lunedì 21 gennaio 2019

Pd, perché Renzi e la Boschi odiano il reddito di cittadinanza.

Giornalista
Pd, perché Renzi e la Boschi odiano il reddito di cittadinanza
Il volto del dirigente olandese era perplesso; il lavoro si può perdere, il “bijstand” – una versione olandese del “reddito di cittadinanza” del governo italiano ma ben più generosa – è stato ridimensionato negli anni e riceve spesso attacchi trasversali, tanto da destra, con campagne contro i poveri, quanto da sinistra, con campagne lavoriste, ma nessuno si sogna di metterlo in discussione.
D’altronde la domanda è lecita e la ratio alla base del bijstand molto semplice: tutti devono mangiare a fine giornata, almeno tre volte. 
Tutti devono avere un tetto sulla testa e possibilmente qualche soldo in più per vestirsi e acquistare prodotti per l’igiene personale.  
Non parliamo di ostriche, champagne e stravizi ma dello standard minimo che un Paese occidentale nel 2019, uno dei Paesi del G7, dovrebbe garantire assicurare, senza discutere. Parliamo di dignità. E non per bontà o per generosità dello Stato ma per autotutela: la povertà è disfunzionale, favorisce il crimine di necessità, sfilaccia il tessuto sociale e alimenta  fenomeni di ribellione individuale.  
Non ci sarebbe bisogno di lauree e costosi master per giungere a queste conclusioni.

Il “bijstand”, come il reddito di cittadinanza grillino, ripetiamolo, sono solo dei sussidi ossia delle misure complementari al mercato del lavoro, non delle misure sostitutive. Per questa ragione sono mirate, calcolate al centesimo e riaggiustate sulle necessità individuali. Ma soprattutto non sono (e non devono essere) una forma mascherata di schiavitù: per questo, in Olanda i lavori si possono rifiutare. Altrimenti il sussidio aiuta la corsa al ribasso dei salari. Ah già, in Italia questo proprio non è un problema: più bassi di così cambiamo continente (e tra qualche anno, saremmo – probabilmente – in fondo alla lista anche fuori Europa).
Il reddito di cittadinanza (anche se non lo è) grillino è un brutto tentativo, ma in ogni caso un tentativo, di dare risposte a un problema serio così come lo era anche il Reddito di inclusione approvato in fretta e furia dal governo Gentiloni. Ma la cinica ironia di Maria Elena Boschi, gli slogan di Renzi e addirittura – quasi fosse la trama di un film su un futuro distopico dove la sinistra fa la guerra ai poveri, non alla povertà – una proposta di referendum abrogativo, da dove vengono?
La Boschi è convinta si possa “vivere in vacanza” con poche centinaia di euro (chi ci riesce, meriterebbe un reddito di cittadinanza ad honorem), Renzi ripete come un disco rotto che lo Stato deve creare lavoro non sussidi (ma mentre è occupato a creare lavoro e a cercare di frenare la fuga di giovani italiani in Paesi dove c’è il reddito di cittadinanza – viene da chiedersi – è così sbagliato un sostegno economico?), mezzo Pd vuole tutelare gli italiani onesti che pagano le tasse da quei “povery” che osano rimanere senza lavoro e pretendere addirittura di mangiare e avere un tetto sulla testa. Che parassiti. 
La Dichiarazione universale dei diritti umani si studia per passare l’esame all’università e la solidarietà è un termine che serve all’ufficio comunicazione del più grande partito d’opposizione solo a rendere più leggibili gli slogan.
Per il resto, il Pd che strizza l’occhio all’elettorato leghista e alle imprese va persino oltre la guerra ai poveri del liberalismo classico: per i fautori del mercato, della competizione e della società diseguale, i paracadute servono proprio per evitare che la massa di ultimi (invidiosi per i successi dei primi, dicono) si rivolti. In quell’idea di Stato minimo, almeno, c’è un genuino interesse per gli affari propri. Ma questa crociata del Pd contro gli ultimi, esattamente, quali interessi tutela?

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