Nel suo ultimo rapporto, l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) diceva che il cambiamento climatico non è più percepito come qualcosa di astratto e lontano, perché lo sperimentiamo tutti, qui ed ora, nella nostra vita quotidiana.
Giovanna Ricoveri CNS - Ecologia Politica
È in questo quadro che va visto il referendum italiano sulle trivelle indetto da nove Regioni italiane per limitare la durata delle concessioni petrolifere offshore entro le 12 miglia marine. Il referendum punta a invertire la politica ambientale del governo italiano, che da una parte si impegna, alla Conferenza di Parigi, a ridurre le energie fossili e dall’altra autorizza l’estrazione delle fonti energetiche fossili nel Mediterraneo.
L’estrazione di idrocarburi è sempre e dovunque un’attività inquinante, con un forte impatto ambientale ed effetti devastanti sull’habitat locale, che porta vantaggi solo alle aziende estrattiviste, mentre lascia una scia di morte sul territorio – del mare e della fauna marina, del pescato, delle spiagge, della bellezza delle coste. Questa è l’esperienza storica di tutti i paesi, ma il capitalismo estrattivista è duro a morire, e chi vi si oppone è tacciato di oscurantismo e di ritorno al medioevo. La vittoria del SI al referendum del prossimo 17 Aprile non modificherà il riscaldamento globale, ma sarebbe una dimostrazione chiara che “We the People” vogliamo esprimere la nostra opinione.
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