Settant'anni fa l'indipendenza
nazionale. Reportage nella casa della 17enne, la cui nascita simbolo
era stata celebrata come evento: "Mi hanno fatto tante promesse ma
nessuno si ricorda più di me".
NEW DELHI - Rintracciare la figlia dell'India numero 1 miliardo non è impresa facile, perché lei da tempo si è nascosta al clamore dei media. Fino a quando in autunno non avrà completato l'ultimo anno delle superiori, le è anche proibito usare Facebook. La casa della famiglia di Aastha Arora è in un vicolo anonimo di una ordinaria colonia di case basse chiamata Najafgarh Hira Park, tirata su negli anni '70 da immigrati del Punjab e Rajasthan alle porte di Delhi. Qui "baby un miliardo" ormai diciassettenne, vive protetta dalla rete di parentele che è il suo unico supporto e universo oltre alla scuola governativa Girls senior Number 1, dove domani si celebrerà il 70esimo anniversario dell'Indipendenza dagli inglesi con discorsi, sfilate, bandiere e un suo numero di danza in costume.
In un piccolo e accogliente tinello con le tende chiuse e la luce al neon, Aastha serve un tè e premette che accetta di parlare. "Ogni mattina quando a scuola suonano l'inno nazionale Vande Mataram, la cosa più bella per me è l'esaltazione della bellezza della nostra natura. Però peccato che ciò non corrisponda alla realtà. Basta guardarsi attorno. Io giro con una mascherina". Papà Ashok annuisce e dice che gli manca l'aria del suo Punjab, dove gli Arora, come spiega il cognome, erano mercanti di casta medio alta. Venne qui nel '72 con 4 fratelli e i vecchi nonni, derubati di terre e case da parenti ingordi "che oggi vivono a Washington come Trump", dice ridendo. Per mettere su famiglia, Ashok si era messo a vendere verdure al mercato e sua moglie Anjiana, conosciuta la settimana precedente il matrimo-nio, le darà prima un maschio di nome Mayank e poi la figlia della quale l'11 maggio del 2000 parlerà tutta l'India e il mondo.
E l'assistenza medica?
"Ho una seria malattia di pelle che richiede 4 anni di cure costose, sono andata all'ospedale pubblico Safdarjung che divenne famoso dopo la mia nascita, ma mi hanno guardato come per dire: e tu chi sei?".
Questo la ferisce?
"Il problema è che fin dalla culla hanno predisposto a parole per me un percorso verso il cielo senza che glielo avessi chiesto, hanno versato in banca 200mila rupie (3000 euro), poi basta. Dalle stelle mi hanno ributtato giù e ho capito che tutti i sogni mi erano stati inculcati da persone che parlavano solo per le telecamere. Credevo che per il governo la mia nascita fosse qualcosa di speciale, pensavo che gli adulti fossero come i miei e come Gandhi, gente che considera sacra ogni promessa".
"Stare qui isolata dal mondo con chi amo non sarebbe un problema se non ci fosse attorno un sistema che cambia troppo lentamente. Prendete la corruzione e la mafia, la scarsa cura dei servizi, le strade e le case senza lampioni e fogne. Un politico locale che si opponeva al racket è stato ucciso durante un matrimonio".
Avverte anche il clima violento contro le donne che portò all'uccisione di una studentessa sull'autobus qui a Delhi?
"Io non esco dopo le 10 di sera né sulla strada principale né dentro la colonia. Di giorno girano bande di ragazzi fastidiosi, è il loro modo di divertirsi: ma quando gli insegni da piccoli che un maschio viene prima della femmina, con chi prendersela poi?".
Tanta saggezza nasce in famiglia?
Ride: "Mia nonna mi chiamava Nurjah, la più bella del mondo, e nemmeno i miei genitori hanno mai fatto differenze tra me e mio fratello Mayank. C'è una cultura superficiale, oscurantista e sessista, e gran parte della gente è abituata a vivere in un mondo di fantasia dove tutte le cose, anche sbagliate, si riaggiustano da sole come nelle telenovele popolari. Ma la realtà non è così. Non è nemmeno quella di Bollywood, con l'eccezione dei film di Aamir Khan sulle ipocrisie di una società superstiziosa e competitiva".
"Sì e parlo anche dell'ultimo film 'Dangal' sulle 4 figlie dell'allenatore di lotta libera costrette dal padre a inseguire il 'suo' sogno, a diventare maschi da competizione internazionale".
Sul tavolo del tinello di casa Arora sono sparsi i ritagli del maggio 2000 e i ricordi di scuola esibiti con orgoglio da papà Ashok. Aastha racconta sull'uscio che un celebre astrologo le aveva predetto alla nascita un futuro da politico. "I politici - protesta lei - fanno passare le ingiustizie per atti di generosità verso i deboli". E i ricchi indiani? "Fanno la carità non perché lo dice il sacerdote, ma per scaricarla dalle tasse".
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