Dopo gli altolà di Ragioneria e
Inps, il vice ministro Morando su Repubblica definisce "un errore" lo
stop all'adeguamento dell'età.
La ripresina prende forma, ma non è tempo di
interventi previdenziali onerosi. Il Governo chiude di fatto il cantiere
pensioni. "Sulla previdenza abbiamo varato un intervento molto
significativo l'anno scorso. Sarebbe un errore scegliere ora come
priorità la previdenza rispetto all'occupazione giovanile: purtroppo le
risorse per tutto non ci sono" afferma il viceministro dell'Economia
Enrico
Morando in un'intervista a Repubblica
in cui commenta i dati preliminari sulla crescita diffusi dall'Istat e
chiude la porta a misure sulle pensioni per fermare l'innalzamento
dell'età da pensione.
Nelle ultime settimane
prima la Ragioneria generale dello Stato e poi
l'Inps con Tito Boeri
avevano avvertito sui rischi di un intervento sull'età. L'adeguamento
dei requisiti di pensionamento all'aspettativa di vita venne introdotto
tra il 2009 e il 2010.
Il meccanismo ha un carattere amministrativo,
svincolato dalla politica, ed è stato praticato due volte finora: con un
decreto del 2011, che ha elevato di tre mesi i requisiti nel triennio
2013-2015, e un decreto di fine 2016, che ha elevato nuovamente i
requisiti di quattro mesi per il triennio che termina a fine 2018. Sulla
base di quanto disposto dalla Legge Fornero il prossimo aumento
dell'età pensionabile è previsto per il 2019: il meccanismo
dell'adeguamento alla speranza di vita prevede infatti un aumento
dell'età necessaria per andare in pensione che da 66 anni e 7 mesi
dovrebbe passare a 67 anni.
L'aumento dell'età pensionabile e i successivi scatti sono
contestati dai sindacati
che da settimane stanno chiedendo un intervento da parte del Governo
per rivedere la Legge Fornero. Richieste che verranno ribadite anche
alla fine del mese, quando le parti sociali e l'esecutivo si
ritroveranno per fare il punto sulle pensioni. Anche i presidenti delle
Commissioni Lavoro della Camera e del Senato, Cesare Damiano e Maurizio
Sacconi, si sono espressi a favore di uno stop all'aumento dell'età
pensionabile.
"Il fatto che il Pil cresca a velocità superiore al previsto è un
ulteriore vantaggio, ma questo non significa che i nostri problemi siano
risolti e che la manovra di bilancio sarà facile, perché non lo sarà -
dice Morando a Repubblica - Queste ulteriori risorse peseranno in
positivo sull'economia italiana solo a condizione di concentrarle su
pochi e qualificanti obiettivi, condizione difficile da realizzare sul
piano politico: un intervento strutturale a favore dell'occupazione dei
giovani, un maggiore finanziamento del reddito di inclusione attiva, lo
strumento universale a favore delle famiglie che vivono in povertà
assoluta, e per far crescere gli investimenti pubblici".
A favore dei giovani, spiega, "l'ipotesi che mi convince di più è il
taglio del 50% del cuneo fiscale e contributivo per i primi due anni a
favore di chi assume giovani fino a 30 anni, anche un pò oltre, con un
contratto a tempo indeterminato. Dopo però la misura diventerebbe
strutturale, con una riduzione del 4% (diviso a metà tra lavoratore e
datore di lavoro, anche se il lavoratore viene assunto da un'altra
impresa). È una misura che aiuterebbe molto il Sud, e ridurrebbe la
disuguaglianza, così come l'allargamento della platea di chi potrà
godere del reddito di inclusione attiva e l'aumento dei finanziamenti
per le infrastrutture. Il deficit infrastrutturale è più grave nel
Mezzogiorno".
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