mercoledì 16 marzo 2016

Roma. Appalti illeciti sui disabili, lo scandalo scoperto dall'Espresso finisce nel dossier di Cantone.

Un anno fa l'inchiesta sollevò il caso dei costi esorbitanti e della gara sospetta, svolta sotto Natale e in appena quattro giorni. Dopo l'arresto del funzionario che se ne occupò, la vicenda è entrata nel rapporto dell'Anticorruzione sul marciume nella capitale. E si confermano tutte le irregolarità denunciate.

Appalti illeciti sui disabili, lo scandalo scoperto dall'Espresso finisce nel dossier di CantoneL'espresso di Paolo Fantauzzi

"Ragioni di estrema urgenza smentite dagli atti”, “vulnus della libera concorrenza”, “ridotte forme di pubblicità dell’avviso di gara”, “violazione delle regole di evidenza pubblica alla scadenza del contratto”. Dopo essere finito sul tavolo di Raffaele Cantone, lo scandalo del trasporto disabili a Roma sollevato lo scorso anno da un'inchiesta dell'Espresso è entrato anche nel rapporto che l'Anticorruzione ha dedicato al marciume  nel settore degli appalti pubblici nella capitale.
Non proprio un fatto inaspettato, visto che dopo la pubblicazione dell'articolo Raffaele Cantone mandò gli ispettori dell'Anac ad acquisire le carte relative al procedimento. Tuttavia, per comprendere la dimensione del fenomeno, ha un certo rilievo il fatto che la vicenda si sia aggiudicata il primo posto nel lungo elenco di irregolarità riguardanti il dipartimento Politiche sociali, che è risultato essere quello col tasso più alto di procedure “sospette” (il 20 per cento dei casi rispetto al totale).


Nell'inchiesta, pubblicata a gennaio 2015, veniva raccontata, dati alla mano, la “follia” di un salatissimo e poco funzionale sistema collettivo di trasporto di disabili tramite minibus del costo di oltre 350 mila euro al mese. Ma soprattutto il sistema con cui era stato affidato il servizio: una indagine di mercato pubblicata il giorno della vigilia di Natale 2012 che scadeva il 28 dicembre. Ovvero dopo appena quattro giorni, di cui due festivi. A firmare la determina: l'allora direttore del dipartimento Politiche sociali Angelo Scozzafava, arrestato pochi mesi dopo per corruzione nella seconda tranche di Mafia capitale.


L'unica società in grado di rispondere miracolosamente nel giro di appena 96 ore, compresi Natale e Santo Stefano, fu la Meditral. Che in questo modo si aggiudicò 2 milioni di euro per il servizio. Malgrado, denuncia l'Anticorruzione, il “ridottissimo termine entro cui poter presentare domanda di partecipazione, con conseguente vulnus della libera concorrenza, come comprovato dalla circostanza che alla procedura ha partecipato il solo operatore economico poi risultato aggiudicatario”.

Senza contare poi il capitolo relativo alle proroghe, pure queste raccontate dall'inchiesta e avvenute in “violazione delle regole di evidenza pubblica alla scadenza del contratto”, scrive l'Anac: “Il servizio è stato sistematicamente affidato in via diretta sempre allo stesso operatore economico”. E quando la giunta Marino pensò di stanziare un budget mensile per ogni singolo disabile, lasciando la possibilità di ricorrere anche ai taxi, Pd e Forza Italia fecero le barricate. E fra i politici citati e che si distinsero per le critiche, c'era anche l'azzurro Giordano Tredicine, pure lui arrestato pochi mesi dopo nella seconda tranche di Mafia capitale.

Tanto per avere un'idea della situazione, il dipartimento Politiche sociali, invitato dall'Anticorruzione a presentare controdeduzioni, non ha neppure ritenuto di difendersi o giustificarsi rispetto ai rilievi formulati, come ha fatto invece negli altri casi.

Come dire: è tutto vero, non abbiamo alcunché da obiettare. Del resto non c'è da stupirsi: era proprio in quell'assessorato che la tela di Buzzi si era dispiegata in misura più compiuta. E fra i 101 nomi finiti nella relazione prefettizia sull'infiltrazione di Mafia capitale in Campidoglio, come ha raccontato l'Espresso nei mesi scorsi , su 18 dipendenti e funzionari una mezza dozzina ha lavorato o gravitato attorno all'assessorato di viale Manzoni.

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