L’intenzione era quella di salvare la holding Magiste Real Estate Property e il giudizio favorevole di Russo era anche arrivato, con una sentenza anomala – stando alla ricostruzione degli investigatori – perché l’imprenditore laziale e il magistrato della Commissione tributaria regionale si conoscevano già. E Russo, invece di astenersi per conflitto d’interessi, era stato il relatore ed estensore del giudizio che aveva ribaltato quanto deciso in primo grado dalla Commissione tributaria provinciale.
Già un anno e mezzo fa, gli investigatori erano convinti che la sentenza di secondo grado emessa da Russo, che è anche consigliere di Stato, mostrava una serie di anomalie. Tra le altre, le motivazioni riporterebbero interi brani della memoria presentata dalla società, una sorta di copia e incolla che includeva anche i refusi. L’analisi dei documenti sequestrati all’epoca ha permesso di accertare, secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che Russo già prima della decisione, era legato ai due imprenditori “da vincoli di fiducia – afferma il gip nell’ordinanza d’arresto – basati sull’amicizia, comune colleganza di interessi e frequentazione”.
Avrebbe dovuto dunque astenersi in quanto in conflitto di interessi ed invece fu il relatore ed estensore della sentenza d’appello, che ribaltò il precedente provvedimento emesso dalla Commissione tributaria provinciale. In cambio, scrive il giudice per le indagini preliminari, avrebbe avuto “regalie e disposizioni economiche di favore” consistenti tra l’altro, nel pagamento di cene e serate in hotel, ristoranti e locali notturni romani.
Nessun commento:
Posta un commento