martedì 20 marzo 2018

Caso Cucchi, un detenuto: "Stefano era gonfio di botte, mi disse che i carabinieri si erano divertiti a pestarlo".

Luigi Lainà incontrò il ragazzo nel centro clinico di Regina Coeli, dove si trovava anche lui, la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009.


"Stefano mi disse che con lui i carabinieri si erano 'divertiti'. Era ridotto che sembrava una zampogna, in quelle condizioni non doveva essere portato in carcere".
È quanto ha affermato Luigi Lainà, che incontrò Stefano Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli, dove si trovava anche lui, la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009, nel corso del processo davanti alla I corte d'Assise che vede imputati cinque carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale.
"Gli ho chiesto di alzarmi la maglietta - ha raccontato Lainà, rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò che lo interrogò una prima volta nel novembre del 2014 - e lui mi ha mostrato la schiena: era uno scheletro, sembrava un cane bastonato, roba che neanche ad Auschwitz. Aveva il costato di colore verdognolo-giallo, come quello di una melanzana. Gli ho chiesto se a ridurlo così fosse stato qualcuno della penitenziaria... ero pronto a fare un casino... e invece lui rispose che erano stati i carabinieri che lo avevano arrestato... 'si sono divertiti', mi aggiunse. Volevano che facesse la spia, che parlasse per far arrestare altri spacciatori, ma lui è stato un grande, non ha fatto un nome. Mi spiegò che era stato picchiato da due militari in borghese mentre un terzo in divisa intervenne per invitare i due a smetterla".

"Quando sbagliamo - si è sfogato Lainà - è giusto essere arrestati, messi in carcere e giudicati da un tribunale. Non è giusto, invece, essere massacrati di botte. È successo pure a me qualche volta, e anche io come tanti altri ho dovuto dire di essere caduto per evitare di essere pestato di nuovo. Ma devo ammettere che non ho mai visto un detenuto, come Cucchi, portato in cella in quelle condizioni".
Fu proprio Lainà, sconcertato da quello che aveva visto, a sollecitare l'intervento del medico di Regina Coeli Pellegrino Petillo che ne dispose il ricovero al Fatebenefratelli anche se poi Cucchi il giorno dopo venne spedito al reparto di medicina protetta del Pertini. "A Petillo dissi che se non fosse intervenuto in tempo, Cucchi sarebbe morto subito a Regina Coeli per quanto stava male - ha precisato Lainà - . Io una cosa così non l'avevo mai vista".

Nessun commento:

Posta un commento