In questo senso, la ricerca, per esempio, assume un ruolo fondamentale per porre in essere il nuovo modo di fare energia, garantendo una coerenza tra la scelta delle tecnologie del futuro e l'evoluzione del ruolo delle imprese agricole.
L'Italia è il terzo Paese in Europa per consumi energetici alimentati da fonti rinnovabili e rappresenta circa l'11% di tutta l'energia da fonte rinnovabile consumata nell'Unione europea, con una quota complessiva di consumi energetici da rinnovabili pari al 17,41%, rispetto a una media dell'Europa a 28 del 17,04% (dati contenuti nello studio redatto dal Gse dal titolo "Fonti Rinnovabili in Italia e in Europa, verso gli obiettivi al 2020").
Da qui la necessità di una pianificazione energetica di lungo periodo, cruciale se l'UE vuole ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra al fine di rispettare l'accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici.
Per incentivare la produzione e l'uso di energia da fonti rinnovabili, sono allora disponibili numerosi programmi di finanziamento Ue e nazionali: e uno di questi è il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
È recente la pubblicazione della Relazione speciale n. 5/2017 "Energia da fonti rinnovabili per uno sviluppo rurale sostenibile: vi sono notevoli sinergie potenziali, ma per lo più non realizzate", con la quale la Corte dei Conti europea ha valutato se il sostegno del FEASR per le energie rinnovabili avesse effettivamente contribuito allo sviluppo rurale sostenibile e, in che modo, gli strumenti della politica in materia di energie rinnovabili, a livello UE e di Stato membro, avessero sostenuto attivamente lo sviluppo rurale.
Non è la prima volta che la Corte dei Conti europea si concentra su politiche e programmi dell'Ue o su temi relativi alla gestione concernenti specifici settori d'interesse pubblico e politico: basti ricordare la Relazione speciale n. 4/2014 "L'integrazione nella PAC degli obiettivi della politica UE in materia di acque: un successo parziale" che raccomanda alla Commissione di proporre le necessarie modifiche degli attuali strumenti (condizionalità e sviluppo rurale) o, se necessario, nuovi strumenti che consentano di raggiungere gli obiettivi più ambiziosi riguardo all'integrazione degli obiettivi di politica in materia di acqua nella PAC, considerato i ritardi nell'attuazione della DQA (Direttiva Quadro sulle Acque).
Una pianificazione integrata tra le politiche dell'Ue rappresenta uno degli obiettivi strategici per un uso più efficiente delle risorse finanziarie, sfruttando le sinergie e il coordinamento delle singole misure mirate alle esigenze territoriali.
L'integrazione, però, richiede un approccio territoriale in quanto non è possibile integrare interventi settoriali diversi se non a livello del territorio. È solo a livello progettuale che si tiene conto della peculiarità di un determinato luogo e ci si rende conto che si può ottenere un risultato soltanto con un mix di cose diverse contemporaneamente.
È con questo approccio che va posta ed analizzata la necessità di una maggiore integrazione delle questioni relative alla gestione delle risorse energetiche da fonti rinnovabili (così come per le risorse idriche) nelle altre politiche settoriali, come l'agricoltura.
Tuttavia, la Corte, esaminando il collegamento tra la politica in materia di energia da fonti rinnovabili e la politica di sviluppo rurale, ha riscontrato che vi sono potenziali sinergie, ma che dette sinergie rimangono per lo più irrealizzate, rilevando che il finanziamento dei progetti ha apportato un beneficio economico ai responsabili dei progetti, ma ha avuto scarso impatto sulle aree rurali.
Difatti la Corte invita la Commissione ad adoperarsi per incoraggiare gli Stati membri a definire ed applicare criteri di ammissibilità e di selezione chiari, pertinenti ed obiettivi, nonché procedure oggettive, eque e trasparenti al fine di concedere sostegno solo a progetti solidi relativi a energie rinnovabili, apportanti un chiaro beneficio in termini di sviluppo rurale sostenibile: benefici ambientali; diversificazione delle fonti di reddito per gli agricoltori ed i silvicoltori; opportunità occupazionali ed imprenditoriali nelle e a favore delle imprese rurali; infrastrutture e servizi energetici nuovi e migliorati nelle aree rurali; nuove fonti di reddito per sostenere infrastrutture e servizi pubblici fondamentali nelle aree rurali.
Un'integrazione non agevole, certo, ma auspicabile. Sarà, pertanto, necessario equilibrare gli obiettivi e gli interventi con un approccio territoriale.
Le Regioni sono nella posizione migliore per decidere quali strumenti di finanziamento risultano i più idonei nel loro contesto specifico e come dovrebbero essere combinati al meglio per conseguire gli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di sviluppo rurale nel modo economicamente più conveniente.
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