giovedì 17 agosto 2017

Pensioni per chi ci arriverà. Il Governo chiude la porta, l'età da pensione salirà.

Dopo gli altolà di Ragioneria e Inps, il vice ministro Morando su Repubblica definisce "un errore" lo stop all'adeguamento dell'età.


La ripresina prende forma, ma non è tempo di interventi previdenziali onerosi. Il Governo chiude di fatto il cantiere pensioni. "Sulla previdenza abbiamo varato un intervento molto significativo l'anno scorso. Sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all'occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono" afferma il viceministro dell'Economia Enrico Morando in un'intervista a Repubblica in cui commenta i dati preliminari sulla crescita diffusi dall'Istat e chiude la porta a misure sulle pensioni per fermare l'innalzamento dell'età da pensione.
Nelle ultime settimane prima la Ragioneria generale dello Stato e poi l'Inps con Tito Boeri avevano avvertito sui rischi di un intervento sull'età. L'adeguamento dei requisiti di pensionamento all'aspettativa di vita venne introdotto tra il 2009 e il 2010. Il meccanismo ha un carattere amministrativo, svincolato dalla politica, ed è stato praticato due volte finora: con un decreto del 2011, che ha elevato di tre mesi i requisiti nel triennio 2013-2015, e un decreto di fine 2016, che ha elevato nuovamente i requisiti di quattro mesi per il triennio che termina a fine 2018. Sulla base di quanto disposto dalla Legge Fornero il prossimo aumento dell'età pensionabile è previsto per il 2019: il meccanismo dell'adeguamento alla speranza di vita prevede infatti un aumento dell'età necessaria per andare in pensione che da 66 anni e 7 mesi dovrebbe passare a 67 anni.

L'aumento dell'età pensionabile e i successivi scatti sono contestati dai sindacati che da settimane stanno chiedendo un intervento da parte del Governo per rivedere la Legge Fornero. Richieste che verranno ribadite anche alla fine del mese, quando le parti sociali e l'esecutivo si ritroveranno per fare il punto sulle pensioni. Anche i presidenti delle Commissioni Lavoro della Camera e del Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, si sono espressi a favore di uno stop all'aumento dell'età pensionabile.
"Il fatto che il Pil cresca a velocità superiore al previsto è un ulteriore vantaggio, ma questo non significa che i nostri problemi siano risolti e che la manovra di bilancio sarà facile, perché non lo sarà - dice Morando a Repubblica - Queste ulteriori risorse peseranno in positivo sull'economia italiana solo a condizione di concentrarle su pochi e qualificanti obiettivi, condizione difficile da realizzare sul piano politico: un intervento strutturale a favore dell'occupazione dei giovani, un maggiore finanziamento del reddito di inclusione attiva, lo strumento universale a favore delle famiglie che vivono in povertà assoluta, e per far crescere gli investimenti pubblici".
A favore dei giovani, spiega, "l'ipotesi che mi convince di più è il taglio del 50% del cuneo fiscale e contributivo per i primi due anni a favore di chi assume giovani fino a 30 anni, anche un pò oltre, con un contratto a tempo indeterminato. Dopo però la misura diventerebbe strutturale, con una riduzione del 4% (diviso a metà tra lavoratore e datore di lavoro, anche se il lavoratore viene assunto da un'altra impresa). È una misura che aiuterebbe molto il Sud, e ridurrebbe la disuguaglianza, così come l'allargamento della platea di chi potrà godere del reddito di inclusione attiva e l'aumento dei finanziamenti per le infrastrutture. Il deficit infrastrutturale è più grave nel Mezzogiorno".

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