venerdì 23 novembre 2012

Massimo Carlotto: “Un Quarto Polo contro il montismo”

Lo scrittore, firmatario dell'appello arancione "Cambiare si può", auspica la nascita di un nuovo soggetto a sinistra, alternativo sia al Pd che a Grillo: "Ma no alla riedizione di politici di professione o stampella dei partiti tradizionali, ci vogliono volti e forze nuove".

colloquio con Massimo Carlotto di Giacomo Russo Spena

“E’ tempo di costruire a sinistra un nuovo soggetto, radicale nelle posizioni politiche e innovativo nella forma di rappresentanza. Un soggetto composto da volti nuovi, non una riedizione dei politici di professione”. Massimo Carlotto, nel suo piccolo, si sta spendendo. Ha firmato l’appello arancione "Cambiare si può" e si appresta a vivere con entusiasmo l’incontro nazionale del primo dicembre dove ci sarà – tra gli altri – anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “La strada da percorrere è ancora lunga ma le basi sono ottime”, afferma lo scrittore.

Domenica andrà a votare alle primarie? A malincuore ho deciso di no. Non mi interessa legittimare quello spazio politico: chiunque vinca dietro avrà lo spettro del Monti-bis, bisogna invece opporsi frontalmente alle politiche imposte dai tecnici. L’atteggiamento del Pd nell’ultimo anno è stato pessimo: il centrosinistra sta assumendo le sembianze di un ceto politico incapace di fornire risposte alla gente. Mi dispiace solo per quei militanti di base che si impegnano quotidianamente per un’altra politica, dal basso.


Quindi puntare ad un soggetto di sinistra alternativa. Un Quarto Polo tra il centrosinistra e Grillo, questa l’ipotesi?"Cambiare si può" è un’occasione storica per il Paese, un approdo diverso che non ha avuto sbocchi in questi anni. Un soggetto radicale aperto al popolo referendario per l’acqua pubblica, alla Fiom, agli studenti, ai movimenti, alla società civile, all’associazionismo diffuso e a quel fermento culturale e sociale prodotto da “intelligenze” sui territori. Al momento vedo questa forza all’esterno del centrosinistra, poi tutto è in divenire e dipende molto dai programmi e dalla legge elettorale.

E per lei c’è lo spazio politico per un’operazione del genere?Ne sono convinto. E’ necessario far leva sulle tante persone di sinistra in questi anni rimaste deluse dai partiti tradizionali e che non si sentono rappresentate in maniera efficace. Riuscire nuovamente a coinvolgerle puntando su un programma innovativo e alternativo: penso alla riconversione energetica proposta da Guido Viale, alle nuove istanze di democrazia, al tema dell’ambientalismo, al rilancio del welfare contro le politiche di austerity e, in generale, ad una opposizione al montismo. Senza sconti. 

Non teme che gli scontenti ormai abbiano già deciso di votare per Grillo?Ripeto, sono ottimista. Il M5S mi sembra un movimento populista, con tratti reazionari. Una sorta di annullamento della politica che invece va rilanciata, a sinistra.

Che significa “sinistra” nel 2013?Premesso che la mia adesione a "Cambiare si può" non ha nulla di ideologico, credo che sinistra oggi significhi opporsi fermamente al neoliberismo che sta assassinando il Paese.

A capo del movimento arancione si ipotizza il nome del pm Ingroia. Cosa ne pensa? Potrebbe essere un buon front-man?Innanzitutto è presto per parlare di un leader, siamo solo all’inizio di un percorso. Poi, in realtà, non mi convince Ingroia: sarei più orientato verso nomi legati al mondo del lavoro. Inoltre vorrei – e qui la forza di "Cambiare si può" – volti nuovi. Una politica innovativa e coraggiosa. Non una sponda per i partiti tradizionali o la riedizione di politici di professione.

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