No ai licenziamenti annunciati dalla Fiat a Pomigliano. E’ il ministro del Lavoro Elsa Fornero a invitare il Lingotto «a soprassedere all’avvio della procedura di messa in mobilità del personale in attesa della verifica di una possibilità di dialogo che non riguardi solo il fatto specifico, ma l’insieme delle relazioni sindacali».
Elsa Fornero è il secondo ministro del governo dei tecnici a pronunciare parole critiche nei confronti dell’annuncio del Lingotto. In giornata era arrivata la voce di Corrado Passera, che l’aveva definita una «brutta mossa».
E la polemica non si ferma. Con il licenziamento di 19 dipendenti Fiat per reintegrare 19 iscritti alla Fiom «i miei iscritti verrebbero danneggiati perché licenziati ingiustamente, tanto che ci muoveremo per tutelarli», spiega oggi il leader della Cisl, Raffale Bonanni. Bonanni, anzi, ritiene tecnicamente non praticabile la strada della mobilità. «Ci muoveremo contro la Fiat», assicura. L’annuncio dell’azienda «a me non è piaciuto, perché avviene dopo una importante notizia, quella che gli investimenti continuano».
Anche Diego Della Valle scaglia un durissimo attacco: «Napolitano e Monti devono richiamare Marchionne e gli Agnelli al senso di responsabilità», dice. «Il loro continuo comportamento arrogante, contraddittorio e non più credibile, sta creando enormi problemi all’immagine dell’Italia all’estero, e sta mettendo a rischio la buone relazioni che, oggi piu’ di prima, sono indispensabili tra il mondo del lavoro e le aziende». Secondo l’imprenditore «non costringerli ora, da parte di chi guida il Paese, a prendere impegni seri, articolati, veri e soprattutto verificabili nella loro esecuzione, significherebbe mancare di rispetto a tutti gli italiani chiamati in questo momento a fare grandi sacrifici per aiutare l’Italia a uscire dalla crisi».
E da da Piacenza, dove ha inaugurato un nuovo punto elettorale per le primarie, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, torna a parlare della vicenda Fiat: «Non è possibile comportarsi così. Da un punto di vista morale é un cattivo segnale», dice. «La metto nella categoria morale prima ancora che economica. Perbacco, ho capito, si è aperto un problema, si discute, si vede come fare, ma non è che uno che ha fatto un errore, o forse ha commesso una colpa, la scarica dopo due nanosecondi addosso a della gente che ha bisogno di lavorare per mangiare».
Per Bersani su problemi così delicati bisogna invece confrontarsi: «Non mi nascondo che queste vicende portano dei problemi. Discutiamo, vediamo come si può fare . Non si può reagire in questo modo. Dove vogliamo arrivare?».
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