controlacrisi
L’accordo di libero scambio concluso tra Unione Europea e Canada è stato firmato il 30 ottobre 2016, è entrato in vigore in via provvisoria a settembre 2017 e è in via di ratifica nei Parlamenti degli Stati membri, Italia compresa.
Oggi terminerà a Ottawa, in Canada, la prima riunione del Comitato, composto da rappresentanti della Commissione Europea, del Governo canadese, delle imprese e degli enti regolatori ma “senza alcuna traccia di organismi eletti”, secondo quanto denuncia la Campagna Stop-Ttip e Stop-Ceta. Non ci saranno dunque rappresentanti dei Parlamenti nazionali. I temi in agenda, spiegano dalla campagna che si oppone al trattato, sono importanti: si parlerà di negare o autorizzare l’uso di alcuni fungicidi, dei veti nazionali sul glifosato, dell’armonizzazione delle regole che permettono lo scambio commerciale di alimenti fra Ue e Canada.
“Tra i temi all’ordine del giorno ve ne sono molti di stretto interesse per i cittadini e per i produttori agricoli, che però verranno trattati in segreto e fuori dal controllo diretto dei Parlamenti o della società civile – denuncia la campagna Stop Ceta – I tecnici europei e canadesi, insieme ai rappresentanti del settore privato, si scambieranno informazioni sulle nuove leggi che riguardano la salute animale e delle piante, così come sulle ispezioni e sui controlli. Discuteranno anche di linee guida che determineranno l’equivalenza tra prodotti europei e nordamericani, così come dell’impatto sulle importazioni causato dai limiti per le sostanze chimiche. All’ordine del giorno c’è poi il mancato rinnovo da parte dell’UE per i prodotti contenenti Picoxystrobin, un fungicida considerato altamente rischioso per animali terrestri e acquatici. Non basta: verranno prese in esame le differenze tra le misure europee sul glifosato e quelle nazionali. Dopo il rinnovo dell’autorizzazione per altri 5 anni da parte della Commissione Europea, infatti, alcuni Paesi hanno deciso, entro i loro confini, di varare norme più stringenti per l’uso di questo diserbante, accusato di essere probabilmente cancerogeno per l’uomo. Regole più dure, in definitiva, sono viste come un problema per il libero commercio, anche se tutelano consumatori ed ecosistemi”.
“Il rischio che abbiamo preannunciato in questi anni di mobilitazione alla fine si realizza”, sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna italiana StopTTIP/StopCETA, piattaforma che coordina più di 200 organizzazioni nazionali e 50 comitati locali. Ed il rischio è quello di commissioni tecniche “inaccessibili a cittadini e eletti”. Per questo la campagna si rivolge ai parlamentari europei più impegnati chiedendo loro di convocare la Commissione europea in audizione chiedendo spiegazioni sui contenuti di questo incontro e la piena trasparenza degli argomenti trattati. E si rivolge ai neoletti parlamentari italiani, molti dei quali hanno firmato il decalogo NoCeta, per la costituzione di un gruppo interparlamentare StopCeta.
Inammissibile escludere la società civile da processi decisionali sulle normative che riguardano la salute, interviene Federconsumatori. “Abbiamo ribadito più volte che tra i maggiori rischi del Trattato di Libero Scambio con il Canada c’è l’intenzione di superare il principio di precauzione, che viene visto come un ostacolo da abbattere e non come un legittimo e insostituibile strumento di tutela per i consumatori e per l’ambiente – commenta Federconsumatori – In numerose occasioni abbiamo manifestato ed espresso assoluta contrarietà al Ceta, chiedendo di non ratificare un Trattato che implica cambiamenti nettamente peggiorativi in termini di tutela della salute del consumatore e dell’ambiente, di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, di salvaguardia delle denominazioni italiane DOP e IGP e di garanzie per i lavoratori. Ora, almeno in Italia, la ratifica è stata bloccata ma ciò non significa che i rischi che da tempo paventiamo siano scongiurati, anzi: notizie come questa dimostrano che i nostri timori si stanno concretizzando. Condividiamo quindi l’allarme lanciato dalla Campagna Stop TTIP/Stop Ceta, a cui peraltro aderiamo, rilanciando l’esortazione ai parlamentari europei di convocare in audizione la Commissione UE per chiedere spiegazioni in merito e la richiesta ai neoeletti nel Parlamento nazionale per la costituzione di un gruppo interparlamentare Stop Ceta”.
L’accordo di libero scambio concluso tra Unione Europea e Canada è stato firmato il 30 ottobre 2016, è entrato in vigore in via provvisoria a settembre 2017 e è in via di ratifica nei Parlamenti degli Stati membri, Italia compresa.
Oggi terminerà a Ottawa, in Canada, la prima riunione del Comitato, composto da rappresentanti della Commissione Europea, del Governo canadese, delle imprese e degli enti regolatori ma “senza alcuna traccia di organismi eletti”, secondo quanto denuncia la Campagna Stop-Ttip e Stop-Ceta. Non ci saranno dunque rappresentanti dei Parlamenti nazionali. I temi in agenda, spiegano dalla campagna che si oppone al trattato, sono importanti: si parlerà di negare o autorizzare l’uso di alcuni fungicidi, dei veti nazionali sul glifosato, dell’armonizzazione delle regole che permettono lo scambio commerciale di alimenti fra Ue e Canada.
“Tra i temi all’ordine del giorno ve ne sono molti di stretto interesse per i cittadini e per i produttori agricoli, che però verranno trattati in segreto e fuori dal controllo diretto dei Parlamenti o della società civile – denuncia la campagna Stop Ceta – I tecnici europei e canadesi, insieme ai rappresentanti del settore privato, si scambieranno informazioni sulle nuove leggi che riguardano la salute animale e delle piante, così come sulle ispezioni e sui controlli. Discuteranno anche di linee guida che determineranno l’equivalenza tra prodotti europei e nordamericani, così come dell’impatto sulle importazioni causato dai limiti per le sostanze chimiche. All’ordine del giorno c’è poi il mancato rinnovo da parte dell’UE per i prodotti contenenti Picoxystrobin, un fungicida considerato altamente rischioso per animali terrestri e acquatici. Non basta: verranno prese in esame le differenze tra le misure europee sul glifosato e quelle nazionali. Dopo il rinnovo dell’autorizzazione per altri 5 anni da parte della Commissione Europea, infatti, alcuni Paesi hanno deciso, entro i loro confini, di varare norme più stringenti per l’uso di questo diserbante, accusato di essere probabilmente cancerogeno per l’uomo. Regole più dure, in definitiva, sono viste come un problema per il libero commercio, anche se tutelano consumatori ed ecosistemi”.
“Il rischio che abbiamo preannunciato in questi anni di mobilitazione alla fine si realizza”, sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della Campagna italiana StopTTIP/StopCETA, piattaforma che coordina più di 200 organizzazioni nazionali e 50 comitati locali. Ed il rischio è quello di commissioni tecniche “inaccessibili a cittadini e eletti”. Per questo la campagna si rivolge ai parlamentari europei più impegnati chiedendo loro di convocare la Commissione europea in audizione chiedendo spiegazioni sui contenuti di questo incontro e la piena trasparenza degli argomenti trattati. E si rivolge ai neoletti parlamentari italiani, molti dei quali hanno firmato il decalogo NoCeta, per la costituzione di un gruppo interparlamentare StopCeta.
Inammissibile escludere la società civile da processi decisionali sulle normative che riguardano la salute, interviene Federconsumatori. “Abbiamo ribadito più volte che tra i maggiori rischi del Trattato di Libero Scambio con il Canada c’è l’intenzione di superare il principio di precauzione, che viene visto come un ostacolo da abbattere e non come un legittimo e insostituibile strumento di tutela per i consumatori e per l’ambiente – commenta Federconsumatori – In numerose occasioni abbiamo manifestato ed espresso assoluta contrarietà al Ceta, chiedendo di non ratificare un Trattato che implica cambiamenti nettamente peggiorativi in termini di tutela della salute del consumatore e dell’ambiente, di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, di salvaguardia delle denominazioni italiane DOP e IGP e di garanzie per i lavoratori. Ora, almeno in Italia, la ratifica è stata bloccata ma ciò non significa che i rischi che da tempo paventiamo siano scongiurati, anzi: notizie come questa dimostrano che i nostri timori si stanno concretizzando. Condividiamo quindi l’allarme lanciato dalla Campagna Stop TTIP/Stop Ceta, a cui peraltro aderiamo, rilanciando l’esortazione ai parlamentari europei di convocare in audizione la Commissione UE per chiedere spiegazioni in merito e la richiesta ai neoeletti nel Parlamento nazionale per la costituzione di un gruppo interparlamentare Stop Ceta”.
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