venerdì 9 marzo 2018

Nuovi modelli di sviluppo rurale sostenibile.

La Politica Agricola Comune è una delle politiche maggiormente integrate dell'Unione europea.
 
 
Abbiamo una politica agricola per la quale la Commissione europea ha "imposto", di fatto, assieme all'aumento della competitività e dell'efficienza del sistema agricolo, una maggiore integrazione tra la componente agricola e una più efficace tutela delle risorse naturali e dell'ambiente, dando così forma a nuovi modelli di sviluppo così come a nuove e originali modalità di integrazione all'interno del sistema economico e della società.
Nuovi, infatti, sono gli obiettivi e le sfide nella prospettiva di promuovere uno sviluppo rurale sostenibile: "una vita migliore nelle aree rurali", recita così il titolo della Conferenza di Cork sullo Sviluppo rurale che aggiunge alla versione del 1996 nuove sfide allo sviluppo rurale dell'Europa, come per esempio la lotta ai cambiamenti climatici, di cui al punto 6 del manifesto, per il quale "... Attraverso adeguati programmi di investimento, occorre sviluppare il potenziale delle aree rurali di produrre energia rinnovabile sostenibile ...".
Ed ecco che la produzione di energia da fonti rinnovabili diviene, oggi, il tema più trattato nel dibattito sulle prospettive dell'agricoltura, anche se con valutazioni di senso diametralmente opposto: da una parte, fortissime aspettative per i benefici sia economici che ambientali; dall'altro, fortissime preoccupazioni per gli impatti che la "deriva" energetica dell'agricoltura può generare sulla disponibilità alimentare, sugli usi del suolo e sull'economia dei territori rurali.

In questo scenario s'inserisce il dibattito sul ruolo dell'agricoltura in campo energetico: può contribuire in modo consistente alla vittoria della difficile battaglia del clima e, soprattutto, aumentando l'utilizzo dell'energia da fonti rinnovabili potrebbe altresì ridurre la dipendenza dell'Ue dai combustibili fossili e dall'energia importata.
Come può contribuire l'agricoltura alla produzione di energia rinnovabile, rispettando, però, l'esigenza di ricostruire le premesse del ruolo territoriale svolto dalle imprese agricole?
In questo senso, la ricerca, per esempio, assume un ruolo fondamentale per porre in essere il nuovo modo di fare energia, garantendo una coerenza tra la scelta delle tecnologie del futuro e l'evoluzione del ruolo delle imprese agricole.
L'Italia è il terzo Paese in Europa per consumi energetici alimentati da fonti rinnovabili e rappresenta circa l'11% di tutta l'energia da fonte rinnovabile consumata nell'Unione europea, con una quota complessiva di consumi energetici da rinnovabili pari al 17,41%, rispetto a una media dell'Europa a 28 del 17,04% (dati contenuti nello studio redatto dal Gse dal titolo "Fonti Rinnovabili in Italia e in Europa, verso gli obiettivi al 2020").
Da qui la necessità di una pianificazione energetica di lungo periodo, cruciale se l'UE vuole ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra al fine di rispettare l'accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici.
Per incentivare la produzione e l'uso di energia da fonti rinnovabili, sono allora disponibili numerosi programmi di finanziamento Ue e nazionali: e uno di questi è il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
È recente la pubblicazione della Relazione speciale n. 5/2017 "Energia da fonti rinnovabili per uno sviluppo rurale sostenibile: vi sono notevoli sinergie potenziali, ma per lo più non realizzate", con la quale la Corte dei Conti europea ha valutato se il sostegno del FEASR per le energie rinnovabili avesse effettivamente contribuito allo sviluppo rurale sostenibile e, in che modo, gli strumenti della politica in materia di energie rinnovabili, a livello UE e di Stato membro, avessero sostenuto attivamente lo sviluppo rurale.
Non è la prima volta che la Corte dei Conti europea si concentra su politiche e programmi dell'Ue o su temi relativi alla gestione concernenti specifici settori d'interesse pubblico e politico: basti ricordare la Relazione speciale n. 4/2014 "L'integrazione nella PAC degli obiettivi della politica UE in materia di acque: un successo parziale" che raccomanda alla Commissione di proporre le necessarie modifiche degli attuali strumenti (condizionalità e sviluppo rurale) o, se necessario, nuovi strumenti che consentano di raggiungere gli obiettivi più ambiziosi riguardo all'integrazione degli obiettivi di politica in materia di acqua nella PAC, considerato i ritardi nell'attuazione della DQA (Direttiva Quadro sulle Acque).
Una pianificazione integrata tra le politiche dell'Ue rappresenta uno degli obiettivi strategici per un uso più efficiente delle risorse finanziarie, sfruttando le sinergie e il coordinamento delle singole misure mirate alle esigenze territoriali.
L'integrazione, però, richiede un approccio territoriale in quanto non è possibile integrare interventi settoriali diversi se non a livello del territorio. È solo a livello progettuale che si tiene conto della peculiarità di un determinato luogo e ci si rende conto che si può ottenere un risultato soltanto con un mix di cose diverse contemporaneamente.
È con questo approccio che va posta ed analizzata la necessità di una maggiore integrazione delle questioni relative alla gestione delle risorse energetiche da fonti rinnovabili (così come per le risorse idriche) nelle altre politiche settoriali, come l'agricoltura.
Tuttavia, la Corte, esaminando il collegamento tra la politica in materia di energia da fonti rinnovabili e la politica di sviluppo rurale, ha riscontrato che vi sono potenziali sinergie, ma che dette sinergie rimangono per lo più irrealizzate, rilevando che il finanziamento dei progetti ha apportato un beneficio economico ai responsabili dei progetti, ma ha avuto scarso impatto sulle aree rurali.
Difatti la Corte invita la Commissione ad adoperarsi per incoraggiare gli Stati membri a definire ed applicare criteri di ammissibilità e di selezione chiari, pertinenti ed obiettivi, nonché procedure oggettive, eque e trasparenti al fine di concedere sostegno solo a progetti solidi relativi a energie rinnovabili, apportanti un chiaro beneficio in termini di sviluppo rurale sostenibile: benefici ambientali; diversificazione delle fonti di reddito per gli agricoltori ed i silvicoltori; opportunità occupazionali ed imprenditoriali nelle e a favore delle imprese rurali; infrastrutture e servizi energetici nuovi e migliorati nelle aree rurali; nuove fonti di reddito per sostenere infrastrutture e servizi pubblici fondamentali nelle aree rurali.
Un'integrazione non agevole, certo, ma auspicabile. Sarà, pertanto, necessario equilibrare gli obiettivi e gli interventi con un approccio territoriale.
Le Regioni sono nella posizione migliore per decidere quali strumenti di finanziamento risultano i più idonei nel loro contesto specifico e come dovrebbero essere combinati al meglio per conseguire gli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di sviluppo rurale nel modo economicamente più conveniente.

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