L'Onu e le organizzazioni
umanitarie internazionali lanciano appelli, rimasti inascoltati. Le
pesanti complicità degli Stati Uniti.
Per non dimenticare una guerra "dimenticata".
Volutamente dimenticata, nonostante una tragedia umanitaria che eguaglia
e per certi aspetti supera anche quella siriana. E per ricordare a chi
ha vinto le elezioni in Italia di un impegno che va mantenuto. Lo Yemen è
afflitto da una delle peggiori carestie mai viste al mondo negli ultimi
anni, una piaga che si aggiunge a quella di una guerra senza fine. "Non
è come la carestia che abbiamo visto in Sud Sudan all'inizio dell'anno,
sofferta da decine di migliaia di persone. Non è come la carestia che
costò la vita a 250mila somali nel 2011. È la più grande carestia che il
mondo abbia mai visto in decenni, con milioni di vittime", spiega Mark
Lowcock, sottosegretario generale agli affari umanitari e coordinatore
degli aiuti per le emergenze delle Nazioni Unite.
Ecco
alcuni numeri della catastrofe: più di 20 milioni di persone, inclusi 11
milioni di bambini, hanno bisogno di assistenza sanitaria. Almeno 14,8
milioni di persone non hanno accesso alle cure di prima necessità, i
casi di colera sono arrivati a oltre 900mila e quelli di difterite a
quasi 200. La popolazione è ridotta alla fame: 17 milioni di persone non
sanno quando potranno avere il prossimo pasto e 400mila bambini sono
malnutriti. Le più grandi organizzazioni umanitarie sono impegnate a far
fronte a questa immane catastrofe, ma sanno che solo una soluzione
politica, condivisa dalle potenze globali e regionali responsabili della
guerra yemenita, può salvare la vita a milioni di persone. Ma questa
soluzione è lontana dal determinarsi. Perché non è solo una guerra
dimenticata, quella in Yemen. E' anche qualcos'altro. E di peggio. E' la
vergogna dell'Occidente e in esso dell'Europa (Italia compresa). E' la
sanguinosa riprova che alla base dello sfacelo mediorientale c'è la
pervicace doppiezza di un "mondo libero" che non si limita, e già questo
griderebbe vendetta, ad assistere silente al massacro di civili, ma
quel massacro lo alimenta vendendo armi, e garantendo in sede Onu la
copertura politica, all'attore regionale che attua un terrorismo di
Stato.
Yemen,
la vergogna dell'Europa. Yemen, dove l'Arabia Saudita perpetra da tempo
crimini contro l'umanità. Ciò di cui non si parla, volutamente, nei
consessi internazionali, è che dopo tre anni di operazioni militari si
continua a morire nello Yemen nella campagna lanciata dalla coalizione
panaraba guidata dall'Arabia Saudita, per rispondere alla minaccia posta
dai ribelli Houthi, sostenuti a loro volta dall'Iran. L'anno scorso,
rimarca Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia,
l'Arabia Saudita riuscì a convincere la maggioranza degli Stati del
Consiglio Onu dei diritti umani a votare contro l'istituzione di una
commissione internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen.
Venne invece approvata una inutile risoluzione a sostegno della
neo-istituita commissione nazionale yemenita sui diritti umani che, da
quello che si è visto nel primo anno di attività, non stabilirà la
verità né favorirà la giustizia.
Ma la
Giustizia non si concilia con gli affari. Gli sporchi affari che
l'Occidente continua a intessere con Riad. Affari miliardari. Nel suo
viaggio in Medio Oriente, maggio 2017, il presidente Usa Donald Trump.
ha avuto modo di fare il piazzista d'armi a Riad, con contratti che
hanno raggiunto i 132 miliardi di dollari, con un obiettivo dichiarato
di andare oltre i 380 miliardi. Non basta. I militari statunitensi si
sono resi complici di torture, abusi e violenze contro sospetti
terroristi, compiute dalle forze armate degli Emirati Arabi Uniti e
dello Yemen sul loro territorio. È quanto emerge da un lungo reportage
pubblicato dalla Associated Press, che sostiene il coinvolgimento di
soldati americani negli interrogatori compiuti nelle prigioni segrete
del Paese arabo. Le carceri sono controllate da ufficiali di Abu Dhabi e
Sana'a e i dettagli che emergono dai racconti dei testimoni sono
raccapriccianti. I prigionieri sono chiusi all'interno di container per
spedizioni, cosparsi di feci e urina, bendati per settimane. E ancora, i
sospetti sono picchiati e legati a una griglia circondata dal fuoco. A
questo si aggiungono gli abusi a sfondo sessuale e interrogatori
compiuti all'interno di navi segrete da parte di "esperti psicologi" ed
"esperti di poligrafia" statunitensi. Secondo alcune testimonianze
anonime rilanciate da Ap, sarebbero centinaia i sospetti terroristi,
appartenenti alla rete di al Qaeda, finiti nella rete degli abusi e
delle violenze delle carceri segrete in Yemen. Esse sorgono all'interno
di basi militari, di porti, aeroporti, ville private e anche club
notturni. Gli informatori riferiscono che gli abusi sono "una routine" e
le torture inflitte "estreme". Altre fonti parlano di circa 2mila
persone scomparse, che sarebbero ancora oggi rinchiuse all'interno delle
carceri. Familiari, parenti, amici hanno promosso proteste e iniziative
per la loro liberazione, finora invano. Attivisti e associazioni pro
diritti umani non credono alla versione ufficiale dei vertici di
Washington e del Pentagono, parlando di maldestro tentativo di lavarsi
le mani e minimizzare responsabilità e coinvolgimenti.
Nell'inferno
yemenita a essere colpiti sono innanzitutto i più indifesi. I bambini. I
dati e le testimonianze raccolti da "Save the Children" a supporto di
una campagna internazionale di sensibilizzazione lanciata da 6
organizzazioni internazionali - Action Contre La Faim, CARE, Intersos,
Norwegian Refugee Council, Oxfam and Save the Children - danno conto di
un orrore che non conosce limiti. E a essere alla guida della coalizione
che questi crimini ha perpetrato, non è il Daesh ma un Paese che fa
parte del consesso delle Nazioni Unite; un Paese col quale l'Occidente
intrattiene floridi rapporti d'affari: l'Arabia Saudita. Le 6
organizzazioni internazionali hanno chiesto ripetutamente all'Onu di
intervenire, di usare tutti gli strumenti di pressione
politico-diplomatica per fermare la mano a Riad. La risposta del libero
Occidente è stata di vendere ancora più armi ai sauditi. E tra queste
armi che fanno strage di civili, ci sono anche bombe italiane,
realizzate in Sardegna. Bombe della serie MK8, identificabili dalle
matricole A4447, come rivelato da una inchiesta del New York Times. Lo
scorso gennaio, la Germania ha deciso di stoppare la fornitura di armi
ai Paesi coinvolti nella guerra in Yemen, e dunque in primis all'Arabia
Saudita. In Italia, nel suo programma elettorale, il Movimento 5 Stelle,
che il voto del 4 marzo ha indicato come primo partito, s'impegna, se
avrà la guida del nuovo governo, di seguire l'esempio di Berlino e di
quanto affermato da una risoluzione approvata dal Parlamento europeo che
va nella direzione "tedesca". La speranza è che Di Maio e company siano
di parola. In politica estera, sarebbe un buon inizio.
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