Il tumultuoso passato del genoma umano, i virus come componente
fondamentale della vita, gli enigmatici meccanismi della cognizione e
della memoria: sono i temi più importanti che hanno segnato l'anno
appena passato nel campo della biologia.
lescienze.it John Rennie/Quanta Magazine
La legge di Metcalfe, che afferma che il valore di una rete cresce con
il quadrato del suo numero di nodi, è un pilastro della teoria delle
telecomunicazioni. Ma riguarda anche la biologia, perché anche l'insieme
delle connessioni della vita è una rete.
Ogni anno che passa porta alla luce nuove varietà di interconnessioni e
relazioni tra la sempre più ampia diversità di organismi, cellule, geni e
biomolecole noti alla scienza. A causa dell'evoluzione, possiamo vedere
come la rete della vita si estende anche nel tempo, con connessioni
genomiche che collegano organismi molto diversi tramite antenati comuni.
Abbiamo una comprensione sempre più approfondita dei principi matematici
che governano il modo in cui tutte le "infinite forme bellissime" di
Charles Darwin sopravvivono, si adattano, si moltiplicano e prosperano.
Nel 2018, i ricercatori hanno acquisito informazioni utili sulle
collaborazioni genetiche che producono cellule viventi e sui meandri del
passato genomicamente tumultuoso della vita.
I
virus iniziano a sembrare meno parassiti, propaggini quasi-vive di
cellule "reali" e più simili a una componente cruciale della vita
stessa. Anche molti talenti nascosti condivisi da cellule complesse
stanno diventando più evidenti.
E sebbene siamo lontani dal comprendere veramente la più intricata e
potente rete biologica, il cervello, i neuroscienziati hanno compiuto
progressi significativi nella comprensione di aspetti della cognizione e
della memoria, tra molti altri traguardi.
Di quanti geni hanno bisogno le cellule?
Quando si identifica un gene, la domanda che sorge spontanea è: "Che
cosa fa?" Quali caratteristiche o tratti il gene determina o almeno
influenza?
Spesso è difficile dirlo, e una ricerca sul lievito pubblicata in aprile ha mostrato il perché:
i geni funzionalmente interconnessi o ridondanti sono così tanti che la
loro piena importanza è difficile da valutare se considerati da soli.
Il lavoro corrobora una recente proposta radicale per un modello di
genetica definito "onnigenico", in cui essenzialmente tutti i nostri
geni esercitano un'influenza su ogni tratto.
Dove si nascondono gli indizi cronologici sulla storia antica della vita
Molti dei principali eventi evolutivi nella storia profonda della vita,
centinaia di milioni o miliardi di anni fa, potrebbero essere stati
causati da trasferimenti "orizzontali" (trasduzioni) di geni tra
microrganismi differenti tra loro.
La registrazione di quegli eventi, in linea di principio, dovrebbe
essere scritta nel DNA degli organismi, ma sembrava probabile che la
natura caotica di quei trasferimenti avesse anche confuso i dettagli
genomici al di là di ogni possibile ricostruzione.
Eppure quest'anno due gruppi di ricerca hanno dimostrato che questo
problema è stato risolto. Uno ha sviluppato algoritmi per ricostruire
l'ordine in cui si verificavano con più probabilità insiemi di
trasferimenti orizzontali; l'altro ha esaminato attentamente la
trasduzione di un particolare insieme di geni per dedurre quanto tempo
fa sono evoluti i microrganismi che producono metano.
La straordinaria importanza dei trasferimenti genici orizzontali per
l'evoluzione batterica è apparsa chiara in un annuncio di ottobre.
Mentre studiava un tipo di batteriofago (un virus che infetta i
batteri), un gruppo internazionale di ricercatori ha identificato un nuovo modo
con cui i virus possono raccogliere frammenti di DNA batterico che
potrebbero rendere i trasferimenti orizzontali mille volte più estesi. I
trasferimenti orizzontali mediati da virus potrebbero infatti essere la
principale spinta dell'evoluzione batterica.
Somiglianze di linguaggi
I virus stanno diventando sorprendentemente rilevanti anche per le comunicazioni intercellulari.
Le cellule comunicano abitualmente trasmettendo informazioni molecolari
l'una all'altra, spesso tramite piccole vescicole extracellulari che
somigliano decisamente a virus. Lavori recenti hanno dimostrato che la
somiglianza è più che casuale.
I virus hanno dirottato alcuni meccanismi di comunicazione
intercellulare per i loro scopi riproduttivi, ma le cellule hanno anche
preso in prestito alcune molecole dai virus per perfezionare il processo
di formazione delle vescicole.
Come
ha osservato uno degli scienziati che ha diretto questo lavoro, virus e
vescicole extracellulari sembrano essere disposti su una sorta di
continuum: può essere difficile dire categoricamente dove iniziano i
virus e dove finiscono le vescicole extracellulari. (Le distinzioni tra
virus e cellule diventano ancora più sfocate con la scoperta di un gruppo di virus giganteschi, più grandi di alcuni batteri, che hanno un insieme quasi completo dei geni necessari per la vita indipendente.)
Il segreto della ricrescita degli arti
Quando si tratta di guarire le ferite, nulla è più impressionante della
capacità di alcuni organismi (ma ahimé, non degli umani adulti) di far
ricrescere gli arti mancanti. L'impareggiabile campione della
rigenerazione degli arti tra i vertebrati è la salamandra chiamata axolotl, e la scienza della rigenerazione ha fatto un grande passo in avanti all'inizio di quest'anno con la pubblicazione di una sequenza completa del genoma di un axolotl.
Nel
frattempo, studi correlati stanno esplorando l'idea non ortodossa che
anche alcuni fenomeni bioelettrici, oltre a quelli biochimici, siano
importanti durante lo sviluppo e la rigenerazione: alcuni dati
suggeriscono che anche prima che il sistema nervoso funzioni, il
cervello sfrutti segnali bioelettrici per guidare la crescita degli arti
embrionali.
Predire il futuro per dare senso al presente
Capire come il cervello svolga compiti complessi di cognizione,
percezione e memoria è una delle sfide più scoraggianti della scienza.
Una teoria controversa si basa sul concetto di codifica predittiva:
lavorando a partire da un modello interno di realtà che prevede ciò che
accadrà dopo, il cervello confronta costantemente le esperienze reali
con le sue aspettative e quindi aggiorna il modello di conseguenza. È
un'idea interessante, se i ricercatori riusciranno a capire in che modo
il cervello potrebbe metterla in pratica.
Per ricordare, il cervello deve dimenticare attivamente
La memoria rappresenta un enigma formidabile persino tra i processi cognitivi.
Per decenni, i ricercatori hanno studiato come il cervello memorizza le
informazioni sulle esperienze e gli errori di memoria sono stati spesso
considerati semplici fallimenti del sistema. Questo potrebbe essere un
errore: i neuroscienziati stanno accumulando prove che dimenticare è
parte cruciale del nostro processo di apprendimento e che le tracce di
memoria di nuove esperienze possono essere normalmente destinate a
scomparire in modo automatico.
Tuttavia,
ciò non significa che i ricordi si possano sempre cancellare
facilmente: monitorando quello che accade nel cervello durante i
processi di apprendimento, alcuni ricercatori hanno osservato una
riluttanza a rinunciare a modelli di risposta consolidati a favore di nuovi.
E altri scienziati hanno avuto successo nel migliorare i ricordi di
alcuni soggetti monitorando i loro ritmi cerebrali e applicando scosse
precise al momento giusto.
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martedì 1 gennaio 2019
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