La questione che sta animando la Pisana, più delle strategie politiche di Nicola Zingaretti & co., è il concorso pubblico per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di 115 addetti al servizio 112, il numero unico delle emergenze introdotto nel 2015, i cui operatori raccolgono i dati e smistano le chiamate alle varie forze dell’ordine e del soccorso. La selezione – deliberata dall’amministrazione regionale con delibera di Giunta n. 561 del 12 settembre 2017 – non solo riserva una quota del 20 per cento “al personale dipendente della Giunta regionale” ma regala anche una corsia preferenziale a “coloro che abbiano prestato lodevole servizio a qualunque titolo, per non meno di un anno nell’amministrazione che ha indetto il concorso”.
Così, da settimane fioccano le lettere di encomio che consiglieri, ex consiglieri e assessori uscenti stanno realizzando a favore dei propri fidi collaboratori, assunti durante la passata legislatura con contratto fiduciario presso i gruppi consiliari e gli assessorati.
IL “SERVIZIO LODEVOLE” COME TITOLO DI MERITO – Pur dando per buona la versione dell’assessorato, il collaboratore precario del politico – che con le elezioni ha appena perso il posto di lavoro – ha comunque un’altra chance per accaparrarsi il tanto ambito posto fisso: farsi “raccomandare” dal proprio capo. Andando a leggere l’allegato B al bando, infatti, vi sono elencate “le categorie di cittadini che hanno preferenza a parità di merito e parità di titoli”. Ben 20 punti, fra i quali troviamo orfani, invalidi civili, medaglie al valor militare, figli di invalidi, vedovi e loro familiari e, improvvisamente “coloro che abbiano prestato lodevole servizio a qualunque titolo, per non meno di un anno nell’amministrazione che ha indetto il concorso”. Ma non è tutto. Perché a ulteriore parità di titoli la preferenza sarà determinata da sole tre condizioni: il numero dei figli a carico, la minore età e, appunto, “l’aver prestato lodevole servizio nelle amministrazioni pubbliche”. Dove la “lode” si testimonia, appunto, con la lettera d’encomio firmata dal referente politico. Il candidato, a quel punto, non solo avrà buone possibilità di essere assunto, ma sarà facilmente individuabile dalla commissione giudicatrice come “persona di”. Più in là, ovviamente, sarebbe pronto a tornare a lavorare dal politico grazie all’istituto del comando, ma stavolta senza sottrarre budget da impiegare per pagare altri collaboratori esterni.
LA MOBILITA’ DEI COMANDATI – C’è un ultimo aspetto che alimenta la discussione – tutta interna alle mura regionali – sul concorso. E’ quello legato al punto 2 del bando, dove si legge che “è stata avviata la procedura di mobilità (…) rivolta al personale delle pubbliche amministrazioni, anche in posizione di comando o fuori ruolo presso la Giunta della Regione Lazio”. Questa voce potrebbe essere soggetta a più interpretazioni, fra cui quella che porterebbe ad accedere all’assunzione al “contratto a tempo pieno e indeterminato”, senza passare per il concorso, anche a coloro che fanno parte dell’elenco dei 119 comandati fra cui personale pescato – per mezzo della delibera 13/2014 del Consiglio regionale – in aziende regionali e comunali per le quali non vi è stato accesso attraverso selezione pubblica come LazioCrea e Cotral, o comunque dal futuro incerto (vedi Atac). Tutte persone, anche qui, i cui riferimenti politici sono tutt’altro che nascosti.
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