venerdì 25 marzo 2016

Meningite, tutto quello che c’è da sapere: sintomi, precauzioni e luoghi da evitare.

In Toscana è quasi un'emergenza, ma altri casi si sono registrati di recente in Lombardia, Emilia, Sardegna. I consigli dell'esperto dell'Istituto superiore di sanità.

Meningite, tutto quello che c’è da sapere: sintomi, precauzioni e luoghi da evitareIn Toscana è diventata quasi un’emergenza, in Lombardia i casi sono in aumento, gli ultimi episodi sono stati  ancora nel “consueto” triangolo Firenze-Empoli-Pistoia, ma nell’ultimo mese se ne sono registrati anche a Sassari e a Modena. La meningite ora non diventa più un problema del ministero della Sanità, ma anche del ministero dell’Istruzione. Se in alcuni casi è stato dato il via a campagne di vaccinazione (gratis per alcune fasce d’età), ora gli appelli si moltiplicano anche negli uffici scolastici regionali. In Toscana, in particolare, nei 14 mesi tra il gennaio 2015 e il febbraio 2016, ci sono stati 43 casi di meningite C, di cui 10 fatali, contro i due del 2014 e i 3 nel 2013, come dice uno studio pubblicato da Eurosurveillance. Tra gli autori del report, anche il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza. Ilfattoquotidiano.it lo ha intervistato per fare il punto della situazione: come riconoscere i sintomi, quali precauzioni prendere. E ha scoperto che, oltre alle vaccinazioni, contano anche semplici regole di buon senso. Come, per esempio, aprire le finestre.
Primo punto da sapere: “Quando noi parliamo di meningite – esordisce Rezza – facciamo riferimento in questo caso alla meningite da meningococco. In alcuni casi provoca meningite vera e propria, in altri dà una setticemia, un’infezione generalizzata”.
I sintomi

Vanno conosciuti, perché sono il campanello d’allarme che deve spingerci a chiedere aiuto immediatamente. Un’ora di attesa può essere fatale. “Quando parliamo di meningite – spiega Rezza – come infiammazione delle meningi, i sintomi sono febbre alta, rigidità nucale, collo rigido, in certi casi può esserci un po’ di confusione mentale. Quando c’è una sepsi, cioè una setticemia, può essere presente la meningite o no: si avranno febbre elevata, macchie rosse ovunque, in particolare sulle gambe. Sono questi i casi più gravi, dove c’è un’infezione generalizzata, non localizzata nella meninge. Bisogna intervenire subito, l’infezione ha un decorso molto rapido che porta al decesso. Per chi viene a contatto con persone malate, poi, si fa la profilassi con antibiotico”.
I luoghi a rischio
“Nei locali chiusi è peggio” mette in chiaro Rezza. La principale causa di contagio del meningococco C, infatti, sono i portatori sani che non presentano sintomi. Secondo l’Istituto superiore di sanità sono compresi tra il 2 e il 30 per cento della popolazione e sarebbero soprattutto ragazzi tra gli 11 e i 20 anni. Il batterio è presente nel naso e nella gola: i portatori sani possono attaccarlo facilmente in ambienti affollati in cui il ricambio d’aria non è frequente. I picchi di contagio sono registrati d’inverno e all’inizio della primavera, quando ancora stiamo al chiuso e ci guardiamo dall’aprire le finestre. A rischio sono soprattutto le persone che passano molte ore in ambienti comuni, come le scuole, dice l’Iss.

Le precauzioni
Ecco perché cambiare spesso l’aria, così come lavarsi frequentemente le mani, è importante per impedire il contagio: lo ha ricordato nei suoi appelli, sempre più assidui, Francesco Menichetti, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale di Cisanello, Pisa. Rezza ricorda anche la necessità del vaccino, soprattutto nelle province toscane più colpite. “In quella zona ristretta della Toscana, tra Firenze, Empoli, Prato, Pistoia, dove ci sono stati più casi, lo consiglio a tutte le età. In genere viene raccomandato dopo il primo anno di vita nei bambini e alcuni esperti considerano opportuno fare un richiamo in adolescenza, ma questa raccomandazione non è ancora condivisa a livello nazionale”. Il vaccino non mette al riparo per sempre, però. “Il vaccino funziona abbastanza, il problema – spiega Rezza – è la durata, può non essere molto lunga, dopo alcuni anni può diminuire l’effetto, parliamo del vaccino per la meningite C, naturalmente”. Prima di fare il vaccino per sé o ai propri figli è comunque necessario prendere visione del “bugiardino”.

Il Miur: “Appello per le vaccinazioni”
Abbiamo visto come, secondo l’Istituto superiore della sanità, le scuole sono tra i luoghi più a rischio contagio proprio per il mancato ricambio d’aria. Ma, oltre alle vaccinazioni, è stata pubblicizzata la “finestra aperta”, almeno al cambio d’ora, nelle zone più colpite da meningite? Lo abbiamo chiesto al ministero dell’Istruzione. Ecco cosa ci ha risposto: “L’ufficio scolastico regionale ha mostrato molta sensibilità, mandando una comunicazione a tutti gli istituti per ricordare l’opportunità delle vaccinazioni tra gli studenti. Un appello ad aerare i locali non ci risulta. Ma non escludiamo di farlo in futuro”.
Treni affollati: luoghi a rischio?
Siena, Prato, Pisa, Firenze sono sedi universitarie e ogni mattina migliaia di ragazzi le raggiungono in treni stipati, dove raramente i passeggeri abbassano il finestrino per cambiare l’aria, soprattutto in inverno. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto a Ferrovie dello Stato se ha preso particolari misure per il ricambio d’aria sui convogli, soprattutto nelle zone più colpite da meningite. “Premesso che non c’è nessuna evidenza di casi di meningite avvenuti sul treno – ha risposto Ferrovie – sui nostri convogli c’è un continuo ricambio d’aria, anche se i finestrini sono chiusi e bloccati. Il ricambio è consentito dai filtri del condizionatore e, soprattutto nei treni frequentati dai pendolari, che prevedono più fermate, dalle porte di quattro metri quadrati che si aprono e si chiudono ad ogni fermata. I treni sono ambienti dove l’aria non ristagna”.

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