Il codice di condotta per le
ONG che operano nel Mediterraneo mette a rischio la vita di migliaia di
persone e costituisce un attacco senza precedenti ai principi che
ispirano il lavoro delle organizzazioni umanitarie.
EMERGENCY è impegnata da anni
nell’assistenza a migranti, profughi e sfollati in paesi in guerra come
in Italia; pur non essendo attualmente coinvolta in operazioni di
ricerca e salvataggio in mare, EMERGENCY ritiene inaccettabile il codice
di condotta imposto dal Governo Italiano alle organizzazioni umanitarie
impegnate nelle azioni di SAR.
Emergenzy
In particolare, la richiesta di
consentire l’accesso a bordo di personale militare, presumibilmente
armato, è di fatto un’aperta violazione dei principi umanitari che sono
il pilastro delle azioni delle ONG in tutto il mondo.
Tale concessione rischia di creare un
pericoloso precedente che potrebbe essere mutuato in altre realtà dove
da anni siamo riusciti a far accettare il principio per cui le nostre
strutture di ricovero e cura sono aperte a tutti coloro che hanno
bisogno di assistenza, e dove nessuna persona armata può avere accesso.
Ciò non ha mai impedito a governi e istituzioni di vigilare sulla
correttezza e sulla trasparenza del nostro operato.
Questo codice di condotta è la foglia di
fico di un’Europa che continua a dimostrarsi indisponibile, ancora prima
che incapace, a gestire questa crisi con responsabilità e umanità. Lo
stesso coinvolgimento delle ONG nelle attività di ricerca e salvataggio
in mare si è reso necessario principalmente per colmare una lacuna dei
Governi europei, che hanno la responsabilità primaria di queste
operazioni.
L’unica risposta sembra essere, ancora
una volta, quella militare, sia nel Mediterraneo che nei Paesi di
origine e transito. Sempre più spesso i fondi italiani ed europei
destinati a progetti di sviluppo vengono deviati verso il potenziamento
dei sistemi di sicurezza e degli apparati militari di paesi africani per
arginare i flussi migratori. Inoltre, per blindare le proprie
frontiere, l’Europa non esita a chiudere gli occhi davanti a gravissime
violazioni dei diritti umani, in Libia e non solo.
L’invio di navi militari in Libia,
approvato oggi dal nostro Parlamento, è l’evidente negazione dei diritti
umani fondamentali di chi scappa dalle guerre e dalla povertà. Migliaia
di persone verranno respinte in un paese instabile e saranno esposte a
nuovi crimini e violenze, senza alcuna tutela.
Solo con un massiccio impegno in
politiche di promozione della pace, di cooperazione e di sviluppo si
affronteranno le vere cause delle migrazioni. Solo aprendo canali di
accesso legali e sicuri per chi cerca rifugio nel nostro continente si
garantirà il rispetto dei diritti contrastando la piaga del traffico di
esseri umani. Solo proseguendo con le politiche di accoglienza e
integrazione che il Governo italiano ha avviato in questi anni, seppur
senza un reale sostegno dell’Unione Europea, si potrà assicurare la
gestione dei flussi migratori in maniera lungimirante e sostenibile.
"Se
ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo
più bello senza neanche accorgercene" - Teresa Sarti Strada
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