Via gli ospedali: costano troppo. E i malati? Pazienza, si arrangino. Chi se lo può permettere, si rivolgerà a cliniche private. Neppure i peggiori tangentocrati del passato erano mai arrivati a tanto: minacciare di chiudere il servizio sanitario nazionale, per presunta mancanza di fondi, è l’ennesimo record del salvatore della patria spedito a Palazzo Chigi direttamente dalla Goldman Sachs, dai Bilderberg e della Trilaterale, col placet di Napolitano, di Bersani e degli altri candidati alle primarie del centrosinistra. Presto, dichiara testualmente Monti il 27 novembre 2012, non sarà più possibile garantire la sostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale. Spaventato dalle immediate reazioni suscitate («Se vuole privatizzare la sanità, lo dica», avverte Susanna Camusso della Cgil), il professore tenta di smentirsi in capo a una manciata di minuti: non è a rischio la sostenibilità finanziaria, si contraddice il premier, ma – aggiunge – è necessario trovare altre modalità per sostenere i costi della sanità pubblica.
Mario Monti, «lo stalinista americano venuto per distruggerci», per dirla con Giulietto Chiesa. Dopo l’attacco frontale al lavoro e alle pensioni, insieme alle tante “patrimoniali sui poveri” varate a suon di tasse, ecco l’affondo finale contro il cuore del welfare italiano: il sistema sanitario nazionale, considerato il primo in Europa – per qualità e capillarità territoriale – al pari di quello francese. Nonostante gli infinti scandali e le croniche magagne, gli ospedali continuano a far gola a chi li vorrebbe privatizzare, tagliando servizi per moltiplicare profitti. Il gioco va avanti da decenni, con politici infedeli che dirottano fondi per degradare il servizio, esternalizzarne interi settori e spingere i cittadini esasperati verso strutture private, che per la diagnostica garantiscono tempi celeri. Ma solo Mario Monti è arrivato, anche in questo campo, a intimidire e minacciare direttamente la comunità nazionale italiana: il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, non sarà più garantito. Grazie, naturalmente, al solito alibi contabile: “non ci sono più soldi” è la versione sanitaria del “lo vuole l’Europa”, che poi è esattamente la stessa cosa.
Lo vuole l’Europa? Certamente: l’Europa di Maastricht, quella modellata dalle lobby finanziarie mondiali, ha creato una sorta di “mostro” antidemocratico che, semplicemente, con un atto di imperio, taglia i viveri agli Stati – vedi Grecia – con una irresponsabilità criminale e una totale indifferenza nei confronti di sofferenze sociali che, solo qualche anno fa, nessuno avrebbe mai immaginato potessero tornare a tormentare i cittadini del vecchio continente: i poveri ridotti in miseria, gli operai mortificati ogni giorno, i giovani privati di qualsiasi speranza di futuro. E il ceto medio produttivo e risparmiatore, il popolo dei “consumatori”, ormai in preda al panico a causa di un impoverimento rapido, progressivo e inesorabile, senza un barlume di luce in fondo al tunnel. Famiglie sul lastrico, aziende che chiudono, imprenditori disperati, dipendenti lasciati a casa. E’ la spirale della recessione: meno consumi, più crisi, e quindi: ancora meno consumi e ancora più crisi.
Non ci sono soldi? E’ vero. Da quando il governo ha perduto il controllo sulla moneta, i guai sono diventati giganteschi. Lo Stato è divorato dagli interessi sul debito pubblico, ceduto – a carissimo prezzo – alla finanzaspeculativa privata. E come gli altri paesi dell’Eurozona, anche l’Italia i soldi deve elemosinarli, farseli prestare dalla Bce: come se la valuta – anche all’emissione – fosse un gruzzolo guadagnato col lavoro di qualcuno, e non un mezzo di esclusiva prerogativa pubblica, che lo Stato sovrano può stampare dal nulla. Amputato del suo strumento operativo fondamentale – la disponibilità finanziaria teoricamente illimitata – e costretto all’orrore del “pareggio di bilancio” previsto dal Fiscal Compact, lo Stato dell’Eurozona è ormai declassato al rango di azienda: non potendo più disporre di risorse proprie, il denaro per finanziare la spesa pubblica deve chiederlo ai cittadini, sotto forma di tasse.
La scuola economica da cui proviene Monti sostiene, peraltro, che è così che dovrebbe funzionare il mondo: i cittadini pagano lo Stato perché eroghi servizi. Come se lo Stato fosse, appunto, una qualsiasi azienda di servizi. C’è il trucco, naturalmente: la moneta. Da dove vengono i soldi pubblici che ieri era lo Stato a erogare, e oggi invece sono i cittadini a versare? Perché allo Stato è stato tolto il diritto di emettere moneta in misura sufficiente a garantire i servizi essenziali? L’America il suo denaro continua a stamparlo, e così la Gran Bretagna e il resto del mondo. Noi no, invece. L’Eurozona è una sorta di prigione, affollata di ex cittadini trasformati in sudditi e sottoposti al ricatto della paura. E il peggio è che la politica – la stessa politica che ha permesso tutto questo, a suon di trattati varati in modo semi-clandestino, sostanzialmente all’insaputa dei cittadini e senza mai uno straccio di validazione democratica – continua a tacere, intrattenendo il pubblico con le facezie di Renzi e Bersani. Così, la perdita di sovranità monetaria si traduce in perdita, drammatica, di sovranità democratica. Fino alle estreme conseguenze: la minaccia della chiusura del sistema sanitario nazionale. E quindi, di questo passo che faremo: staccheremo la spina ai malati che non potranno pagare?
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