domenica 25 novembre 2012

Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale


Adele Marri, studentessa dell'ateneo di Parma«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”. 
«Prima, il rettore ha detto che l’università è un luogo libero», esordisce Adele, che protesta: lezioni sospese per permettere a tutti di partecipare alla cerimonia inaugurale, «e invece quello che abbiamo trovato è stata un’università blindata da cordoni di polizia e carabinieri con scudi e manganelli». Il rettore? «Si è barricato nel suo palazzo». Per questo, aggiunge la giovane, studentessa di psicologia, «non gli possiamo credere quando dice che l’università è un luogo democratico e che gli studenti sono la sua parte più importante». Mobilitati, i ragazzi, contro la politica di austerity del governo Monti: dopo la riforma Gelmini, la “cura” dei tecnocrati è il colpo di grazia. «Stiamo assistendo all’ininterrotto smantellamento dell’università e della scuola pubblica». Il risultato sarà «la nascita di scuole autonome, asservite alle logiche di mercato, grazie all’ingresso di sponsor privati nei consigli d’istituto». Aumenta il potere dei dirigenti scolastici, svanisce il ruolo dei docenti e scompare la rappresentanza studentesca, ridotta ormai a una «chiara farsa». L’università «si sta trasformando in un’azienda, con un cda composto da rappresentanti dell’industria», che a Parma si chiamano Barilla.
Tagli alla ricerca e finanziamenti alle scuole private, mentre le tasse universitarie costano sempre di più. C’è anche la tassa regionale per il diritto allo studio: «Chiedono a noi studenti di pagarci il nostro diritto allo studio». Burocrazia blindata, con la proroga dei rettori in carica, mentre si tagliano anche le borse di studio. «Noi siamo giovani senza prospettive di studio e di lavoro. Siamo studenti e studentesse sempre più precari. E i più fortunati – se così li possiamo definire – riescono a malapena a trovare dei lavoretti che permettono ogni tanto di tirare un po’ il fiato: quasi sempre lavori in nero, sfruttati, sottopagati, senza nessun diritto, senza nessuna garanzia». Condizioni critiche, per chi deve mantenersi: «Viviamo in case o stanze a prezzi inaccessibili. Cerchiamo ogni giorno di districarci tra bollette Gino Ferretti, rettore dell'università di Parmae affitti, tasse universitarie, libri: spesso non riusciamo a permetterceli, figuriamoci se riusciamo ad andare una sera al cinema, a teatro».
C’era una volta la libertà di studiare: «Vogliamo sceglierlo noi il nostro percorso formativo, vogliamo informarci e approfondire – oltre i confini, sempre troppo stretti, imposti dai corsi di studio. E vogliamo studiare secondo i nostri tempi, ma poi ci dicono che siamo dei “fuori corso” sfigati». E’ un sistema sleale, coi giovani: «Ci impongono dei ritmi di produttività che sono assolutamente estranei alle nostre vite». Manca lo spazio per esercitarsi: «Vogliamo fare esperienze, all’interno dell’università e non solo, ma ci tagliano i corsi e i laboratori. Siamo costretti ad accontentarci di stages e tirocini gratuiti perché non ci possiamo quasi mai permettere i costi esorbitanti di un master». Sempre peggio: «Prima ci hanno detto che bastava la laurea triennale per essere pronti a entrare nel mercato del lavoro. Poi ci hanno detto che non basta, che serve la laurea specialistica – quindi altri soldi e altre tasse. Poi ci hanno detto che dobbiamo farci anche un dottorato, e magari un master e un anno di studi all’estero, che chiaramente non ci possiamo permettere. Questo è quello che l’Europa dell’austerity e dei poteri forti sta offrendo a un’intera generazione».
Al termine della cerimonia ufficiale di Parma, il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha conferito la “medaglia d’oro al merito ambientale” a un docente dell’ateneo parmigiano, il professor Antonio Moroni. «Peccato che il nostro ministro Clini non sembra essere molto ferrato, in tema di ambiente e di salute», lo attacca la portavoce degli studenti. Piuttosto, Clini sembra «interessato, insieme al suo governo, a difendere i profitti di chi sta avvelenando e devastando il territorio, da nord a sud». L’Ilva di Taranto, l’inutile minaccia della linea Tav in valle di Susa, le grandi navi che insidiano la laguna di Venezia. E poi il nucleare, per cui Clini si era detto “favorevole ad una riflessione”, contro il palese “no” dei cittadini italiani. E ancora: gli Ogm nell’alimentazione, «di cui il governo ha non solo legittimato, ma – seguendo le direttive dell’Europa (ancora una volta, “ce lo chiede l’Europa”) – ha imposto la coltivazione: parliamo del mais geneticamente modificato». Non ultimo, il caso dell’inceneritore di Parma: «Anche qui i cittadini si sono espressi contro, però Clini auspica che si trovi una soluzione giusta – non tanto per la tutela dei cittadini e della loro volontà, quanto piuttosto perché non vadano dispersi i finanziamenti già stanziati». E quindi: «Alla luce di tutto questo, ci sembra quantomeno Corrado Cliniuna provocazione che oggi ci sia qualcosa da celebrare e qualcuno da premiare».
Parole che risuonano nell’aula sorda e grigia, sigillata all’esterno dai reparti antisommossa. «A noi – studenti, giovani – ci hanno definiti “bamboccioni”, “choosy”, sfigati, fannulloni». Scegliere il nostro percorso formativo, il nostro futuro, e decidere quale potrà essere il nostrolavoro vuol dire essere “choosy”? «Allora siamo tutti schizzinosi». E per favore, basta ipocrisie: «Vogliono toglierci il diritto a manifestare: perché, in questo paese, chiunque prova ad alzare la voce ed esprimere dissenso viene caricato e pestato», come gli studenti feriti nelle piazze in tutta Italia. «Noi siamo al loro fianco», sottolinea la ragazza di Parma: «Siamo al fianco di chi è stato barbaramente, violentemente – in modo assolutamente gratuito e inaudito – pestato, picchiato, fermato, arrestato». E’ arrivato il momento della verità: «Lademocrazia sta sparendo davanti ai nostri occhi». Esci di casa sperando di riuscire a parlare, all’interno dell’università, e ti trovi davanti «la polizia schierata». La stessa polizia che, il 14 novembre, ha «caricato in quel modo pazzesco» studenti anche giovanissimi, ragazzini di 15-16 anni: «Abbiamo visto facce spaccate, nasi rotti, ragazzi ingiustamente detenuti in carcere». Altro che inaugurazione, caro “magnifico rettore”: questo è il funerale della gioventù.

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