lunedì 14 agosto 2017

Migranti. ‘A casa loro’? Andateci voi in quei lager in Libia e poi parlate.

E allora dobbiamo”Accoglierli tutti”? La risposta è no. (…) Chi ha diritto alla protezione internazionale deve essere accolto e inserito in un percorso strutturato di integrazione, fatto di diritti e di doveri. Chi non ha diritto deve essere rimpatriato, in base alle leggi vigenti.
Laura Boldrini, “Repubblica”.

ndr redazione diffusa CampagnanoR@P  
Il Signore che ha scritto questo articolo è una brava persona, un borghese illuminato di buone letture che ha subito qualche ingiustizia professionale e tenta di comunicare il proprio sdegno verso l'immondo sistema politico e l'ipocrita mondo degli intellettuali della così detta società civile. Poi ci sono tutti gli altri, il così detto popolo, che subisce l'inadeguatezza dei politici nel gestire l'immigrazione e incoraggiato da intellettuali o pseudo tali che pontificano da ogni TV, urla e sbraita i più tristi luoghi comuni. Queste persone, il così detto popolo, almeno ha la scusante di subire una serie di disagi e di vivere condizioni mortificanti delle quali ritengono in parte responsabili i migranti. Un fatto solo conta: che non arrivino più altri affamati che parlano una lingua diversa e hanno abitudini diverse. Affondati o incatenati nel deserto non importa.
Ma le persone per bene e professionalmente informate dei fatti, invece sono almeno 10/15 anni che conoscono la realtà e la tragedia dell'immigrazione e sanno altrettanto bene che i governi della strepitosa Unione Europea preferiscono pagare qualsiasi dittatore, turco o libico o altro non fa differenza, purchè faccia il lavoro sporco lontano dai nostri sensibili occhi. Non ci sembra che le pur sincere brave persone abbiano passato un giorno incatenati a un palo, arrampicati su una gru, occupando un marciapiede per un mese o almeno per un giorno animati dall'impellenza della ripugnanza e dal bisogno di esprimere la propria pietas per quello che sapevano stesse accadendo a qualche miglia marina dalle nostre coste. Preferiscono scrivere e descrivere quello che, per chi ancora li legge, è noto e risaputo. Poi una bella nuotata o una passaggiata in montagna dove l'aria è pulita. Come la sua coscienza. In compenso la Presidentessa della Camera è stata avvertita, stanata, d'ora in poi non potrà più nascondersi dietro frasi fatte, codicilli e regolamenti. So' belle soddisfazioni per tutte le brave persone, e che cazzo!
 

La sera dell’11 luglio, su La7, Francesca Mannocchi, reporter che fa onore al giornalismo italiano, ha mostrato al pubblico di “In Onda” un documento sconvolgente. Immagini girate lo scorso febbraio in uno dei cosiddetti centri di detenzione per i “rimpatriati”, predisposti dal governo di Tripoli (con il consenso, par di capire, di quello di Haftar). In realtà, delle gabbie di lamiera (oggi arroventate dal sole) dove non accetteremmo di far dormire un cane, e al cui interno stipati e accatastati come sacchi di immondizia 1.500 esseri umani, numerosi i bambini, vegetano ventiquattr’ore su ventiquattro. Quando davanti a quello scempio Luca Telese e David Parenzo hanno tristemente citato la frase ferragostana: “Aiutiamoli a casa loro”, di cui tanto si riempie la bocca l’intero arco “umanitario”, da Salvini a Renzi ai 5Stelle, abbiamo pensato: prendiamoli in parola.
E dunque da questa piccola rubrica chiediamo al governo Gentiloni e ai ministri competenti dell’Interno Minniti e degli Esteri Alfano di pretendere dai vari governi libici la fine immediata di questo intollerabile schifo.
Cominciando col dirne quattro a quel signor Fayez al-Sarraj, premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, che riceviamo con tutti gli onori a Roma e che finanziamo abbondantemente. Ci aspettiamo naturalmente che i teorici dell’aiutiamoli eccetera eccetera, facciano finalmente un bagno nella politica della realtà. Che non è fatta di comodi pistolotti scritti sulle nuvole su ciò che sarebbe buono e giusto, ma di soluzioni possibili e praticabili. Non ne avete una a portata di mano? Benissimo, allora carissimi Salvini, Renzi e Di Maio chiedete all’Unicef e alle organizzazioni umanitarie, che agiscono per quello che possono sul campo per alleviare tanta sofferenza, di guidarvi in quel girone infernale per poi riferirne in Parlamento per l’adozione di adeguati provvedimenti.
Cominci lei presidente Boldrini a scendere dal suo alto scranno istituzionale per andare a vedere con i suoi occhi cosa accade nei lager libici. Magari accompagnata dalla collega Mannocchi. E ci aiuti lei a rispondere, se può, a questa tremenda domanda: cos’è peggio, che affondino nel Mediterraneo o lasciarli spegnere nel caldo e nel tanfo aggrappati a una grata, ma “a casa loro”?

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