Stop TTIP Campagna Stop TTIP Italia di Monica Di Sisto
Come documenta il nuovo rapporto “Diritti per le persone, regole per le multinazionali”: scaricabile a questo link, redatto da Francesco Panié e Alberto Zoratti per la campagna Stop TTIP/CETA Italia, che raccoglie numeri, analisi, statistiche ed esempi di cause intentate dalle multinazionali contro gli Stati, attraverso il meccanismo di composizione delle dispute fra investitori e Stati (ISDS), i dati su 195 cause concluse negli ultimi trent’anni dimostrano che in tutto il mondo gli Stati hanno dovuto pagare 84,4 miliardi di dollari alle imprese private a seguito di sentenze sfavorevoli (67,5 miliardi) o costosi patteggiamenti (16,9 miliardi). Una cifra parziale, visto che alcune cause sono segrete e altre ancora pendenti. Soldi sottratti a politiche sociali, ambientali, salariali. Dopo la Spagna l’Italia è il paese più colpito: sul finire del 2018 ha perso la sua prima causa da 7,5 milioni di euro con la danese Greentech Energy Systems per aver tagliato gli incentivi alle rinnovabili nel 2014: e ci attendono al varco almeno altri 10 cause di risarcimento.
Oltre quaranta delle imprese quotate come “partner industriali” del World economic forum sono state coinvolte in casi ISDS: ospiti vip che accolgono nel lusso tanti rappresentanti di quegli stessi Stati che negli anni hanno portato davanti a un giudice per sfilare loro miliardi di risorse pubbliche che potevano investire per i propri cittadini. Da oggi in poi, e non solo a Davos, balleranno con i lupi.
Primo banco di prova per il Parlamento europeo sarà il voto del prossimo 12 febbraio sul trattato per la liberalizzazione degli investimenti tra Europa e Singapore, che contiene un arbitrato ISDS-ICS di cui la società civile europea chiede la bocciatura, come primo segnale tangibile di buona volontà politica. Seconda richiesta, soprattutto da parte delle organizzazioni italiane, al governo italiano la rapida calendarizzazione e bocciatura del Ceta, il trattato di liberalizzazione degli scambi tra Europa e Canada, prima delle elezioni europee, in linea con gli impegni elettorali della maggioranza degli eletti al Parlamento italiano, di tutti i partiti. Se entrasse in vigore pienamente, infatti, attiverebbe una clausola arbitrale analoga a quella che il Canada ha ottenuto dal presidente Usa Donald Trump di stralciare dall’USMC: l’area di libero scambio tra Usa, Canada e Messico recentemente rinnovata alla scadenza dello storico Nafta. “Una grande conquista – l’ha definita la ministra degli Esteri canadese Chrystia Freeland – perché ci permetterà mettere i diritti dei cittadini canadesi al di sopra di quelli corporativi”. Bocciare il Ceta è l’unico modo di ottenerlo anche noi.
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