contropiano dante barontini
Il Corriere della Sera
è da sempre il termometro della classe dirigente italica. Può esserci
la monarchia assoluta o albertina, il fascismo o il regime
democristiano, Berlusconi o il Pd renziano, al Corriere non si
può mai umputare una critica al governo esistente che non sia in nome
del rafforzamento del governo esistente. Della serie “siete troppo
buoni”, insomma.
È quindi un segnale di pesante
incanaglimento il velenoso corsivone di prima pagina che il critico
televisivo Aldo Grasso dedica, si fa per dire, a Fiorella Mannoia. Lo
riportiamo integralmente qui sotto, di modo che possiate verificare di
persona quanto stiamo per dire.
Il problema non è essere d’accordo
oppure no con le posizioni di Fiorella (in questo caso noi lo siamo),
perché – come si usava dire una volta – il pluralismo è il lievito della
democrazia. Siccome la democrazia è ormai un lusso che questa classe
dirigente non si può più permettere, ecco che i censori di regime tirano
fuori gli artigli per indicare al popolino la strega da bruciare.
Qual’è il “reato” commesso dalla cantante? Aver osato affermare, a proposito degli attentati di Parigi e Bruxelles, che «Questo è il risultato dell’andare in giro per il mondo a destituire presidenti, a metterci nelle condizioni di farci odiare». Delineando dunque il quadro di una guerra vera e propria in cui, come in tutte le guerre, «loro
ammazzano noi e noi ammazziamo loro, questo è davanti agli occhi di
tutti. Questa è una nuova guerra, noi li ammazziamo in modi diversi e
loro hanno il loro modo di ucciderci. I nostri morti per i loro».
Anatema! Il raffinato critico
inorridisce e si lascia andare. Non è vero, proclama, che “il Califfato è
la conseguenza inevitabile dei nostri peccati storici”, ovvero atti
concreti come guerre, bombardamenti, sottrazione delle risorse,
distruzione di stati, armamento di milizie che poi si autonomizzano e sfuggono di mano, ecc.
Se abbiamo dei “peccati”, inveisce Grasso, questi sono soltanto “la
laicità dello Stato, la libertà di pensiero, l’uguaglianza dei
cittadini, la lotta alla sottomissione o cosucce del genere”. Valori
ideali, mica bazzeccole!
Insomma: noi ce ne stavamo buoni buoni a casa nostra, coltivando la laicità dello stato a colpi di family day,
esercitando la libertà di pensiero tra una censura e l’altra (Paolo
Poli, che ora tutti omaggiano, ne avrebbe avute da raccontare…),
realizzando l’uguaglianza facendo crescere le disuguaglianze (i rapporti
statistici in proposito occuperebbero ormai un container), lottando
contro la sottomissione a copi di cariche di polizia e torture nei
commissariati (non si riesce neanche a istituzionalizzare il reato di
tortura)… ed ecco che quei folli criminali jihadisti integralisti hanno
cominciato a piazzare bombe nelle nostre strade!
Fare il critico è un mestiere
letterario, diciamo genere prossimo alla narrativa, sia pure di piccole
dimensioni. E il corsivo di Grasso ci illustra, molto sinteticamente,
quasi in epigramma, la narrazione di regime sulla guerra in corso. Non
ci sono motivi, solo odio per i “nostri valori”. Non c’è dunque nu,llla
da capire, solo da combattere. O meglio – visto che la guerra
contemporanea è fatta da specialisti e tecnologie, non più da eserciti
di massa – c’è solo da applaudire i cari leader che stanno al governo
solo per difenderci.
Se il Corriere è diventato –
di nuovo, come ai tempi del fascismo – questa roba qui, è il caso di
cominciare a preoccuparsi. O, come direbbe Grasso, quanto sono pericolose le idee, quando si devono foraggiare così tanti scriba di regime per combatterle…
*****
Fiorella Mannoia, se le bugie sono mancate verità
Aldo Grasso
Fiorella Mannoia è recidiva. Nel
corso di un’intervista radiofonica ha accusato l’Occidente di essere la
causa della strage di Bruxelles: «Devo constatare che siamo in guerra,
loro ammazzano noi e noi ammazziamo loro, questo è davanti agli occhi di
tutti. Questa è una nuova guerra, noi li ammazziamo in modi diversi e
loro hanno il loro modo di ucciderci. I nostri morti per i loro». Anche
dopo gli attentati di Parigi si era espressa allo stesso modo: è colpa
dell’Occidente se in Medio Oriente i tagliagole reagiscono con la guerra
santa. «Questo è il risultato dell’andare in giro per il mondo a
destituire presidenti, a metterci nelle condizioni di farci odiare»,
sostiene Mannoia.
Purtroppo sono in molti a pensarla come la cantante. Siamo in guerra,
ma dobbiamo fare finta di non esserlo, sopraffatti da un moralismo
autodenigratorio. Al terrorismo, all’islamismo armato dovremmo
rispondere mettendo fiori nei nostri cannoni, lumini, buone intenzioni,
frasi fatte e ancestrali sensi di colpa, visto che il Califfato è la
conseguenza inevitabile dei nostri peccati storici. Quello che Mannoia
non dice è che questi peccati sono la laicità dello Stato, la libertà di
pensiero, l’uguaglianza dei cittadini, la lotta alla sottomissione o
cosucce del genere, e se diciamo una bugia è una mancata verità.
Mannoia è recidiva. Come sono pericolose le idee, quando si ha una sola idea!
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domenica 27 marzo 2016
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