Ad esempio:
– Taglio ai costi della politica e ai vitalizi
– Superamento della legge Fornero
– Superamento del Jobs Act e ripristino dell’articolo 18
– Abolizione della “Cattiva” Scuola
– Reddito di cittadinanza
– Nuova legge elettorale

Punti che peraltro sono condivisi anche da altre forze politiche: il taglio dei vitalizi non doveva essere già fatto con la legge Richetti, approvata alla Camera con un voto trasversale? Il reddito di cittadinanza non lo ritroviamo, in parte e con nomi e fondi diversi, anche nel “reddito d’inclusione” del governo Gentiloni e nel “reddito di dignità” del programma elettorale del centrodestra?

Ecco, sottoporrei questi (e altri) passi a tutti i partiti – in consultazioni in diretta streaming, per offrire ai cittadini il massimo della trasparenza su proposte, obiezioni e risposte – e vedrei se ci stanno. Dicono no? Se non si trova una maggioranza, si torna ovviamente (e subito) al voto. Ma con l’ulteriore forza del rifiuto degli altri – pubblico ed esplicito – su punti che fanno parte anche del loro programma. Matteo Salvini può dire no a chi gli offre di cambiare insieme la legge Fornero? La minoranza (e forse non solo) Pd e LeU possono dire no a chi gli propone di ridare dignità ai lavoratori (Jobs Act), agli elettori (Rosatellum), alla politica (taglio a costi e privilegi)? Certo che possono, ma a costo di giocarsi (altra) credibilità e perdere (altri) voti.
Un percorso non facile, ma chiaro, lineare e – soprattutto – alla luce del sole di fronte al paese, che si è espresso così nettamente. Onorate la sua richiesta e la sua fiducia.
PS: come dice il sondaggio dell’Istituto Noto sul Fatto di oggi, il 59% di chi ha votato Pd è favorevole a un accordo di governo col M5S. Tenete conto di loro, invece che dei dirigenti che lanciano l’hashtag #senzadime (mentre Berlusconi, Alfano, Verdini andavano benissimo).