Non era
certamente la paura di un attentato come quelli che hanno insanguinato
le altre capitali europee a preoccupare né il governo spagnolo né i suoi
apparati di sicurezza, tanto che il livello di attenzione non era stato
elevato al suo massimo possibile. Tanto più inaspettata la scia di
sangue perché era lontano il pensiero che il terrorismo si riprendesse
la sua macabra scena proprio a Barcellona. Rendendo così tragicamente
protagonista una città da settimane invasa da un turismo di massa, da
tempo considerato da tanti residenti non più una risorsa, ma il
principale problema per la qualità della loro vita.
Forse a preoccupare in questo momento il governo era lo sciopero degli addetti alla sicurezza dell’aeroporto di Barcellona, in lotta contro le condizioni di lavoro durissime e sottopagate. A impensierire ancora di più era l’avvicinarsi veloce del primo ottobre, cioè il giorno in cui le forze indipendentiste che governano la Catalogna hanno convocato un referendum con l’obiettivo di separarsi dalla Spagna se otterranno la maggioranza dei voti di questa importante parte del paese.
Invece ieri pomeriggio, mentre migliaia di persone passeggiavano, tutto è stato travolto.
Si tratta di un attentato che fa tornare a galla i ricordi delle precedenti giornate di sangue, quando altri attentati si piazzarono ferocemente al centro della vita di spagnole/i.
Le immagini che dalle cinque della sera tutte le principali reti televisive, nazionali e locali, trasmettono sono di una città sorpresa e impaurita. Al di là delle solite parole di circostanza e di solidarietà alle vittime di tutti o il solito tentativo delle destre di far decollare un clima emergenziale per spostare l’attenzione delle spagnole/i dalla crisi che attanaglia il paese alla lotta al terrorismo, magari di azzerare, cavalcando la mobilitazione anti-terrorista, i difficili tentativi di creare una alternativa alle destra su cui si stanno faticosamente misurando Psoe e Podemos.
Al di là di tutto quel che ora inevitabilmente cambierà nel clima politico del paese, è augurabile che invece si rifiuti la paura e il richiamo allo stato di emergenza. A cominciare, da domani, in tantissimi a seguire l’appello della sindaca Ada Colau che ha chiamato le cittadine e i cittadini a scendere per le strade di Barcellona per testimoniare e ribadire che la paura non prevarrà con un minuto di silenzio.
Forse a preoccupare in questo momento il governo era lo sciopero degli addetti alla sicurezza dell’aeroporto di Barcellona, in lotta contro le condizioni di lavoro durissime e sottopagate. A impensierire ancora di più era l’avvicinarsi veloce del primo ottobre, cioè il giorno in cui le forze indipendentiste che governano la Catalogna hanno convocato un referendum con l’obiettivo di separarsi dalla Spagna se otterranno la maggioranza dei voti di questa importante parte del paese.
Invece ieri pomeriggio, mentre migliaia di persone passeggiavano, tutto è stato travolto.
Si tratta di un attentato che fa tornare a galla i ricordi delle precedenti giornate di sangue, quando altri attentati si piazzarono ferocemente al centro della vita di spagnole/i.
Le immagini che dalle cinque della sera tutte le principali reti televisive, nazionali e locali, trasmettono sono di una città sorpresa e impaurita. Al di là delle solite parole di circostanza e di solidarietà alle vittime di tutti o il solito tentativo delle destre di far decollare un clima emergenziale per spostare l’attenzione delle spagnole/i dalla crisi che attanaglia il paese alla lotta al terrorismo, magari di azzerare, cavalcando la mobilitazione anti-terrorista, i difficili tentativi di creare una alternativa alle destra su cui si stanno faticosamente misurando Psoe e Podemos.
Al di là di tutto quel che ora inevitabilmente cambierà nel clima politico del paese, è augurabile che invece si rifiuti la paura e il richiamo allo stato di emergenza. A cominciare, da domani, in tantissimi a seguire l’appello della sindaca Ada Colau che ha chiamato le cittadine e i cittadini a scendere per le strade di Barcellona per testimoniare e ribadire che la paura non prevarrà con un minuto di silenzio.
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