Dopo l'insolvenza e l'apertura di un'inchiesta per bancarotta fraudolenta il commissario Giuseppe Santoni minaccia l'ex presidente Rosi, i vice Boschi e Berni e altri 32 di un'azione di responsabilità se non pagheranno entro 30 giorni. Contestata la concessione di finanziamenti in conflitto di interessi e i premi aziendali non dovuti che hanno concorso al crac.
Trecento milioni di euro: è la cifra che i vertici di Banca Etruria devono recuperare e versare entro il 16 aprile altrimenti si vedranno pignorati beni personali fino al raggiungimento della somma. Lo ha deciso il commissario liquidatore della vecchia Popolare, Giuseppe Santoni, che il 17 marzo scorso ha inviato una lettera ai 37 ex amministratori, Pier Luigi Boschi compreso, spiegando loro che sono ritenuti responsabili del disastro finanziario dell’istituto di credito e invitandoli quindi a rifondere i danni. Poche righe, meno di due pagine, vergate da Santoni con toni che non lasciano molto spazio a interpretazioni.Santoni “formula richiesta di ristoro dei danni arrecati alla Bpel (Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio), nonché ai creditori sociali, a causa delle condotte illecite e di mala gestio”, scrive il commissario liquidatore, “come accertate dalla autorità di vigilanza, Banca d’Italia, nonché confermate e ulteriormente accertate all’esito delle verifiche degli organi della liquidazione coatta amministrativa e prima dell’amministrazione straordinaria”.
La richiesta di danni è contestualmente rivolta ai membri dei consigli di amministrazione, dei comitati esecutivi, dei collegi sindacali, nonché ai direttori generali, “in quanto responsabili in solido”, scrive Santoni. In particolare, i destinatari “risultano aver concorso in modo commissivo e/o omissivo nelle gravi irregolarità di gestione della Bpel relative, inter alia e salvo ogni ulteriore approfondimento, all’erogazione e successiva gestione di mutui e finanziamenti anche in conflitto di interessi; al depauperamento del patrimonio sociale mediante numerose altre iniziative contrarie alla prudente gestione (in via esemplificativa e non esaustiva: conferimenti di incarichi consulenziali, rilevanti premi aziendali non dovuti e ulteriori operazioni non trasparenti)”. Ancora, contesta Santoni, irregolarità connesse “alle iniziative di indebito e illecito ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia”. Da tali condotte è derivato un danno complessivo “pari almeno a 300 milioni di euro, salvo ogni miglior calcolo”. Quindi, conclude, “in mancanza di corresponsione del suddetto risarcimento entro e non oltre il termine di 30 giorni dal ricevimento della presente, la liquidazione si vedrà costretta a intraprendere le necessarie azioni legali, ivi comprese le azioni revocatorie”.
Tra i destinatari della lettera figurano anche due ex amministratori nel frattempo deceduti: ne risponderanno quindi gli eredi diretti. Tra i destinatari figurano tutti i componenti degli ultimi due cda e i direttori generali. Quindi Pier Luigi Boschi, Alfredo Berni, Luca Bronchi, Giuseppe Fornasari, Luciano Nataloni, Lorenzo Rosi e gli altri già indagati per la bancarotta fraudolenta della vecchia Etruria.
L’iniziativa di Santoni prende avvio dalla dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale fallimentare di Arezzo dello scorso 11 febbraio. Il commissario liquidatore attribuisce chiaramente ai vecchi amministratori la responsabilità dell’erosione del patrimonio e di aver agito con “condotte illecite” e “di mala gestio”.
Da Il Fatto Quotidiano del 23/03/2016
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