Il 14 novembre, mentre in 27 paesi europei milioni di persone manifestavano contro le politiche di austerità e i massacri sociali del liberismo, in Italia centinaia di migliaia di studenti, docenti ed Ata, lavoratori/trici del settore pubblico e privato segnavano con la loro forte presenza lo sciopero generale e i cortei che abbiamo organizzato con gli studenti in 30 città. Enorme in particolare la partecipazione a Roma dove circa 80 mila manifestanti hanno bloccato la città, arrivando pure di fronte al Parlamento e purtroppo dovendo subire un’ignobile aggressione poliziesca che ha provocato il ferimento di tanti giovani.
Grande rilievo ovunque ha avuto la protesta del popolo della scuola
pubblica contro la politica scolastica del governo, il folle aumento
dell’orario frontale nelle medie e superiori, l’impoverimento
dell’istruzione pubblica, l’espulsione e il concorsaccio dei precari, la
deportazione degli insegnanti “inidonei”, il blocco di contratti e
scatti di anzianità, la legge Aprea-Ghizzoni.
La giornata del 14 e le precedenti mobilitazioni della scuola stanno
mettendo in crisi il governo che ora prova a bloccare il movimento con
il ritiro dell’assurdo aumento orario per i docenti. Vedremo giovedi,
quando è previsto il voto alla Camera, se tale ritiro sarà effettivo: il
ché dimostrerebbe che solo la lotta ampia, unitaria e costante paga. Ma
di certo il movimento di protesta non può fermarsi qui, perché: 1) la
legge di in-stabilità prevede comunque altri tagli di finanziamenti,
posti di lavoro, istituti e classi, mentre continua il generoso
finanziamento della scuola privata (223 milioni ad essa nella legge); 2)
permane il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità, forse
fino al 2016; 3) prosegue l’espulsione dei precari, per i quali è
confermato il concorsaccio, così come la deportazione degli “inidonei” e
il conseguente licenziamento di migliaia di Ata precari, la mancata
assunzione in ruolo dei collaboratori scolastici e il non-rinnovo del
“salva-precari”; 4) avanza la legge Aprea-Ghizzoni, approvata in
Commissione Cultura della Camera da PD, PdL e Terzo Polo, che mette le
scuole nelle mani di Consigli “di amministrazione” con presenze e
finanziamenti di aziende e di privati, abolisce gli organi di democrazia
interna, impone la scuola-quiz degli indovinelli Invalsi e lo
strapotere dei presidi.Insomma, la politica scolastica governativa, in continuità con quella dei precedenti ministri dell’Istruzione, vuole imporre una scuola-miseria fatta di tagli permanenti e finanziamenti ridicoli, e una scuola-quiz, basata sui grotteschi indovinelli dell’Invalsi come metro di valutazione per istituti, docenti e studenti: per sfornare una massa di giovani precari indifesi e sottomessi alle imposizioni dei gruppi industriali e finanziari e delle caste politiche e manageriali, che hanno provocato la gravissima crisi che affligge dal 2008 l’Italia e l’Europa, pagata dai settori sociali più deboli e non dai responsabili di essa, che anzi aumentano i profitti, la corruzione, l’evasione fiscale, le ruberie.
Dunque è decisiva la massima riuscita dellosciopero della scuola del 24 novembre, convocato per la prima volta da tutti i principali sindacati di categoria, e di una grande manifestazione unitariadel popolo della scuola pubblica a Roma. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta ai nostri appelli dagli altri sindacati promotori dello sciopero, che hanno convocato una manifestazione stanziale a P. del Popolo, del tutto inadeguata alla grande partecipazione di docenti, Ata e studenti che si prevede a Roma. Invitiamo dunque gli studenti medi e universitari, i precari, i Comitati e coordinamenti adorganizzare con noi la manifestazione che partirà da P. della Repubblica alle ore 10, dirigendosi verso il centro della città.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
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